
Norwegian Wood – Giappone 2010 – di Anh Hung Tran
Drammatico/Romantico -133′
Scritto da Francesco Carabelli (fonte immagine: amazon.it)
Il giovane Watanabe perde un amico di infanzia per suicidio. Decide così di spostarsi a Tokyo per studiare all’università e lasciarsi così alle spalle il passato.
A Tokyo si imbatterà per caso nell’ex ragazza del suo amico, con la quale intraprenderà una relazione, che lo porterà sul baratro della disperazione.
L’amore per una sua collega di università lo restituirà alla vita
Non lascia pienamente soddisfatti la trasposizione cinematografica del ca- polavoro letterario di Haruki Murakami, Norwegian wood Tokyo blues. Lontano dalle invenzioni di fantasia di altri romanzi dell’autore giappone- se, Norwegian wood nasce da esperienze autobiografiche dello scrittore a cavallo tra adolescenza e maturità’.
La storia di Watanabe e’ quella di un giovane che lascia la propria città’ di origine per rifarsi una vita a Tokyo, ma che deve fare i conti con il passato, innamorandosi perdutamente di Naoko, ex ragazza del suo amico Kizuki, morto suicida a 17 anni.
La malattia di Naoko complicherà le cose e darà vita a tutta una serie di vi- cissitudini che si concluderanno con la sua morte e con una ritrovata pace per Watanabe.
Se il romanzo indugia maggiormente in descrizioni psicologiche e in dialo- ghi, il film e’ povero di scambi verbali, soprattutto nella prima mezz’ora. In questa prima parte introduttiva la narrazione procede per brevi sequenze che talvolta non facilitano la comprensione dello spettatore, che si lasciaguidare dalla voce narrante del protagonista. Il montaggio è veloce ma la camera si muove lentamente creando una dialettica che può spiazzare lo spettatore.
Tutto sommato per tutta la durata del film tutto avviene con un ritmo molto lento che lascia ampio spazio alla riflessione e alla meditazione.
Le musiche di Jonny Greenwood accompagnano con efficacia le imma- gini, alternate da pezzi rock, tra cui spicca la canzone dei Beatles che da il titolo al film.
Il contrasto tra la loquacità’ di Murakami e i tanti silenzi di cui è costellato il film e’ evidente, ma tutto sommato il regista vietnamita Tran Anh Hung (già autore di film memorabili come Il profumo della papaya verde e Cyclo) rimane fedele allo spirito del romanzo, riuscendo a trasporre in immagini la disperazione dei protagonisti e le loro limitate gioie. Molto spesso però la regia si lascia trasportare da un’eccessiva fiducia nel potere della suggestiva fotografia (soprattutto in esterni nelle campagne giapponesi) dimenticando di scavare nella psiche dei personaggi come fa Murakami, non riuscendo a far maturare gli attori che spesso si fermano alla superficie non indagando il vissuto interiore e il passato dei propri personaggi.
Il regista dà pochi indizi allo spettatore per capire la storia di questo grup- po di giovani, limitandosi agli elementi essenzialie non indugiando oltre.
Tutto sommato questa scelta crea maggiore mistero spingendo lo spettato- re ad affrontare da lettore l’opera di Murakami, ma delude in parte coloro che hanno già letto il romanzo e che riscontrano le molte lacune della tra- sposizione cinematografica.
Un invito per il futuro a curare meglio la messa in immagine delle opere dello scrittore giapponese, probabilmente più originale e di maggior talen- to degli ultimi trent’anni.
Voto: 7
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