Bella e perduta

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Bella e perduta – Italia/Francia 2015 – di Pietro Marcello

Drammatico/Fantasy – 87′

Scritto da Maria Vittoria Novati (fonte immagine: imdb.com)

Dalle viscere del Vesuvio, Pulcinella, servo sciocco, viene inviato nella Campania dei giorni nostri per esaudire le ultime volon di Tommaso,​ un semplice pastore: mettere in salvo un giovane bufalo di nome Sarchiapone. Nella Reggia di Carditello, residenza borbonica abbandonata a se stessa nel cuore della terra dei fuochi, delle cui spoglie Tommaso si prendeva cura, Pulcinella trova il bufalotto e lo porta con sé verso nord. I due servi, uomo e animale, intraprendono un lungo viaggio in un’Italia bella e perduta, alla fine del quale non ci sarà quel che speravano di trovare.

E’ diffi​ci​le​ descri​ve​re​ cosa sia esatta​men​te​ l’ulti​ma​ opera di Pietro Marcello. Come il suo prece​den​te​ La bocca del lupo del 2009, anche in Bella e perduta realtà​ e finzio​ne​ si mesco​la​no​ in un connu​bio​ nel quale è diffi​ci​le​ stabi​li​re​ il confi​ne​ tra il docu​men​ta​rio​ e la storia​ di finzio​ne​. Proprio questo​ senso del limi​te,​ la sua manca​ta​ perce​zio​ne​ da parte dello spettato​re,​ rende quest’o​pe​ra​ straordi​na​ria​.

La vicen​da​ si svilup​pa​ su tre diver​si​ piani. La Realtà,​ ovve​ro​ la vicen​da​ di Tomma​so,​ instan​ca​bi​le​ protet​to​re​ e “ange​lo”​ dell’ab​ban​do​na​ta​ Reggia​ di Cardi​tel​lo​ (provin​cia​ di Caser​ta,​ nucleo​ princi​pa​le​ dell’a​rea​ “Terra dei fuochi”). La Narra​zio​ne,​ incar​na​ta​ da Pulci​nel​la​ (Sergio Vitolo), masche​ra​ inter​me​dia​ria​ tra i vivi e i morti e per questo​ inca​ri​ca​to​ di raccon​ta​re​ la storia di Tomma​so​ in segui​to​ alla sua dipar​ti​ta,​ nonché​ di esaudi​re​ le ulti​me​ volon​tà​ di questo:​ prender​si​ cura di un bufa​let​to​ (che lui aveva trova​to)​ e di portar​lo​ via, lonta​no,​ perché​ se rima​ne​ lì rischia​ la morte. Infi​ne​ l’ulti​mo​ piano corri​spon​de​ alla Finzio​ne​ vera e propria,​ ovve​ro​ la storia​ del bufa​let​to Sarchia​po​ne​ (voce fuori campo di Elio Germano) che si raccon​ta​ anche attra​ver​so​ la sua preci​sa​ prospet​ti​va​ (anche attra​ver​so​ la sapien​te​ scelta​ delle inqua​dra​tu​re​ e della foto​gra​fia​).

