A Hidden Life – Stati Uniti/Germania 2019 – di Terrence Malick
Biografico/Drammatico/Guerra – 173′
Scritto da Enrico Cehovin (fonte immagine: imdb.com)
A Hidden Life rappresenta il ritorno al cinema narrativo per Malick, elemento che aveva lasciato in disparte a partire da The Tree Of Life per favorire un maggior astrattismo e un’associazione e suggestione di pensieri più o meno libera.
Il regista sceglie di appoggiarsi a una storia vera, quella di Franz Jägerstätter, pastore austriaco di Radegund che, dopo l’Anschluss, in pieno regime nazista decise di opporsi alla dittatura rifiutando di praticare il saluto a braccio teso, di versare i tributi e di prestare giuramento al servizio di leva una volta chiamato alle armi. Le sue azioni portarono Franz all’incarceramento a ad attrarre l’odio del suo paese su di sé e sulla sua famiglia, e di cui la moglie Franziska, con cui tenne una stretta corrispondenza episotolare, soffrì maggiormente le conseguenze.
In A Hidden Life, Malick compie una scelta ben precisa: nonostante il film sia ambientato tra Austria e Germania non si parla in tedesco, si parla in inglese. E non si tratta certo di una scelta commerciale; stiamo parlando di Malick, non è nemmeno ipotizzabile. Una scelta che rende A Hidden Life il suo film più politico. Quando ci immergiamo in un film di Malick abbiamo la costante sensazione di immergerci in Malick, nella sua visione del mondo. Malick non ci racconta una storia, ci racconta il suo punto di vista su quella storia, in quella storia. L’espediente della lingua, traduzione mentale nel processo di soggettivizzazione e avvicinamento tra l’argomento e il tema trattati, non può non far scattare un parallelismo tra il regime in divenire del Terzo Reich di Franz Jägerstätter e l’attuale situazione politica degli Stati Uniti d’America del regista texano.
La figura di Franz Jägerstätter analizzata da Malick e la distanza di racconto a cui il regista si pone si trovano a metà strada tra i giovani sociopatici protagonisti in fuga dal mondo, già rappresentanti della costante malickiana che contrappone Uomo e Natura, de La rabbia giovane e la figura dell’eremita del suo tempo e dei suoi ambienti estremizzata in Knight Of Cups, ovvero a metà strada tra il Malick più oggettivo e il Malick più soggettivo. La fuga di Kit e Holly (La rabbia giovane) diventa con Franz (A Hidden Life) evasione interiore, contrapposta alla sua incarcerazione. E la fuga oggettiva di Kit e Holly per cui Malick, con le dovute distanze, in qualche modo simpatizzava, diventa con Franz presa di posizione soggettiva condivisa.
Non è certo cinema militante quello di Malick ma A Hidden Life rappresenta sicuramente una solida affermazione e la via che sceglie per la lotta è il dissenso silenzioso. Non un film fuori tempo ma, come sempre nel cinema di Malick, un film universale traslato di tempo.
Voto: 7
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