Valsesia nel ricordo

Ponte Napoleonico – Val Vogna – Riva Valdobbia (foto Francesco Carabelli)

Scritto da Francesco Carabelli (introduzione) e Guido Caironi (escursione)

Molte volte conoscere nuovi luoghi si associa a fare la conoscenza di nuove persone che ti spingono ad affrontare nuove avventure.

Posso dire di aver conosciuto la Valsesia grazie alla conoscenza della valle di un amico di mio padre che qui possedeva una casa di vacanze. Il sig. Angelo Moro, rappresentante di una filatura presso la quale la tessitura di mio padre si riforniva, aveva invitato mio padre a fare alcune escursioni con lui e suoi amici e in seguito aveva coinvolto tutta la nostra famiglia, permettendoci di conoscere questa valle che, inizialmente conoscevamo solo per la presenza del Sacro Monte di Varallo, meta di qualche gita domenicale familiare e comunque meta di pellegrinaggio per la Parrocchia di San Giorgio di Jerago, in antichi tempi (vedi il bell’articolo scritto da mio padre Anselmo Carabelli sull’argomento, al seguente indirizzo internet: https://anselmocarabelli.wordpress.com/2020/04/25/pellegrinaggio-comunitario-a-varallo-sesia/).

Per me Valsesia iniziò a significare l’escursione domenicale del mese di settembre o di ottobre, quando già i larici tendevano al rosso, in queste magnifiche zone alle pendici del Monte Rosa.

Devo confessare che nella Sesia ci sono pure finito a mollo, involontariamente, in una di queste gite domenicali: ho perso l’equilibrio attraversandolo vicino alle sue fonti, e ho finito per fare un fresco bagno fuori stagione, tra l’ilarità dei miei familiari e dei miei accompagnatori.

Si andava al rifugio Crespi Calderini ad Alagna ed ancora più su al rifugio Barba Ferrero, proprio sotto il ghiacciaio del Monte Rosa. Questo rifugio era tappa fissa per chi avesse dovuto scalare la montagna per salire alla Capanna Margherita, così ci raccontava il sig. Moro, che ci faceva conoscere questi luoghi incantevoli, poco distanti da noi.

Ma oltre ad Alagna, perla del Monte Rosa ed oggi riscoperta grazie ai molti complessi sciistici e ai grandi complessi residenziali con Spa, piscine e saune, ci innamorammo di un luogo che non è direttamente esposto al Monte Rosa.

Poco prima di Alagna, anche se oggi fa parte dello stesso comune, vi è l’abitato di Riva Valdobbia, posto all’inizio di una valle laterale, tuttavia molto importante per i commerci Walser: la Val Vogna.

Alagna è cittadina in cui vi è una forte presenza Walser, così come nei comuni vicini, in linea d’aria, ma lontani se consideriamo le normali vie di comunicazione con strade carrozzabili e treni, ovvero Gressoney e Macugnaga.

L’antica strada Walser collegava tramite il Monte Moro, Macugnaga alla Svizzera e poi tramite la strada che passa dall’attuale Lago delle Fate fino al passo del Turlo, Macugnaga ad Alagna.

Quest’ultima era collegata tramite Riva Valdobbia e la sopra citata Val Vogna, attraverso il Col d’Olen e l’Ospizio Sottile, a Gressoney.

In questo modo le genti Walser dalla Svizzera (attuale Canton Vallese) erano arrivate ad insediarsi in Val d’Aosta, con la quale non c’era un evidente collegamento diretto e percorrevano queste strade e questi passi in occasioni di mercati e fiere annuali, mantenendo il collegamento con la patria.

Si dice che durante il ventennio fascista era sorta l’idea di rendere carrozzabile il passo del Turlo, ma poi gli elevati costi e la guerra, fecero abbandonare questo progetto che avrebbe collegato due valli chiuse come la Valle Anzasca e la Valsesia. Rimane oggi la mulattiera militare costruita in quegli anni e che venne a sostituire il percorso originale Walser.

Dicevo che c’eravamo innamorati di queste zone. Ancora oggi ci torniamo quando abbiamo un po’ di tempo. Molto spesso ci fermiamo ad inizio valle al Ponte Napoleonico o alla chiesetta vicina e non saliamo se non sporadicamente all’Alpe Larecchio che sta più sopra e che accoglie il visitatore con il suo lago e le sue distese di piantine di mirtilli.

