
Atlas – Svizzera/Belgio/Italia 2021 – di Niccolò Castelli
Drammatico – 90′
Scritto da Francesco Carabelli (fonte immagine cinemaitaliano.info)
Il film di Niccolo’ Castelli apre le 56a edizione delle giornate di Soletta, edizione che, causa Covid, si svolge interamente online e che ha goduto in Svizzera di una première a canali nazionali unificati (il secondo canale in ogni lingua della tv di stato svizzera, per il Ticino e i Grigioni italiani, RSI La 2).
Si tratta della prima volta che un film svizzero-italiano, inaugura le giornate di Soletta e l’onore e l’onere tocca a questo giovane regista ticinese, di cui avevamo già recensito l’opera di debutto, ovvero Tutti Giù.
Ancora una volta il centro della narrazione è la città in cui Castelli vive, ovvero Lugano, piccola metropoli per il Canton Ticino, dove culture e nazionalità diverse si incontrano e si confrontano.
Ancora una volta al centro delle vicende c’è un gruppo di giovani, che ben presto lascerà spazio alla figura di una sola di loro, che sopravviverà ad un attentato terroristico in Magreb.
Il film si ispira a fatti realmente accaduti ad inizio dello scorso decennio e comunque fatti che vengono trasfigurati nel film.
E’ la storia di un gruppo, due coppie di ragazzi e ragazze appassionati di montagna, che decidono di mettersi alla prova e di partire per l’Atlante, da cui il titolo Atlas dato al film.
Si tratta di una montagna magrebina, meta di escursionisti da tutto il mondo per il suo fascino e la possibilità di scalare vicino al mare.
Il gruppo di giovani, sarà però coinvolto in un attentato terroristico e la sola Allegra, impersonata da una sempre più convincente Matilda De Angelis, sopravviverà e potrà tornare in patria.
Il regista che si avvale di un buon cast di attori, tra cui molti attori italiani, in ragione di una coproduzione tra Svizzera, Italia e Belgio, è abile nel costruire il contrasto tra la libertà di cui godevano questi giovani prima dell’attentato e i limiti mentali che impone il contatto diretto con il terrore nella giovane Allegra al suo ritorno in Svizzera.
Paura, angoscia, senso di soffocamento nel ripetersi di situazioni legate al momento della perdita.
Ma c’è in Allegra una forza che ben coincide con la forza della giovane Matilda De Angelis, una forza che potremmo definire desiderio. Lei vuole recuperare, ossia tornare a desiderare, tornare ad essere libera nelle proprie scelte senza essere limitata dalla paura del diverso o dei limiti mentali e fisici che la segnano nella carne.
Trova in un giovane magrebino, Arad (interpretato dall’attore tunisino Helmi Dridi), che vive a Lugano e che si occupa di musica, proprio come lei, una risposta al suo tentativo di re-cuperare, ossia di risvegliare il desiderio (re-cupio).
E’ un percorso di sfida, sfida alle convenzioni, ai benpensanti, agli amici o presunti tali che non la capiscono fino in fondo.
Solo nel confronto col diverso, con la cultura che direttamente o indirettamente ne ha causato la morte affettiva, troverà un motivo per recuperare, per aprirsi di nuovo al mondo e non dimenticare le proprie qualità e le proprie aspirazioni.
Capitolo finale di questo percorso sarà la decisione di tornare sull’Atlante e proprio qui termina il film, con le immagini della scalata di questa catena e con il sorriso pieno di vitalità di Matilda/Allegra.
I segni del male sul corpo della giovane vengono trasfigurati dalla sua vitalità e dalla voglia di rimettersi in gioco, tornare a vivere, nonostante il dolore e l’incertezza, la paura e l’ansia.
E’ un film costruito su un montaggio rapido e su una fotografia che recupera la dimensione urbana di Tutti Giù, aggiungendovi una componente verticale, dei monti e delle valli che sono passione e ragione di vita per questi giovani.
Un film gradevole, mai superficiale; certo in alcuni punti si poteva rifinire meglio la sceneggiatura approfondendo i caratteri di alcuni personaggi di contorno, che sembrano soltanto abbozzati, penso qui in particolare al personaggio del padre dell’amica di Allegra, Sonia, interpretato da Neri Marcoré.
Nel complesso comunque, un passo in avanti per Niccolò Castelli che si affida certo alla bravura e alla bellezza adolescenziale della giovane Matilda De Angelis, ma che sa comunque costruire un’opera significativa, che certo fa riflettere su temi di attualità con i quali la nostra società non deve esimersi di confrontarsi.
Alle spalle del giovane regista, la solida produzione della Imago Film di Lugano, casa di produzione indipendente che da anni co-produce film con la tv di stato svizzero-italiana RSI, sotto la direzione del regista e documentarista Villi Hermann.
Voto: 8