Una storia per due

Racconto di Francesco Carabelli

Erano passati tre anni da quando Andrea aveva perso più di venti chili e aveva iniziato ad avere problemi di umore altalenante.

Causa remota era stata una relazione che lui non aveva preso sul serio. Era nata semplicemente dal suo essere cortese con una sua amica di lunga data, Anna, che aveva visto in questa cortesia uno spiraglio per insinuarsi nel suo cuore, o forse è meglio dire per esser parte del suo spirito.

Le cose però non erano andate come ci si sarebbe aspettato. Andrea non aveva preso la cosa sul serio, salvo quando Anna si era invaghita di una loro conoscenza comune che le aveva dato la stabilità affettiva che Andrea non era riuscito a donarle, chiuso nei suoi egoismi e soprattutto nella sua puerilità manifesta.

Per Andrea, perdere l’amicizia di Anna era stato un colpo al cuore, soprattutto perché continuava ad incontrarla in treno, al paese e in università, quindi il suo « errore » aveva comportato un lungo strascico di incomprensioni e di dolore represso. Vedersi continuamente davanti la persona che lo faceva soffrire era qualcosa che dava forti sbalzi d’umore ad Andrea, che iniziava ad avere delle manifeste psicosi, che cercava di nascondere in qualche modo senza riuscirci del tutto.

Aveva a lungo pensato di rifarsi una vita, di tagliare col passato, impegnandosi in una nuova relazione che l’avrebbe aiutato a ritrovare la fiducia in se stesso, ma a parte qualche occasione che si era lasciato sfuggire, non si era mai presentata la persona giusta.

Ne aveva parlato a lungo con un suo amico, Pietro, con il quale ne aveva passate tante. Pietro si era da poco fidanzato con una ragazza del sud, che aveva conosciuto in chat, una delle prime chat non a pagamento ove cercare una relazione amorosa.

Eravamo nei primi anni del nuovo millennio e tutto sembrava possibile. Per la prima volta gli spazi non facevano paura perché annullati dalle potenzialità di una rete che permetteva una comunicazione istantanea. A pensarci bene aveva ragione Heidegger nel privilegiare il tempo rispetto allo spazio. Uno spazio è superabile oggi, ma il tempo deve essere vissuto, deve essere costruito o se sentito passivamente risulta insuperabile e talvolta insopportabile. È come quando il bambino sente la mancanza della madre in quel momento al lavoro o lontana in viaggio e non sa come superare indenne quelle ore o quei giorni che lo distanziano dall’abbraccio tanto agognato. Il tempo va vissuto e non superato come invece si può fare con lo spazio.

Così Andrea si era fidato di Pietro il quale dopo uno dei loro colloqui gli aveva detto che la sua ragazza, Erica, aveva un’amica single. Erica aveva già parlato di Andrea alla sua amica e in breve Andrea era entrato nell’immaginario di questa ragazza. I due si erano scambiati qualche sms sulla scorta dei buoni auspici di Pietro ed Erica e, Francesca, l’amica di Erica aveva iniziato ad inviare giornalmente aforismi via sms ad Andrea.

Era questa una sua passione, lo faceva spesso con gli amici più stretti, per augurare loro una buona giornata o un buon pranzo. Era un modo per mantenere i rapporti, per farsi presente nella loro vita. Ma, a differenza degli altri, Andrea era l’unico a rispondere agli aforismi di Francesca e ad intrattenere con lei una vera conversazione.

I due si stavano scoprendo, stavano mettendo sul tavolo le loro carte per vedere se il loro rapporto poteva crescere e trasformarsi in una relazione, seppure a distanza.

Parlavano di loro, delle loro passioni dei loro affetti familiari, delle loro esperienze e dei loro credo.

A volte non si sentivano per qualche giorno, ma subito arrivava una chiamata di Pietro che gli riportava le confidenze di Francesca ad Erica, la sua voglia di ricevere un messaggio di Andrea e così Andrea scriveva a Francesca. Una situazione quasi idilliaca, in cui la coppia ebbe così il modo di conoscersi a poco a poco soprattutto senza l’intromissione di qualche parente che avrebbe potuto mandare a monte il tutto, come già era successo ad Andrea in passato.

Con Pietro era partita la proposta di provare a fare le vacanze assieme le due coppie. Inizialmente Pietro aveva proposto la Versilia dove loro erano già stati lo scorso anno e si erano trovati molto bene.

Ma poi Pietro aveva capito che Andrea e Francesca avevano bisogno di tranquillità per conoscersi, per parlarsi liberamente e per dare delle fondamenta al loro rapporto. Aveva così proposto ad Andrea di ospitarli nella sua casa in montagna a un’ora di macchina.

E così nel mese di agosto le due coppie si organizzarono per passare il Ferragosto assieme sulle Alpi.

Francesca era arrivata con un treno veloce dal sud, dopo che Erica era già sbarcata a Milano da una settimana.

