To Rome with love – Stati Uniti/Italia/Spagna 2012 – di Woody Allen
Commedia, Musical, Romantico – 112′
Quattro storie differenti seguono il loro comico ed esilarante corso attraverso i vicoli di Roma. Amore, sì, ma sopratutto nei confronti della città eterna, la quale grazie al suo spirito unico e decisamente magico non può fare a meno di influenzare coloro che la vivono e che la respirano, che sia da qualche giorno o da una vita intera.
Interamente girato nella nostra capitale, amata da Allen per il suo irripetibile mix di metropolitano e mediterraneo allo stesso tempo, To Rome with Love è una pellicola che brilla di luci differenti e sempre brillanti. Cerchiamo di farci strada attraverso i diversi intrecci di questa divertente, ritmatissima e complessa pellicola alleniana, ricca di situazioni e personaggi. Da una parte abbiamo Leopoldo/Benigni (un’ottima recitazione la sua, capace di trasmettere la disperazione di questa figura tragicomica) che di punto in bianco sperimenta i privilegi della celebrità senza alcun merito: lui è “famoso per essere famoso”, come gli verrà spiegato in una sosta della sua interminabile fuga dai paparazzi.
Forte è la critica nei confronti della futilità delle domande che è solita fare buona parte dei giornalisti. Contrapposto all’insensato successo di Leopoldo c’è invece Armiliato/Giancarlo con la sua magnifica voce, il quale però riesce a cantare da dio solamente in un momento piuttosto “privato” (questione che darà adito ad alcuni tra i momenti più esilaranti e comici del film). Il talento dunque c’è, ma spesso è invisibile e lontanissimo da una meritata celebrità: chi si accorge di questo talento, ovvero Jerry/Allen impresario d’opera neo-pensionato, rischia addirittura di passare per pazzo o fissato…
Per quanto riguarda gli italiani, la coppietta Mastronardi/Milly e Tiberi/Antonio si troverà spiazzata (e spezzata) dal loro arrivo nella grande città fino a disperdersi e a vivere una serie di nuove esperienze che forse daranno loro una maggiore consapevolezza e sicurezza in loro stessi e nella loro storia. Forse questa potrà sembrare la storia più critica nei confronti della tipica ipocrisia italiana del moralistico “casa e chiesa” di facciata e nel privato fior fior di escort (qui con la sensualità della prostituta di alto bordo Penelope Cruz/Anna), ma bisogna ammettere che nemmeno gli americani rappresentati da Allen sono perfetti. Eisenberg/Jack infatti va in crisi a causa dell’affascinante nevrotica Monica/Page, una giovane attrice dalla personalità esibizionista e un po’ ninfomane: il tutto condito dalle sagaci battute di Baldwin/John che ci tiene ad esternare la sua esperienza (o forse il suo stesso ricordo romano?).
Gli attori internazionali si dimostrano, come era prevedibile, eccellenti: l’incredibile invece è quanto gli attori italiani, persino quelli che in altri contesti risultano meno capaci, in questo film siano ottimamente diretti: dai protagonisti ai cameo dei più o meno famosi fanno tutti la loro figura. Per quanto riguarda lo stile, la regia di Allen è come al solito di grande eleganza e priva di piani stretti superflui: anche delle tanto criticate “cartoline turistiche” c’è davvero poco o nulla e quel poco che c’è, quando c’è, è giustificato dalla narrazione (es. la Mastronardi che si perde; Eisenberg che fa da Cicerone alla Page appena arrivata).
Anche le musiche non risultano né smaccatamente tipiche né clichetiche: predomina, ad esempio, per le situazioni più comiche il buffo tema di “Amada mia, amore mio”. La fotografia di Khondji è poi perfetta e capace di alternare i magnifici toni ambrati delle storie “americane” a quelli più freddi della storia con Benigni. I dialoghi sono frizzanti, la scrittura è densissima di idee e di spunti originali. Felliniane apertura e chiusura del film. L’unica vera pecca della brillante commedia è che tutta la scoppiettante galleria di situazioni e personaggi ogni tanto sembra quasi starci stretta in quei novanta minuti: vorresti che il film continuasse ancora!
Voto: 9
Uno dei peggiori film di Woody Allen. I luoghi comuni abbondano, la solita visione di quello che, secondo gli yankees, siamo noi italiani che sinceramente da un regista che ho amato molto come Woody Allen non mi aspettavo. Il film inoltre dimostra la pochezza del nostro cinema, come protagonista è stato scelto un non-attore come Benigni, gli altri fanno da contorno, cosa impensabile se il film fosse stato girato negli anni sessanta con Manfredi, Sordi, Gassman, Mastroianni, Tognazzi che non avrebbero mai accettato di fare le comparse. Il tenore che canta sotto la doccia poi è la madre di tutti gli stereotipi su noi italiani (mancavano soltanto pizza e mandolino).