Altman

 

Canada, 2013 – di Ron Mann-Documentario,  95′

Scritto da Robin Whalley (fonte immagine: MyMovies)

 

Ron Mann racconta la straordinaria vita e la sterminata carriera del leggendario regista Robert Altman, dagli esordi in televisione fino all’Oscar onorario ricevuto nel 2006, pochi mesi prima della morte. “Un film è come un grande castello di sabbia: lo si progetta e costruisce con cura, poi tutti lo possono guardare e ammirare per qualche ora, finché le onde non lo appiattiscono di nuovo, e non ne rimane che un ricordo.” Queste parole Robert Altman le ha dette più volte, al punto da aver chiamato la propria casa di produzione Sandcastle 5, e non potrebbero riassumere meglio lo spirito che ha guidato tutta la sua immensa e variegata carriera.
M.A.S.H., McCabe & Mrs. Miller, Il lungo addio, Nashville, Tre donne, I protagonisti, America
oggi, Kansas City, La fortuna di Cookie, Gosford Park e Radio America. Non sono neanche
un terzo di tutti i film che ha diretto, e questo senza contare gli innumerevoli episodi televisivi di show come Alfred Hitchcock presenta, Peter Gunn o Bonanza, nonchè i numerosi spettacoli teatrali.

Prima che un artista, Robert Altman era un instancabile lavoratore, consapevole delle proprie scelte e sempre rivolto al prossimo progetto. E’ questo quello che traspare di più in Altman, il primo vero documentario sulla sua vita e opere, diretto con grande abilità e rispetto da Ron Mann. La voce principale che ci guida è quella della vedova Kathryn Reed Altman, dal loro primo e squisito incontro quando “Robert, un po’ sbronzo, mi chiese ‘Come sono i tuoi principi morali?‘ e io risposi ‘Un po’ deboli‘ ” agli ultimi anni, con la rivelazione scioccante di aver subito un trapianto completo di cuore. Un segreto che venne allo scoperto solo alla cerimonia degli Academy Awards del 2006, quando Altman ricevette l’Oscar alla carriera, un premio “che Robert rifiutò per ben due volte” dice Kathryn, “perché era il premio dei vecchi. Lo accettò solo quando l’Academy fu d’accordo di mostrare alla cerimonia delle clip del suo ultimo film, Radio America (A Prairie Home Companion).”

Perché Atman era anche, dopotutto, un uomo che faceva ridere, e con cui si poteva avere un rapporto amichevole. Michael Murphy, l’attore che più in assoluto ha collaborato insieme a lui, ne sa qualcosa: “[parlando di Nashville] c’era una qualità piacevole e leggera fin dall’inizio, un’atmosfera in cui prima di tutto ci si conosceva. Le riprese iniziavano il 15 luglio, ma Robert ci invitò tutti a casa sua per una festa per il 4 di luglio, dato che gli piaceva molto organizzare feste, per iniziare a conoscersi. Io accettai dicendogli di non annoiarmi altrimenti avrei scelto qualcos’altro, lui mi raccontò la storia e fui subito preso.” Murphy compare nel documentario insieme ad altri volti noti come Robin Williams, Lily Tomlin, James Caan, Julianne Moore, Paul Thomas Anderson e Bruce Willis, ma in una mossa al tempo stesso audace e originale, Mann ha scelto di chiedere a ognuno solo la stessa semplice domanda, ovvero di definire la parola Altmanesque, Altmaniano.

La narrazione è scandita magistralmente da queste brevissime interviste lungo il percorso di tutta la vita sempre piena e indaffarata di Robert Altman, di cui alla fine emerge un ritratto appassionante e fedele, anche se forse non completo, visto che si trascurano i lati più scorbutici del suo carattere. Altman è un documento importante e fondamentale per qualunque appassionato di cinema, ma ciò che lo rende speciale è proprio l’uomo che sta al suo centro, sempre pronto a rimettersi in discussione pur di poter continuare a lavorare e, usando la sua metafora, a costruire castelli di sabbia sempre più memorabili.

Voto:9

Lascia un commento

Un sito WordPress.com.

Su ↑