Todos lo saben – Spagna/Francia/Italia 2018- di Asghar Farhadi
Drammatico – 132′
Scritto da Enrico Cehovin (fonte immagine: filmtv.it)
Conoscere le opere di un autore il più delle volte aiuta a contestualizzarne una nuova permettendo di apprezzarne particolarità ed elementi ricorrenti che magari sarebbero passati inosservati e di inscriverla in un contesto più ampio di quella che è una linea di pensiero, una visione del mondo, una poetica d’autore.
Certe volte però conoscere le opere precedenti di un autore può giocare a sfavore del nuovo prodotto, permettendo di evidenziarne limiti, compromessi, impauperimenti.
È questo il caso di Everybody Knows, nuova opera di Asghar Farhadi scelta dal Festival di Cannes per aprire la sua 71ª edizione e inaugurarne anche il concorso.
È la storia Laura (Penélope Cruz), donna spagnola residente a Buenos Aires, che torna nella sua città natale nella periferia di Madrid inseme al marito Alejandro (Riccardo Darin) e ai figli. Qui reincontra Paco (Javier Bardem), suo amore di gioventù. La misteriosa sparizione della figlia adolescente di Laura e Alejandro innesca però una serie di rivelazioni destinate a minare gli equilibri familiari di tutti i protagonisti.
Si sposta l’ambientazione, si sposta la lingua parlata, ma il concetto alla base di ogni film del regista iraniano è sempre lo stesso: nascondere allo spettatore un elemento di trama che darà il via a una serie di dubbi tra i personaggi e chi li osserva, generando azioni e ragionamenti che rivelano la vera natura delle persone.
Un cinema di parola quello di Farhadi, sempre supportato da una regia che valorizza la sceneggiatura con l’immagine e il sonoro: basti pensare alle onde che inghiottono il bambino di About Elly, l’inquadratura iniziale (e finale) simmetrica dell’udienza di Una Separazione, la stretta di mano nel finale de Il Passato o lo schiaffo de Il Cliente.
Purtroppo però, in Everybody Knows, tutto questo viene meno.
La pecca più grave di Farhadi con Everybody Knows è quella di riproporre il suo cinema ma tutto in peggio rispetto alle sue opere precedenti.
La famiglia, il passato, il trascorso, il non detto, sono tutti temi che ritroviamo in Everybody Knows ma sono immersi in una sceneggiatura quanto mai grossolana e che procede per blocchi, una regia approssimativa e una pessima recitazione che confluiscono in un risultato che finisce per assomigliare tristemente a una soap opera sudamericana.
Anche i rari spunti d’interesse, come i dialoghi dei protagonisti ripresi dalla distanza per includere comparse e passanti nell’inquadratura, in modo da lasciar intendere che tutti sentono e sanno tutto di tutti, vengono presto meno, non trovando mai uno svolgimento e restando un suggerimento, un’intuizione abbozzata, lasciata là senza sviluppo. Ne è un altro esempio l’ingranaggio dell’orologio iniziale, macchina segnatempo seminata all’inizio ma che non si concretizza mai in un simbolo mirato in una ripresa ma che si limita ad essere generalista e mai sviluppato.
Anche l’attenuante delle difficoltà legate alla lingua straniera per il regista di madrelingua farsi, non sono sufficienti a perdonare il risultato. Farhadi era già stato straniero in terra straniera con Il Passato– ora lo spagnolo, allora il francese – ma questo non gli aveva minimamente impedito di farne ugualmente un capolavoro.
Everybody Knows è quindi un prodotto incapace di suscitare interesse alla luce di un materiale già trattato in maniera più convincente in passato.
Voto: 4
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