
Repulsion – Regno Unito 1965 – di Roman Polanski
Drammatico/Horror/Thriller – 105′
Scritto da Francesco Carabelli (fonte immagine: Pinterest)
Di Polanski si conoscono i film più recenti e quelli più titolati, difficlmente ci si ricorda degli inizi della sua carriera.
Repulsion è il suo primo film girato fuori dalla Polonia, in Inghilterra.
Girato in un bellissimo bianco e nero, che gioca molto sui giochi di luce e di ombra, Polanski narrà la caduta verso la pazzia di una giovane addetta alla manicure. La giovane è interpretata da una splendida Catherine Deneuve.
Di Polanski in questa fase della sua carriera si noti l’insistere sugli oggetti, con inquadrature ricorrenti sugli oggetti inanimati che costituiscono il mondo in cui vive Carolle (la giovane interpretata dalla Deneuve). E’ come se il regista volesse raccontarci la realtà in cui vive la giovane, lasciando parlare le mura della sua abitazione e ciò che esse contengono. Stilisticamente da notare l’alternanza di inquadrature soggettive e di un racconto in terza persona, spesso tuttavia avvolgente (vedi l’uso dello zoom o delle inquadrature in movimento).
Carolle è affetta da una forma di repulsione verso la società in cui vive. La forma più apparente di repulsione è quella verso gli uomini, che tentano di amarla (!?), ma vi è in genere un distacco dalla vita sociale e il contatto con le persone è ridotto al minimo.
La giovane si estranea dal mondo; cerca rifugio nelle mura domestiche, nell’affetto della sorella, ma quando questa parte per un breve periodo di vacanza assieme all’amante, la giovane perde l’unica persona in grando di fungere da tramite tra lei e il mondo.
Carolle cade in uno stato di abulia, e le crisi catatoniche, prima passeggere, diventano continue, così come la sua repulsione per gli uomini diventa angoscia.
Non è paura, ma rifiuto delle convenzioni, rifiuto del potere che gli uomini hanno sulle donne amate (!?), il non volere venire con loro a nessun compromesso. Manca in Carolle quella parte di accoglienza che antropologicamente caratterizza le donne, per la loro maggiore sensibilità.
Questa forma patologica di rifiuto della realtà porta la giovane ad avere delle allucinazioni ed, in seguito, a compiere degli atti efferati contro gli uomini che le si pongano di fronte, lo facciano con amore, o per puro interesse di soddisfazione del proprio piacere.
Di fronte a ben altra realtà dovrà porsi la sorella di Carolle al suo ritorno dall’Italia. Quella inquietudine che aveva visto e compreso in Carolle ha lasciato spazio alla follia. La solitudine, la mancanza di un punto di un riferimento, di una persona di fiducia, ha fatto sì che la giovane abbia dato libero sfogo alle sue pulsioni più segrete, alla ricerca di una propria identità e nell’affermazione della propria libertà di essere donna, al di là dei luoghi comuni e dei rapporti di subordinazione della donna rispetto all’uomo.
Polanski trattegia con cura la follia della giovane aiutato in questo dalla recitazione convincente e attenta della Deneuve, insistendo nelle inquadrature sul viso della giovane, sui suoi occhi, quasi a carpirne l’anima e lo sguardo.
Nel complesso un’opera molto valida anche se ancora non totalmente matura se confrontata con quelle successive del regista polacco (“Rosemary’s baby” in primis).
Voto: 8
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