Nel dare una definizione di “memoria”, in particolare riferendomi a determinati eventi storici dalla tragica portata quale la Shoah, ho sempre evocato l’etimologia latina del verbo “ricordare”, che indica, come era appunto credenza antica, il cuore quale organo propenso a preservare le rimembranze. “Fare memoria”, “ricordare”, ogni giorno che ci troviamo a vivere, quello sterminio divenuto tra i casi più estremi di genocidio fra i tanti perpetrati dalla mente umana, nell’idea di annientare un intero popolo, sino all’ultima persona, senza eccezione alcuna (comprendendo nel novero anche altri “esseri inferiori”, quali Rom, omosessuali, disabili, Testimoni di Geova, dissidenti politici) non sarà allora un mero esercizio cerebrale, bensì una concreta ed umana condivisione rivolta alle vittime dei tanti, troppi, crimini perpetrati contro l’umanità, passati e, purtroppo, tuttora presenti ed incombenti verso un futuro dove l’uomo, l’essere umano, appare smarrito fra i meandri labirintici di un individualismo materiale ed ideologico.
Necessaria premessa…
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