Soffocare

Choke – USA 2008 – di clark Gregg – commedia – 92′

Scritto da Alessandro Pascale (fonte immagine: imdb.com)

Il sessodipendente e depresso Victor Mancini (Sam Rockwell), si guadagna da vivere come figurante in varie rievocazioni storiche in un parco ispirato all’America coloniale; inoltre per mantenere la madre (Anjelica Huston), ricoverata in una costosa clinica, si inventa un modo bizzarro per guadagnare soldi: frequenta ristoranti esclusivi dove ad un certo punto finge di soffocare con un boccone, approffittando in seguito della generosità dei suoi salvatori. Quando non lavora come figurante si reca regolarmente alla clinica psichiatrica dove è ricoverata la bizzarra madre, divenendo un idolo per le anziane degenti che lo vedono come un nuovo Gesù, e cerca di conquistare la giovane dottoressa Paige Marshall (Kelly Macdonald), che ha in cura la madre.

All’esordio alla regia Clark Gregg realizza un film davvero godibile e a tratti straripante. Il grosso dubbio che però ci assale è che ciò sia dovuto non alle sue capacità tecniche e scelte registiche bensì piuttosto al merito di una sceneggiatura poggiante sull’opera omonima del celebre romanziere Chuck Palahniuk, oltre che dalla sublime prestazione del grandissimo  Sam Rockwell, che dopo recitazioni impeccabili in film fortunati come Confessioni di una mente pericolosa, L’assassinio di Jesse James, Frost/Nixon e Moon si conferma uno degli attori più sottovalutati e talentuosi in circolazione.

Il ruolo del protagonista un po’ disadattato e ribelle (ma in fondo buono come una caramella alla fragola) gli calza a pennello, ed è il vero valore ag- giunto ad un’opera che non per niente è riuscita ad aggiudicarsi il Premio Speciale della Giuria al Sundance Film Festival. Si parla infatti di un fil- metto indipendente realizzato con una manciata di spiccioli ma in grado di tenere in piedi uno spettacolino davvero notevole per novanta densissimi minuti, in cui il motivo conduttore principale è il sesso, “malattia” di cui sono malati Victor Mancini (Rockwell) assieme all’amico Denny. Di qui le furbate di Gregg che si diverte a sorprendere con scenette sessuali sbattute in faccia quasi di getto e in maniera fulminea. Una delle poche concessioni del regista, che per il resto si limita a lasciare spazio ad una narrazione lineare priva di protagonismi, anzi tutta messa al servizio di una storia che parla da sé, oltre che di ottimi personaggi secondari che chiudono ottimamente il cerchio: bravissime quindi Anjelica Huston (nella parte della madre di Victor malata terminale) e Kelly Macdonald, l’unica donna in grado di “guarire” Victor portandolo su un percorso fatto di stabilità e ottimismo.

Giudizio definitivo più che positivo insomma, per un’opera in grado di far ridere di gusto a più riprese pur raggiungendo momenti di forte tensione drammatica, anche se è da segnalare l’assenza di una fotografia degna di nota e la sensazione che si potesse osare forse un po’ di più nelle scelte re- gistiche. Gregg rimandato alla prossima insomma.

Voto: 8

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