El Futuro Perfecto

El Futuro Perfecto – Argentina 2016 – di Nele Wohlatz

Drammatico – 65′

Scritto da Elena Rimondo (fonte immagine: imdb.com)

La diciasettenne cinese Xiaobin arriva in Argentina con la famiglia senza sapere una parola di spagnolo, ma, al contrario dei genitori, s’iscrive di nascosto ad un corso di lingua per riuscire ad integrarsi. 

Recensione:

El futuro perfecto è stato il vincitore del Carbonia Film Festival nel 2016 e, nello stesso anno, del premio Swatch per la Migliore Opera Prima al Festival del Film di Locarno. Alla regia, Nele Wohlatz, una giovane donna e per di più immigrata (dalla Germania all’Argentina), proprio come la protagonista del film. Con uno stile minimalista e a volte ellittico, la Wohlatz mette in scena lo spaesamento che provano gli immigrati per un periodo più o meno lungo. Eppure Xiaobin avrebbe la possibilità di evitare quel terribile senso di solitudine tipico di chi viene catapultato in una cultura straniera semplicemente non abbandonando la bolla in cui vive la sua famiglia. La madre ha una lavanderia e vorrebbe che Xiaobin la aiutasse nel lavoro, ma la ragazza preferisce cercare un impiego in un negozio di alimentari. Anzi, perde il suo primo impiego perché, non parlando spagnolo, non capisce i clienti. Nonostante ciò, preferisce cercare un altro lavoro piuttosto che lavorare con la madre, alla quale nasconde più di qualche aspetto della sua vita, oltre ai soldi che guadagna. Primo fra tutti, il corso di spagnolo cui si è iscritta perché consapevole che l’integrazione passa attraverso la lingua. Tra la Xiaobin appena arrivata, che esce dal ristorante senza avere ordinato nulla perché non capisce il menu in spagnolo, e la Xiaobin durante o dopo aver frequentato il corso c’è una differenza abissale. Tra l’altro i compagni di corso e l’insegnante diventano i migliori amici e addirittura i confidenti più intimi della ragazza. E’ proprio attraverso i famosi work in pairs con i compagni che veniamo a sapere della delicata situazione famigliare della protagonista, desiderosa d’integrarsi ma consapevole che la famiglia non accetterà nessuna delle sue scelte, prima fra tutte quella di fidanzarsi con un altro immigrato, un ragazzo indiano, invece di accettare di sposarsi con un ricco proprietario cinese di supermercati. Xiaobin stessa ad un certo punto vacilla, spaventata dalla differenza culturale con il fidanzato, con il quale sente di non condividere alcuni valori. Come andrà tra i due il film non lo rivela, perché il finale è criptico e aperto a tutti i futuri immaginati dalla ragazza. Il titolo del film si riferisce proprio a questo. El futuro perfecto è un tempo verbale della lingua spagnola, ma qui ha anche un significato metaforico. Incalzata da qualcuno che le pone domande in spagnolo (l’insegnante?), Xiaobin immagina cosa potrebbe riservarle il futuro. Il caso gioca un ruolo fondamentale, anche se mai quanto la famiglia e la cultura di origine. Tutti i futuri da lei immaginati hanno del romanzesco e soltanto uno non finisce in tragedia, ma l’ultima scena del film ci svela una Xiaobin astuta e forse meno vittima del destino di quel che immaginavamo. 

In diversi momenti il film della Wohlatz mostra, più che spiegare, risultando a volte enigmatico, a volte poetico, come nella scena in cui un amico argentino dei corsisti cinesi, attore di mestiere, insegna loro a piangere per finta. Il trucco funziona, ma resta il dubbio se stiano piangendo davvero o per finta. Qui si trova probabilmente la chiave di lettura di film: Xiaobin e i suoi compagni di corso, e in genere tutti gli emigrati, non possono essere compresi fino in fondo né dai vecchi né dai nuovi connazionali, ma solo da altri nella stessa condizione. O forse da nessuno, perché ogni emigrato vive la sua condizione in modo proprio. 

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