Intersezioni cinematografiche

(fonte immagine: cinelapsus.com)

Scritto da Francesco Carabelli

Ritorniamo agli inizi degli anni ’80 per affrontare due film che hanno segnato quell’epoca: Blow out di Brian De Palma e Diva di Jean-Jacques Beineix.

Due film distanti per lo stile, ma vicini per i contenuti. In entrambi  la verità  dei fatti è contenuta in un nastro che i protagonisti possiedono, casualmente o meno e che tentano di portare allo scoperto. Dall’altra parte c’è chi vuole che questa verità venga sottaciuta e cerca in ogni modo di nasconderla, ricorrendo a tutti i mezzi, legali o meno per garantirsi l’impunità.

In entrambi i film la violenza  equivale alla corruzione di coloro che dovrebbero difendere l’ordine, di coloro che dovrebbero sentire come proprio dovere (dato l’abito che indossano) garantire che la verità faccia il suo corso. La polizia o gli uomini politici che dovrebbero garantire con il loro operare la democrazia e l’ordine  utilizzano per i propri fini il potere loro affidato screditando così il valore della carica che ricoprono.

Spetta allora alla gente comune, al semplice tecnico del suono o al postino riaffermare la verità al prezzo della propria vita o della vita di coloro che gli stanno accanto.

L’amicizia che sboccia tra gli uomini, l’affetto ed il comune sentire hanno un valore e una carica verso il bene che diversamente la pura legalità non è in grado di garantire.

E poi c’è l’arte che ha un valore salvifico nel momento in cui si manifesta nel mondo, facendosi portatrice di verità.

In entrambe le pellicole arte e vita hanno un legame profondo.

In Blow out il finale mostra la vita ed il dolore di una donna, che muore per la verità, declinarsi in arte, quando la sua voce e le sue urla si eternano nell’utilizzo che di esse ne fa il tecnico del suono all’interno di un nuovo film: l’arte vive della verità (per quanto orribile) di quel momento e ne è manifestazione.

In Diva elemento motore di tutta la storia è l’amore per la musica e per una cantante d’opera. Solo la musica manifesta il lato positivo del mondo, pur dovendo fare i conti con chi la vuole ridurre a mero oggetto di scambio e di guadagno.

Importante rilevare dunque il contrasto tra arte e riproducibilità tecnica, ma in entrambi i casi la tecnica permette all’arte e alla verità di manifestarsi pienamente permettendo una fruizione allargata del momento artistico.

Questa affinità contenutistica non nega una diversità delle due pellicole sul piano tecnico e linguistico, con un Beineix che si rifà al poliziesco inizio anni ’70, lasciandosi influenzare da uno stile televisivo per le scelte delle musiche e per il contrappunto dedicato alle scene di azione, laddove De Palma ha sempre come fonte di ispirazione  stilistica il maestro Hitchcock e per i contenuti il Blow up di Antonioni, anche se diverse sono le scelte espressive, i ritmi (sicuramente più serrati e meno riflessivi), e il finale sicuramente non ambiguo come nel film del regista ferrarese.

Da notare in entrambi i film un prevalere delle ambientazioni notturne, e in Beineix un’elevazione del blu a tinta cardine, a linea guida dalle vicende raccontate che dà senso e direzione ad una storia notturna, solo talora inframmezzata dalla luce e dai colori naturali.

In De Palma ritornano invece elementi come lo split screen, le carrellate e scene topiche come quella della doccia, che contrassegnano questa prima fase dell’opera del regista americano.

Da segnalare comunque l’elevata abilità di entrambi i registi nell’utilizzo dei mezzi a propria disposizione per i fini narrativi. Penso in particolare all’uso fatto da Beineix di riprese da angolazioni inconsuete a sollecitare la partecipazione dello spettatore a quanto sta accadendo sulla scena, uso che  contrasta con delle riprese talvolta teatrali, in cui gli attori hanno il sopravvento sulla tecnica filmica.

Due classici nel loro genere, che sicuramente meritano una rivalutazione e una riscoperta, pur mostrandosi in qualche modo datati per storie che mostrano una tecnologia ancora analogica, di fronte ad un oggi sempre più digitalizzato.

 

(fonte immagine: operagiuliano.blogspot.com)

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