I tre amici avevano accolto Francesca con tutte le attenzioni, soprattutto Pietro si era premurato di non far fare brutte figure all’amico e aveva prenotato per Francesca per la prima notte al nord, un bed and breakfast di buon livello, che aveva già sperimentato per Erica.

Andrea si era fidato di Pietro e si riprometteva di ripagare la generosità dell’amico.

Andrea conosceva Francesca perché con lei aveva parlato via chat e aveva visto qualche sua foto grazie a Pietro.

Vedersela davanti l’aveva però  spiazzato. Era una bellissima ragazza, molto semplice, acqua e sapone e lui voleva ad ogni modo conquistarne la fiducia, ma sentiva che doveva fare uno sforzo su di se, vincere quella diffidenza iniziale visto che lei sembrava volersi fare corteggiare.

Ci mise un po’ di tempo, le prime ore non furono facili e Francesca sembrava delusa, delusa perché lui non era spigliato come quando chattava.

Dovettero arrivare in montagna e condividere gli stessi spazi della casa di Pietro, affinché le cose si sistemassero. Andrea iniziò ad apprezzare Francesca per quel tono dimesso e cercò di legare con lei.

Pietro gli diede una mano uscendo con Erica e lasciandoli soli nella casa. Ebbero così il tempo per sedersi assieme su un divano, fianco a fianco e conoscersi, parlarsi, avvicinare a poco a poco la mano per toccarsi e comprendersi.

Si era stabilito così un contatto, uno spiraglio nelle loro anime. Iniziavano a cercarsi a sentirsi necessari l’uno per l’altra. Il tempo di una cena, di quattro chiacchiere con gli amici, per poi dirigersi all’esterno, al buio, sotto le stelle, per guardare le stelle cadenti. Era il giorno di San Lorenzo, il 10 di agosto. Si erano appostati su un ponte vicino a casa con delle sdraio in modo da poter apprezzare quel panorama. Ancora una volta Pietro aveva capito che doveva aiutare Andrea e con una scusa  dopo una mezz’ora era rientrato seguito da Erica.

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(immagine dell’autore)

Andrea e Francesca erano rimasti soli, soli sotto le stelle, con i loro desideri inespressi e la loro gioventù.

Era un momento magico, un momento particolare. Andrea sentiva il cuore pulsargli nel cervello, uno strano tremito lo percorreva per il corpo. Francesca se ne accorse e cercò di confortarlo prendendolo per mano e accompagnandolo nel passaggio ad una nuova fase della sua vita. Andrea vinse le sue paure e cercò Francesca, si avvicinò poco a poco, ne cercò al buio il volto e forte della sua inesperienza la baciò superficialmente sulle labbra, poi prese coraggio e il bacio divenne  un momento lunghissimo. La sentiva, sentiva di essere lei, sentiva il suo desiderio di rimanere così tutta la notte, abbracciati l’una all’ altro sotto le stelle a cercarsi, capirsi, conoscersi lentamente nel buio della notte, continuando ad esprimere desideri per una vita comune, desideri spontanei e non maliziosi. La coscienza di non essere più solo, ma di entrare meravigliosamente nella vita di un’altra persona, sentirne il profumo, il calore, provare al tatto emozioni intensissime e sublimi espanse dalla notte e dal buio.

Vogliamo lasciarli così nella notte, sotto il cielo stellato, a conoscersi e ad amarsi per un istante che significa il desiderio di una vita.

Il giorno dopo fu ancora meglio della sera appena passata. Ebbero la casa per loro tutta, la mattina e la passarono avvinghiati l’uno all’altra in un abbraccio casto e appassionato in un bacio profondo, quasi in apnea dove le loro vite si donavano reciprocamente senza fine, nel disperato bisogno di conoscersi, senza però superare il limite, quel limite dato dal comune senso del pudore, ma soprattutto dalla coscienza che ogni atto che fosse andato oltre quel loro bacio, in una sfera sessuale, avrebbe comportato una ben più profonda coscienza e la promessa di un amore pieno e condiviso.

Francesca si sentiva pronta per questo passo e cercò di parlare con Pietro per convincere Andrea a sistemarsi in camera sua e lasciare la cameretta degli ospiti, ma Andrea non si sentiva pronto, sentiva che stava succedendo tutto troppo in fretta, soprattutto si accorgeva che travolti dalla passione avevano dimenticato di continuare a parlarsi, a conoscersi nell’anima. Aveva paura di fare un passo falso, qualcosa che l’avrebbe compromesso per sempre. Voleva conoscere Francesca meglio, passare più tempo con lei, presentarla ai suoi amici e ai suoi genitori, conoscere la sua famiglia, fare tutto ciò che di bello c’è a questo mondo quando si ama qualcuno, oltre al puro atto dell’amore fisico, che non è che simbolo dell’amore spirituale e dell’attenzione per l’altro.

In un certo qual modo Andrea riconosceva di sentirsi più calmo; sentiva una presenza vicina che lo tranquillizzava e si domandava come sarebbe stato il domani, quel domani che adesso stava a loro costruire giorno per giorno.

