Due film sul soprannaturale

Scritto da Francesco Carabelli (fonte immagine: gli acchiappafilm.it)

Mi è capitato nel week-end di guardare due film molto diversi per storie e modalità di realizzazione, nonchè per registro narrativo, ma legati da un tema di fondo: il soprannaturale. Così l’idea è quella di farvi partecipi di alcune riflessioni. I film in questione sono “Zeder” di Pupi Avati e “Fury” di Brian De Palma. Situiamoli temporalmente. Girati tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80  i due film ci parlano del soprannaturale e del suo manifestarsi nel mondo umano. I toni utilizzati dai registi sono diversi: mentre Avati preferisce il tono horror-gotico, De Palma si destreggia nel suo genere preferito, ossia il thriller-drammatico. In Zeder un giovane studente e scrittore (interpretato da un Gabriele Lavia perfettamente nella parte) si imbatte in una macchina da scrivere, appartenuta ad un prete e viene a conoscenza di una scoperta sensazionale: l’esistenza dei punti k, zone della terra che emanano una particolare forza in grado di risuscitare i morti e riportarli in vita. Questa scoperta segnerà la sua vita e quella di chi gli sta accanto. Lui e sua moglie si metteranno sulle tracce del prete, venendo a conoscenza della sua morte e, successivamente, degli esperimenti che un gruppo di scienziati sta svolgendo sul corpo del sacerdote nel tentativo di sfruttare l’enorme potenziale delle zone k. Finale quanto mai sorprendente ed aperto per la vicenda. Avati è molto abile nell’utilizzare una narrazione concitata accompagnata da una fotografia e da una selezione di location ben congegnate. Il ritmo è rapido e accompagnato da una colonna sonora di prim’ordine composta da Riz Ortolani. Avere oggi dei film horror del genere!! L’impianto della storia ha delle vaghe risonanze tarkovskijane, sembra di vedere infatti nella zona cintata destinata agli esperimenti, la famosa “zona” del film Stalker, anche se altra è la natura e lo spirito della storia, là fantascienza, qui horror. Rimane sempre il soprannaturale a sopravanzare la ragione umana. Soprannaturale è elemento cardine anche del thriller di De Palma. Molto classico nell’impianto, il film narra le vicende di un padre a cui il figlio è stato tolto da agenti federali americani, al fine di svolgere esperimenti sulle sue sorprendenti capacità parapsicologiche. Il ragazzo potrebbe dimostrarsi infatti una potente arma in caso di guerra con i russi (l’atmosfera è quella della guerra fredda). Il padre, interpretato da un avvicente Kirk Douglas, si avvarrà dell’aiuto di una giovane ragazza, dotata di pari capacità extrasensoriali, per ritrovare il figlio. Anche qui finale a sorpresa con abbondante spargimento di sangue (forse nell’immagine finale un debito all’Antonioni di Zabriskie Point?). De Palma sviluppa un film magnifico, sfruttando effetti speciali notevoli per l’epoca (anno 1978), ma lasciando spazio ampio all’interpretazione degli attori, utilizzando una fotografia classica, ma molto ben studiata, dando fluidità al racconto e insistendo sulle inquadrature dall’alto e in movimento (quasi ad indicare una presenza terza che tutto sa e tutto vede…). Il regista americano paga debito al suo maestro Hitchcock insistendo su tematiche quali la telepatia, elemento ricorrente nella cinematografia di Hitchcock (si veda ad esempio il classico “L’ombra del dubbio” ed il rapporto di telepatia tra zio e nipote, ripreso qui nel rapporto tra i due ragazzi dotati di poteri extrasensoriali). Scienza e soprannaturale sono tematiche ricorrenti in entrambi i film qui analizzati; il taglio dato da Avati dà adito anche a spunti religiosi e metafisici, spunti che mancano invece nella pellicola di De Palma. In De Palma maggiore spazio all’azione, ma in entrambi i casi grande capacità di dare il ritmo giusto alle vicende, mantenendo alta la tensione e il coinvolgimento dello spettatore.

fonte immagine: Quinlan.it

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