Stavisky – Il Grande Truffatore

Stavisky – Francia/Italia 1974 – di Alain Resnais

Biografico/Crime/Drammatico – 120′

Scritto da Francesco Carabelli (fonte immagine: FilmTv.it)

Alain Resnais confeziona un film pregevole e di buona fattura, in cui non mancano ricostruzioni fedeli degli anni nei quali è ambientata la vicenda.
La storia narrata è quella di Staviski, alias Alexandre Serge, finanziare francese che ha costruito il suo impero su una serie di investimenti al limite della legalità e mira ad espanderlo, al fine di mettere a tacere le voci che circolano sul suo passato piuttosto burrascoso.
L’ambiente in cui si svolge la vicenda è la Francia degli anni precedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale: al potere in Francia ci sono le sinistre e si sentono i riflessi di ciò che sta accadendo nel resto d’Europa. Resnais ci parla infatti di esiliati in terra francese che fuggono dall’Unione sovietica o dalla Germania per trovare rifugio dai governi dispostici di Stalin e di Hitler. Tra le figure di emigranti vediamo quella di Leone Trotsky, che guida le intelligenze comuniste europee, e una giovane attrice tedesca di origine ebrea in cerca di un luogo ove esprimere le proprie qualità artistiche.

Ma su tutte queste figure giganteggia quella di Serge Alexandre, emigrato ucraino in Francia negli anni dei pogrom, possessore di un teatro, l’Empire, a Parigi, di molte testate giornalistiche, e di una cassa di risparmio; abile nel corrompere coloro che si pongono sulla sua strada e pronto a comprare con il denaro la fiducia dei propri collaboratori e della gente che gli sta accanto.
Vi è in lui la volontà di vivere intensamente la vita, non badando a spese, tantomeno alle conseguenze negative che il suo operato potrà causare. Proprio questa sconsideratezza lo porterà a commettere degli errori,  le conseguenze dei quali avranno come causa ultima il suo suicidio.
Ciò che ci colpisce di questa pellicola è la dovizia di particolari figurativi attraverso i quali Resnais ricostruisce la vicenda di Stavisky, ed un uso della luce naturale quanto mai ricercato, soprattutto ci colpisce la capacità della macchina da presa di carpire i riflessi della luce emanati da persone ed oggetti, ad esprimere maggiore poeticità sulle vicende di Stavisky e della sua “famiglia”.

Anche la costruzione narrativa è particolare, in quanto nel corso della narrazione, ci rendiamo conto che quanto avviene è narrato tramite flashback, attraverso i racconti degli amici e dei conoscenti di Stavisky, che depongono su di lui.
A colpire inoltre lo spettatore sarà la bellezza dei costumi e delle donne che li indossano, tra le quali spiccano la moglie di Stavisky, Arlette, e la giovane attrice tedesca, Erna Wolfgang.
Di rilievo la prova di Jean-Paul Belmondo, che impersona Stavisky, ma anche gli attori di contorno non sfigurano. Da segnalare in particolare la prestazione di Charles Boyer, che qui impersona il barone Raoul, grande amico di Serge Alexandre.

 

Voto: 7

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