Ma anche più in basso si può trovare comunque un panorama alpino affascinante, anche grazie alla riserva di pesca e agli alpeggi che sono stati trasformati in case di villeggiatura.

Vi è anche la possibilità di pranzare al Rifugio Val Vogna, alla frazione Cà di Janzo, rifugio che propone un menù casalingo e frugale, con la possibilità di gustare prodotti tipici come le tome, che sono proprio formaggi caratteristici di questa valle e che potrete acquistare in parecchi negozi salendo la Valsesia fino ad Alagna.

La Val Vogna è anche un luogo dove si può pernottare, anche se non facilmente raggiungibile nei mesi estivi, perché la circolazione dei mezzi a motore è regolamentata per evitare ingorghi e inquinamento.

Per il turista curioso è da segnalare sempre a Riva Valdobbia, la chiesa parrocchiale di San Michele, monumento nazionale famoso per l’affresco del Giudizio Universale sulla sua facciata.

Lascio la parola al mio socio di avventure Guido Caironi che vi proporrà un’escursione in questa meravigliosa Valsesia, alla scoperta di bellezze naturali e architettoniche.

Sant Antonio- Val Vogna-1

 

Al rifugio Barba Ferrero, al cospetto del Monte Rosa

L’escursione proposta è una classica gita fuoriporta che permette di osservare da vicino la grande mole del Monte Rosa, svolgendosi l’itinerario al cospetto dell’imponente Punta Gnifetti, sulla quale è posta la famosissima Capanna Regina Margherita, rifugio più alto d’Europa. In realtà è classica la salita al rifugio, ma molto meno praticato il giro ad anello qui proposto.

Si raggiunge in auto Alagna Valsesia, seguendo le indicazioni per Alagna centro, voltando poi a destra ad un successivo bivio e parcheggiando nei pressi della seggiovia. In estate è presente una navetta che permette di raggiungere un parcheggio superiore, posto più a monte, utilizzabile invece direttamente in auto nei periodi in cui non è in funzione il servizio di transito e che permette di guadagnare un tratto di percorso.

Si entra nel bosco su ampia mulattiera, seguendo il sentiero per la Baita del Pastore (sentiero n. 7), risalendo un percorso gradinato e faticoso sino alla Caldaia del Sesia, una profonda cavità scavata dal torrente. Ad un bivio si piega a destra per il rifugio Barba Ferrero, si supera la Casa del Parco e si raggiunge l’Alpe Blatte. Il sentiero, sempre ben segnalato, risale il pendio, transitando nei pressi di alcuni alpeggi e superando dei guadi grazie a provvidenziali ponticelli. A quota 2050 metri, si raggiunge il bivio per i rifugi Calderini e Barba Ferrero. Si sale per un breve tratto, voltando appunto a destra, e si effettua un traverso, raggiungendo in due ore e un quarto il rifugio Barba Ferrero, a 2247 metri presso l’Alpe Vigne Superiore.

Si prosegue ora lungo il sentiero 7d, guadagnano ancora un po’ di quota, effettuando un semicerchio alla base della parete meridionale del Monte Rosa. Si raggiunge l’Alpe Testanera (tre ore e trenta di camminata circa), perdendo poi quota grazie ad un bel sentiero lastricato, risalente agli anni ’30 e costruito dagli alpini. Nei pressi di alcune rovine si piega a sinistra e si raggiunge quindi l’Alpe Mittlentheil, piegando poi a destra in prossimità di un gruppo di baite e perdendo rapidamente quota. Giunti ad un trivio si segue il sentiero 7b, percorrendone le tracce di scalinatura in discesa. Si costeggia il torrente, tenendolo alla sinistra, fino a giungere nei pressi del bosco di larici ove si piega a destra. Giunti ad uno stradello si segue ora la palina indicatrice per il rifugio Baita del Pastore. Si oltrepassa la Casa del Parco incontrata all’andata, reimmettendosi sul sentiero dell’andata e si prosegue sino al termine dell’escursione, compiuta in circa cinque ore e un quarto, cinque ore e mezza, e con un dislivello positivo di 928 metri.

Ovviamente, per chi non desiderasse compiere il giro completo, è possibile discendere dal rifugio Barba Ferrero direttamente seguendo l’itinerario dell’andata.

L’articolo è stato pubblicato sul quotidiano La Prealpina il 31 agosto 2021

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