
Notturno – Italia/Francia/Germania 2020 – di Gianfranco Rosi
Documentario – 100´
Scritto da Sarah Panatta (fonte immagine: comingsoon.it)
I giorni e le notti sui volti dei confini martoriati da guerre, dittature, violenza.
Il battito quotidiano sui confini, di quelle vite che aspettano, si annullano, semplicemente sopravvivono. Madri, figli, famiglie spezzate e prigioni bombardate, vicoli sperduti e battute di caccia nascoste nel mistero tra vita e morte. Cantico elegiaco e preghiera muta, Notturno l’ultimo film di Gianfranco Rosi, presentato alla 77esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Dopo Sacro Gra (Leone d’oro nel 2013) e Fuocoammare (Orso D’oro 2016) Rosi torna al “suo” documentario, tessuto esso stesso su un confine labile tra realtà, poesia, teatro della vita, ri-costruzione. Un nuovo catalogo di creature e spiriti, nel senso di anime galleggianti sulle ferite della Terra e luoghi che sono cicatrici, resti di civiltà e/o sua prospettiva funesta. Eppure c’è sempre un’alba dopo ogni notte.
Non è forse, mai sarà, una mera osservazione quella di Rosi, una persecuzione vigile dei suoi soggetti, o una raccolta di informazioni per sottotesti critici. Rosi si fa testimone dei protagonisti di vite al limite, sempre ai margini, tanto geografici quanto socio-culturali del mondo. Tra gli abitanti e i relitti del Grande Raccordo Anulare o i naufraghi di Lampedusa, Rosi ha cercato di restituire almeno a livello epidermico il dolore della vita, con la sua fotografica geometrica, stilosa, vibrata, la sua intrusione non invasiva negli sguardi degli “altri”.
Lo stesso fa Notturno , questa volta con un on the road durato tre anni tra i confini di Kurdistan, Siria e Iraq, lasciando piangere e parlare e camminare e mangiare e ridere e dormire, insomma vivere, i suoi soggetti. Sul panorama della loro routine quotidiana. Un’esplorazione dell’umanità lontano dal fracasso e dai brandelli del fronte, non dentro la guerra e gli attentati e le cospirazioni, ma sui loro confini. Dove resistono in una palude tra purgatorio e inferno, migliaia e migliaia di uomini e donne e bambini. Quelle paludi che i media mainstream non raccontano, quasi mai se non per scopi dichiaratamente politici. Forse a Rosi la politica non interessa, a lui interessa il cuore, il pensiero di quelle che lui stesso definisce “genti” di confine.
Paesaggio umano e architetture urbane si fondono nelle simmetrie pure di Rosi, angoli e grandangoli, punti di osservazione decentrati eppure immersivi, tra architetture diroccate, strade allagate, boschi di fango, case troppo piccole, canti notturni. Sfilano letteralmente sotto i nostri occhi i lamenti delle madri curde per i figli imprigionati torturati e uccisi; madri che ascoltano messaggi segreti di figlie rapite dall’Isis; soldatesse in pausa tra un turno di battaglia e l’altro; il bambino che segue i cacciatori alle prime luci del giorno per raggranellare il pane per la sua numerosa famiglia privata del padre. Non esiste luce in loro? Oppure è celata, protetta negli occhi ardenti e devastati da quante orrende visioni?
Rosi cerca l’umanità tra buio e luce e ci porta sul confine senza dire o scrivere parola. Quell’umanità scorre, disegna il confine, compone il suo Notturno. Sta a noi vederla/li.
Soggetto, regia e fotografia: Gianfranco Rosi
Montaggio: Jacopo Quadri e Fabrizio Federico
Ita/Fra/Germ – 2020 – Documentario –
Produzione:21 Unofilm, Stemal Entertainment, Les Films d’Ici, No Nation Films in collaborazione com Arte France Cinema, Rai Cinema, Istituto Luce
Distribuzione:01 Distribution
In sala dal 9 settembre
Voto: 7
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