Si sentiva in qualche modo appagato, in qualche modo rassicurato e capiva che stava facendo un passo importante, ma allo stesso tempo sentiva che da quel momento avrebbe dovuto imparare a pensare al plurale e ciò avrebbe comportato una visione diversa della sua libertà. Ne ebbe in qualche modo paura.

Nel pomeriggio aveva ricevuto una telefonata da una sua amica con la quale aveva passato del tempo prima di partire per la montagna e con la quale si era confidato, in passato, sulla sua situazione di malessere.

Francesca lo aveva visto al telefono e aveva chiesto lumi in merito. Le aveva detto che non era nulla di importante, questioni minori, vecchi amici.

Francesca sembrava convinta ma, sotto sotto, aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Aveva cercato di rendere la giornata piacevole. Avevano camminato assieme a Pietro ed Erica, erano stati in un locale carino. Si erano toccati con tenerezza e desiderio appoggiando la testa l’uno al grembo dell’altro.

Ma bastava tutto questo per tranquillizzarsi? Probabilmente sarebbe stato il loro primo litigio, il primo di tanti ma, se il loro amore era più grande, doveva diventare capace di gestire queste situazioni, questi malumori.

Non fu così purtroppo. Andrea aveva paura, paura di non essere all’altezza di quell’amore, di non avere il coraggio di iniziare un viaggio fisico e spirituale che l’avrebbe reso uomo e così, la sera stessa, mentre si parlavano seduti sul divano dove si erano conosciuti, in preda ad una crisi lasciò la mano di Francesca e le disse che non l’amava, che stava fingendo, che non provava veramente amore per lei, forse solo compassione o desiderio.

Fu duro farlo digerire alla coppia di amici che nell’ombra aveva fatto di tutto per facilitarli, per metterli a proprio agio. Fu una notte d’inferno, passata in dormiveglia, poi tutto prese la piega che doveva prendere.

Se per la loro storia non c’era un futuro, tanto valeva sbrigarsi e dimenticarsi l’uno dell’altro. Fu Francesca a prendere l’iniziativa e anticipo’ di due giorni il rientro al sud.

Fu difficile vivere quell’ultima giornata assieme sotto lo stesso tetto. Pietro ed Erica tentarono in ogni  modo di riappacificare la coppia, di far ragionare Andrea, ma ormai era troppo tardi. Francesca aveva perso fiducia in Andrea, si era sentita tradita, ma tradita nel peggiore dei modi, non tradita per qualcun altro, ma tradita per egoismo, tradita per mancanza di coraggio, tradita dall’abitudine di una vita abituata alla libertà, alle decisioni facili senza conseguenze o almeno dalle conseguenze limitate sugli altri.

Ma questa volta c’era una persona che soffriva, una persona che era stata ingannata, una persona che aveva sperato di trovare amore e rispetto e che invece era finita in un meccanismo perverso. Ma era poi davvero così, era davvero  solo un gioco sulla sua pelle?

Si salutarono alla stazione centrale, freddamente, anche se si sentiva l’imbarazzo di Andrea, per essere stato tanto vicino a lei ed ora doversene allontanare subitaneamente, doversela dimenticare quando qualcosa di lei sarebbe rimasto per sempre in lui. La riconoscenza per averlo amato, per avergli donato la propria vita anche solo per due lunghi intensi giorni, per averlo fatto poi maturare con l’allontanamento mettendolo davanti alle sue responsabilità.

hqdefault                                                                         (fonte immagine: YouTube.com)

Un giorno forse avrebbe avuto modo di chiarirsi , di spiegarsi, di confrontarsi, ma non oggi: era troppo presto e tutto era ancora confuso.

Passò del tempo, perse le tracce di lei, perse il suo numero di telefono, chiuso in una sim di un vecchio Nokia rubatogli in pieno centro a Torino, ma il ricordo di lei viveva in lui e qualche profumo risvegliava in lui il ricordo di lei, il desiderio di averla vicino, di parlarle, il desiderio di partire per il sud e confrontarsi con il suo mondo tanto diverso, cosa che inizialmente lo aveva spinto a cambiare direzione, a scappare, a rifugiarsi nella tranquillità dell’ordinario, del ragionevole, del misurato; quel lento cadere nell’anonimato del quotidiano.

Ma un giorno la rivide, la rivide nella sua università, la rivide seduta sotto i portici.

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                                              (fonte immagine: primalecco.it)

Lui non andava molto spesso a Milano negli ultimi tempi e chissà da quanto tempo lei la mattina andava lì e lo aspettava, aspettava di rivederlo, aspettava di trovare un altro uomo, più maturo, più consapevole, pronto a donarsi senza pretendere, pronto a cambiare per lei. Pronto ad avere obiettivi importanti da condividere con lei.

Forse il domani che non aveva mai avuto era già oggi. Adesso toccava a lui mettersi in gioco.

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In ricordo di un amore mai pienamente sbocciato, ma sempre presente.

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