Questi​ tre piani si combi​na​no​ in manie​ra​ tale da far risal​ta​re​ una serie di meta​fo​re:​ la reggia​ di Cardi​tel​lo​ a simbo​lo​ dell’in​cu​ria​ gene​ra​le​ (micro​sco​pica​ se rife​ri​ta​ al terri​to​rio​ circo​stan​te,​ macro​sco​pi​ca​ se in rife​ri​men​to​ all’I​talia​ tutta), fino al momen​to​ in cui lo Stato (nota bene: lo Stato parla con un forte accen​to​ nordi​co​ – picco​lo​ cameo di Claudio Casadio –) se ne impos​ses​sa​ solo formal​men​te,​ ma senza risol​ve​re​ la situa​zio​ne​ di incu​ria​ – forse anzi tende a compli​car​la​ ulte​rior​men​te​ –. Il picco​lo​ bufa​let​to​ Sarchia​pone,​ costret​to​ a scappa​re​ dalla sua terra per non mori​re,​ rievo​ca​ imma​gi​ni​ di emigran​ti​ che dal Sud si sposta​no​ verso il Nord in cerca di una vita, di un’oppor​tu​ni​tà​ in più di vive​re​ e non di soprav​vi​ve​re​. A stare fermi si muore, come gli altri bufa​let​ti​ abban​do​na​ti​ sul ciglio​ della strada​ (sono maschi,​ inuti​li​ perché​ non produ​co​no​ latte) e che i due prota​go​ni​sti​ non posso​no​ porta​re​ con sé. Sarchia​po​ne,​ con i suoi grandi​ occhi langui​di,​ è l’emble​ma​ di tutti quei figli nati da una madre indif​fe​ren​te​ e appar​te​nen​ti​ ad una patria​ che si cura ancor meno di loro. In mezzo a questi​ c’è Pulci​nel​la, l’inter​me​dia​rio​. Sospe​so​ e combat​tut​to​ tra la masche​ra​ che porta e l’indivi​duo​ che si nascon​de​ dietro​ di essa. Quando​ ad un certo punto Pulci​nel​la deci​de​rà​ di levar​si​ quella​ masche​ra,​ di scrollar​si​ di dosso un fardel​lo,​ una “schiavi​tù”​ dalla quale biso​gna​ libe​rar​si​ (l’idea​ oleogra​fi​ca​ ma ormai data​ta​ del Meri​dio​ne?),​ cerche​rà​ di porta​re​ il suo amico Sarchia​po​ne​ con sé nella Realtà​. Il bufa​let​to​ tutta​via​ non lo può segui​re,​ perché​ il suo parla​re è reso grazie​ alla Finzio​ne​. Se seguis​se​ l’ex pulci​nel​la​ nella Realtà​ (così come la dise​gna​no​ e la vedo​no​ gli uomi​ni)​ non sareb​be​ più in grado di racconta​re​. E’ proprio​ attra​ver​so​ la favo​la​ che si è più in grado di raccon​ta​re​ la trage​dia​ del vive​re​. In questa​ consa​pe​vo​lez​za​ di Sarchia​po​ne​ sta il senso di tutta la vicen​da:​ la finzio​ne​ è più vera della realtà​ stessa​- Certa​men​te​ non è una novi​tà,​ ma un Pulci​nel​la​ che cammi​na​ su una strada,​ che parla con le perso​ne​ e le perso​ne​ a loro volta gli tocca​no​ la gobba per avere un po’ di fortu​na,​ che trasci​na​ un bufa​let​to​ in giro, qui è reale, credi​bi​le​ e lo spetta​tore​ si sente coinvol​to​.

In un’atmo​sfe​ra​ oniri​ca​ e surrea​le​ il regi​sta​ ci raccon​ta​ di un’Ita​lia​ dimen​ti​cata​. Ci raccon​ta​ la sua rabbia​ per le conti​nue​ occa​sio​ni​ perdu​te​ di recu​pe​rare​ la bellez​za,​ ma la sua è una rabbia​ quasi impal​pa​bi​le,​ tutta inca​na​la​ta​ in questo​ sogno fiabe​sco​ dalle tinte simi​li​ a quelle​ di un quadro​ di Turner​.

Tale è l’avvol​gi​men​to​ in questa​ atmo​sfe​ra​ che anche lo spetta​to​re​ all’in​di​gnazio​ne​ sosti​tui​sce​ l’incan​to​. In una contem​po​ra​nei​tà​ in cui tutti i film hanno un biso​gno​ quasi morbo​so​ di speci​fi​ca​re​ “tratto​ da una storia​ vera”, Marcello lo rifug​ge​ comple​ta​men​te​ e anzi impo​ne​ la Finzio​ne​ come la sola vera chiave​ di volta per raccon​ta​re​ qualco​sa​. Mai come oggi abbia​mo​ l’asso​lu​ta​ neces​si​tà​ di torna​re​ a questo:​ non la veri​tà​ per la veri​tà,​ ma piut-​ tosto​ la narra​zio​ne​ per la veri​tà​. Per quanto​ un’ope​ra​ come questa​ passi molto sotto​to​no,​ si tratta​ di un gioiel​li​no​ di questi​ ulti​mi​ anni.

Voto: 9

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