
Cirque du Freak: The Vampire’s Assistant – Stati Uniti 2009 – di Paul Weitz
Azione/Avventura/Fantasy – 119′
Scritto da Dmitrij Palagi (fonte immagine: mymovies.it)
Il 14enne Darren (Chris Kelly) è un ragazzo medio americano con buoni amici, ottimi voti e una buona nomea. Con il suo amico Steve si imbattono in un freak show itinerante. Darren e Steve visitano la bizzarra manifestazione, e di fronte a donne barbute e lupi mannari se la ridono pensando che si tratti di una grande beffa. Questo fino a quando non si vedono Larten Crepsley (John C. Reilly), vampiro che rende chiaro ai due ragazzi quanto sia reale ciò che stanno guardando…
Un divertissement.
Innocuo passatempo per adolescenti, simpatico anche per i meno giovani, purché ci sia la voglia di accontentarsi.
Tratto dalla Saga di Darren Shan, se vi venisse voglia di leggere il libro da cui è tratto, dovreste moltiplicare per tre, visto che riunisce la triade inizia- le di un ciclo che conta 12 volumi.
Finito di vedere il film dovrebbe restare l’interesse per il seguito, forse è solo questo quello che conta, data la non particolare originalità degli ele- menti narrativi, impregnati di un buonismo che ricorda almeno il primo capitolo di Harry Potter. Si inserisce nella vulgata che porta i ragazzini nelle sale cinematografiche senza esplosioni o particolari effetti speciale, cercando di sfruttare la fantasia che ormai scarseggia sempre più, visto l’u- tilizzo di schemi sempre più scontati.
La scelta degli attori, al di là degli ennesimi ragazzini da cartellone (devono entusiasmare folle di bimbetti isterici, mica recitare), gioca un ruolo fonda- mentale nel salvare la baracca. John C. Reilly campeggia senza grande convinzione, puntando tutto sul suo volto, nonostante talvolta paia chie-dersi quanto manca alla fine delle riprese?. Qua e là spuntano nomi che non ti aspetti: Salma Hayek e Willem Dafoe promettono ruoli non così secondari, ma per adesso si limitano a far sorridere. L’assortimento di nomi celebri sotto un’operazione fantasy non è una novità di questi tempi (La Bussola d’Oro, per citarne uno), qui però sembra esserci meno supponenza di tante altre operazioni hollywodiane. Al massimo si può cedere all’indifferenza, difficilmente al fastidio. Niente sentimentalismi, niente horror, poca azione e spettacolarità. Si cerca di suggestionare con l’atmosfera e il fiabesco. Non è un caso se gli scontri fisici tra personaggi segnano le parti meno suggestive del film: il nome di Paul Weitz fino ad oggi si associava ad American Pie e About A Boy. La poca voglia di prendersi sul serio, il riuscire a spingersi lontano dal reale, l’assenza di pretese: chi si accontenta di questi tre motivi e simpatizza per Reilly avrà di che ritenersi soddisfatto.
Brian Helgeland delude, con una sceneggiatura che non riesce a riassu- mere efficacemente la trama dei tre libri. Tutto scorre, però si fa fatica a ri- manere coinvolti, con accenni mai portati avanti ed un susseguirsi di situa- zioni appena abbozzate. Una corsa contro il tempo. Si è deciso di dire trop- po forse, o troppo di corsa. Sarà che l’importante è accontentare il pubblico minorenne, che di questi tempi non ha grandi pretese.
Meglio allora la trilogia, per certi aspetti molto simile, dei Guardiani della Notte russi.
Peccato per Michael Cerveris, il migliore del film, che che promette di non comparire più nei prossimi capitoli.
Speriamo non sia un presagio.
Voto: 5
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