Garage People

Garagenvolk – Germania 2020 – di  Natalija Yefimkina

Documentario – 95´

Scritto da Sarah Panatta (fonte immagine: ufficio stampa)

Dal Trieste Film Festival micro macro mondi boreali, umanità quotidiana oltre il Circolo Polare Artico

Neve, neve, neve. Pozzi, cave, aurore. Neve. Neve. Neve. Uomini. Icone. Santi. Ladri. Padri. Figli.

Un popolo di minatori dell’anima, nascosti al sole delle loro private passioni. Del loro privato tempo, scavato nella montagna, rubato a circuiti e scarti, tra discariche, pollai, laboratori artigiani. Asserragliato in un garage. In una moltitudine di garage, castelli di lamiera, che celano piani sotterranei e vedute mozzafiato.

Si aprono e si chiudono porte. Si accendono e spengono motori. Si agitano attrezzi meccanici. Si intagliano figure votive. Si provano accordi metal per un rock di anime migranti.

 

Ritrae miniature sociali Garage People, il documentario esordio di Natalija Yefimkina. La regista tedesca, con parsimonia e pathos finge di camuffarsi dentro la routine di un puzzle ultra-umano. In realtà vede, taglia e cuce, costruisce, impara e rielabora. Testimone e traduttrice di un mondo di uomini e donne e delle loro “seconde” vite in una distesa sconfinata, in quanto essa stessa confine senza spazio-tempo. Tessuto uniforme e scolorito di garage, nella penisola di Kola. Estrema coordinata settentrionale della Russia, accanto alla Finlandia, lingua arrotondata di terra brulla e mistica, circondata dal Mar Bianco e dal Mare di Barents. Luogo di aurore boreali, tribù antiche e pozzi “infernali” [1].

 

Online per il Trieste Film Festival 2021 e già presentato in anteprima mondiale nella sezione Perspektive Deutsches Kino della 70ma Berlinale, qui insignito del premio Heiner Carow per la promozione delle arti cinematografiche tedesche.

Nella nuova (forzata?) era dei lucchetti sociali, urbani, politici, economici, tenuti ostaggio da pandemie, social, strategie multinazionali e maratone consumistiche all’ultimo delivery, Garage People sembra estraniarsi/ci dal tempo comunemente inteso. In una terra di mezzo intorpidita dal gelido perenne inverno, abituata a stare “sotto”, sotto lo zero centigrado, sotto dominazioni alterne, sotto la cappa delle miserie economiche di un paese che non offre prospettive se non campare alla giornata, o fuggire. Il documentario innesca una ulteriore fuga, ma “dentro” le vite di resistenti e aspiranti apolidi. Che nel loro microcosmo di baracche extra urbane, arroccate tra montagne maestose e ignote, solitarie eppure materne, si dedicano a hobbies, lavoretti, opere artistiche, rievocazioni storiche, ribellioni minute. Cuore selvaggio e meticolosa studiata statica registrazione di ogni frattura e sorriso, bellezza e dramma di quel microcosmo, il documentario come serpente entra ed esce, muto vaticinatore, da un buco all’altro, da un garage all’altro.

 

L’intagliatore di madonne in pensione, il prete che compravende, il gruppo metal che scrive poesie in autobus e sogna birrerie in Irlanda, i quattro amici a cena ubriachi tra “felicità” presente e “mogli” passate. Il duo anarcoide e litigioso di outsiders setacciatori di rottami; il duo in mimetica che ricorda e simula tattiche di resistenza e avanzata sovietica; l’anziano padre che lotta contro il Parkinson realizzando nuovi oggetti e riparandone altri, nella sua perenne danza intorno alla vita che scivola via sotto le tegole del suo garage, affollato ordine di attrezzi e medicine. Il vecchio fauno che scava senza sosta da 47 anni la sua culla e tomba, usando solo secchio e pala, tra una vodka non annacquata e l’altra.

Nel mezzo sprazzi di condomini e grigie cortine, ascensori per altre miniere, cortili della città grande e desolante.

Il mondo dei garage è un sistema sociale autonomo, fatto di isolamento e insieme di vivida socialità, di conversazioni filosofiche e di aiuto reciproco, enclave avulsa dalla guerra quotidiana della civiltà altra, quella fuori. Oltre la vita e la morte della Garage people.

 

 

 

Regia: Natalija Yefimkina

Fotografia: Axel Schneppat

Sceneggiatura: Natalija Yefimkina

Montatori: Lucia Gerhardt, Barbara Toennieshen, Markus CM Schmidt, Nicole Fischer

Produttori: Andrea Schütte, Dirk Decker

Produzione: Tamtam Film, in coproduzione con MDR e Arte

Distribuzione: Rise and Shine

Prima data di uscita: 6 dicembre 2020 (Russia)

 

 

Voto 8

 

[1] L’URSS proprio nella Penisola di Kola aveva stabilito una importante base di ricerche sulla crosta terrestre, costruendo una gigantesca trivella e animando una storia che è rimasta nel mito oltre che negli annali della scienza.

https://it.rbth.com/scienza-e-tech/83331-il-pozzo-di-kola

 

 

 

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