Un borghese piccolo piccolo – Italia 1977 – di Mario Monicelli
Commedia/Drammatico – 122′
Scritto da Francesco Carabelli (fonte immagine: imdb.com)
E’ la storia di una piccola famiglia borghese romana, la famiglia Vivaldi. Giovanni impiegato dell’INPS cerca di assicurare un futuro al figlio appena diplomato ragioniere, ma dovrà fare i conti con il male e con la sofferenza…
Con quest’opera il maestro Mario Monicelli ci dà uno spaccato della vita piccolo borghese con le sue debolezze e i suoi problemi. È la storia di Giovanni Vivaldi, impiegato dell’INPS, prossimo alla pensione, che si sforza di assicurare un futuro sicuro al proprio figlio Mario, garantendogli un posto nel proprio ufficio. Per far ciò ogni mezzo è lecito, anche l’iscrizione alla massoneria al fine di ottenere le domande che verranno fatte al concorso per entrare al ministero. Mario sembra non essere molto sveglio e il padre deve prendersi cura di lui come un bambino, fornendogli l’appoggio necessario per realizzare il proprio sogno.
Ma …il destino ha in serbo un futuro diverso per la famiglia Vivaldi. Sono gli anni ’70 e i crimini efferati sono all’ordine del giorno, così che Mario, proprio il giorno dell’esame rimane vittima di una sparatoria e Giovanni si vede tolto di ogni sostegno e di ogni ambizione. Ma a soffrire di più sarà la madre del giovane, Amalia, costretta all’immobilità su una sedia a rotelle. La vita scorre dolorosa dopo la morte di Mario; più volte Giovanni viene chiamato per riconoscere l’assassino ma senza esito positivo.
L’ultima volta però lo riconosce e invece di denunciarlo preferisce restare in silenzio e farsi giustizia da solo. Inizia un pedinamento che lo porterà a prendere in ostaggio il giovane e che si concluderà tragicamente. La storia è una storia di dolore, ma Monicelli riesce a tratteggiare una satira di questi ambienti ministeriali, con tutte le piccolezze e i vizi degli impiegati statali, oltre che una satira verso alcune carenze della società, come quella di posti al cimitero che costringe ad accatastare le bare alla rinfusa in spazi comuni che assomigliano ad un inferno più che al paradiso. Certo l’interpretazione impeccabile di Alberto Sordi che veste i panni di Giovanni Vivaldi, dà brio alla pellicola e quel tono di ironicità che tende a sdrammatizzare le situazioni più negative.
Da segnalare la partecipazione dell’attrice americana Shelley Winters nella parte di Amalia Vivaldi. Una pellicola che continua il cinema del maestro toscano e che non si esime dal criticare una società clientelare mostrandocene l’essenza ma anche aiutandoci a capirne il perché e i limiti. Il motto che ci rimane impresso è “ama chi ti ama anche se fosse un cane”, summa di questa fratellanza che cerca di gestire il mondo a proprio piaci- mento, ma che non tiene conto che la realtà è anche imprevisto e dolore e quindi fede. Le vicende narrate prendono spunto dal romanzo di Vicenzo Cerami che porta lo stesso titolo del film.
Voto: 10
Ottima recensione. Condivido il voto. Insieme al Maestro di Vigevano la miglior interpretazione di Sordi.