GB 2014 – di Peter Strickland – drammatico/erotico – 104′Scritto da Alessandro Giovannini (fonte immagine: imdb.com)
Nella campagna inglese, analisi del legame sentimentale che lega due donne: una ricca nobildonna proprietaria di un’enorme magione e la sua amante. Le due hanno un personale rituale di seduzione basato sul gioco di ruolo: la nobildonna tratta l’amante come sua cameriera, punendola per le sue eventuali inottemperanze che, puntualmente, si verificano.
Un mix tra lo sperimentalismo onirico di David Lynch e l’umorismo grottesco di Peter Greenaway. Dai primi minuti in cui osserviamo incerti l’ambiguo svolgersi degli eventi, in bilico tra seriosità austera e farsa surreale, si rimane indecisi su come approcciare il film: farsi sane risate o restare in silenzio a contemplare le immagine tanto ben confezionate? Il dubbio finisce per accompagnare l’intera visione, lasciando una certa perplessità aleggiante alla comparsa dei titoli di coda. Insomma: genialità o esperimento non riuscito?
La prima mezz’ora regala momenti decisamente suggestivi nella sua confusione di stili, dando l’impressione di stare assistendo a qualcosa di veramente originale e spiazzante. Penso alla sequenza iniziale: una domestica arriva in un grande ma- niero, viene accolta da una glaciale padrona di casa aguzzina perennemen- te insoddisfatta dei suoi servigi, finchè non le annuncia che dovrà punirla; quindi una scena a camera fissa ci mostra la padrona condurre la serva in bagno, dove intuiamo accadere qualcosa, e non si sa se ridere o se prendere sul serio l’avvenimento. Ia vicenda prosegue, scarsissima di dialoghi, e molto lentamente ci viene data qualche informazione essenziale: le due donne sono amanti legate da un perverso gioco di ruolo schiava-padrona.
La dominatrix, tenutaria della villa, è una specie di entomologa (il titolo del film si riferisce ad una specie di falena, che nel film viene stranamente presa a metafora vaginale) che partecipa a conferenze sull’argomento cui partecipano solo donne (un club di lesbiche sotto mentite spoglie?), mentre della sua dominata non si sa assolutamente nulla. In un mondo in cui gli uomini non esistono, la quasi totalità del film è ambientata nella grande villa dove le due si intrattengono, si rincorrono, giocano al loro strano gioco delle parti, non senza dubbi, perplessità ed errori reciproci, che sembrano nascondere condizioni psicologiche di grande fatica. Dopo, il film inizia a deragliare irrimediabilmente in un lungo trip onirico di devastante lentezza nel quale sogno e realtà divengono indistinguibili, e tutto si perde in un montaggio antinarrativo che riassembla stesse scene ripetute da angolazioni diverse o con variazioni, lunghi pianisequenza in cui non accade nulla, ombrose scene notturne e visionarie di insetti luminosi ed altri sogni – ma non si capisce chi sia a sognare, ad avere queste visioni; è come se il film stesso si spappolasse in un delirio senza più alcun senso. Finchè ad un certo punto, semplicemente finisce, senza punti fermi, senza indizi che ci lascino intuire cosa sia successo (se qualcosa è successo), che ne sia stato e che ne sarà dei due personaggi.
Isolate, quà e là, parentesi di umorismo inglese (su tutte la scena in cui le due devono ordinare un letto nuovo, idoneo alle loro pratiche sessuali, e vengono consigliate da una rappresentante) che centrano come cavoli a merenda. O è la parte onirica del film a non centrare con esse? Difficile dirlo perchè difficile è indovinare i propositi registici, cosicchè il film risulti quasi incommentabile.
Voto: 5
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