Burn After Reading – A prova di spia

Burn After Reading – Stati Uniti/Regno Unito/Francia 2008 – di Ethan Coen, Joel Coen

Commedia/Crime/Drammatico – 96′

Scritto da Alessandro Pascale (fonte immagine: cineblog.it)

Osbourne Cox è un ex agente della CIA, licenziato a causa di ragioni politiche (mascherate con la scusa dell’alcolismo). Ormai senza lavoro decide di scrivere le sue memorie degli anni passati alla CIA ma per una serie di coincidenze queste finiscono nelle mani dei personal trainer Chad Feldheimer e Linda Litzke. I due decidono di ricattare Cox, sopravvalutando il contenuto dello scritto, cercando di estorcergli del denaro con il quale Linda potrà pagarsi costosi interventi di chirurgia plastica. Un’intricata serie di eventi casuali o dovuti a fraintendimenti, o a errate interpretazioni, porterà tutti i protagonisti in una insensata spirale di situazioni.

Al di là della traduzione italiana del titolo originale (A prova di spia) che solo a sentirlo sembrava si trattasse di un nuovo film per bambini con Banderas e mocciosi superattrezzati (gli spykids se non erro) si può dire che il confronto con Non è un paese per vecchi è quanto meno imbarazzante per i fratelli registi americani. E vabbè direte, voi, grazie al cazzo, quello era un capolavoro che ha vinto fior di oscar ed è sembrato indicare nuove strade al cinema nel suo complesso (quindi al Cinema) oltre che a una combinazione di generi (il western, i film d’azione, psicologico, drammatico) squisitamente post-moderna

Va bene, dirò io, ve ne do’ atto: pensare che i Coen se ne sarebbero usciti con un altro capolavoro del genere nel giro di neanche un anno era quantomeno improbabile. Era però difficile allo stesso tempo pensare che se ne potessero uscire con un film così poco riuscito come raramente gli era accaduto nella loro carriera. E lo fanno confermando la tendenza a perdere colpi in un campo (la commedia) in cui hanno sempre troneggiato. Che il loro capolavoro indiscusso nel genere sia Il grande Lebowski è una cosa nota e stranota, tanto che quel film l’hanno visto anche i sassi con gusto. L’uomo che non c’era e Prima ti sposo e poi ti rovino erano ancora due ottimi film, sebbene di calibro inferiore, che mantenevano una brillantezza e una semplicità narrativa sfavillanti. Ladykillers però era già un cospicuo passo indietro, o risultava quanto meno non del tutto convincente, forse per quel Tom Hanks e quel suo personaggio davvero bizzarro…

Burn after reading sembra quanto meno allineato con Ladykillers come valore, il che, lo ripeto, non è propriamente una cosa positiva. In particolar modo, nonostante sia stato presentato come una commedia demenziale (perlomeno dal trailer questo si evince) ci si trova di fronte a quella che molti chiamano black comedy ma che a me pare nient’altro che un film grottesco (inteso come genere, beninteso). Grottesco con spunti di commedia certo, ma è quasi sempre un riso amaro, a denti stretti, dovuto al novanta per cento delle volte ad un Brad Pitt sorprendente nella parte di “pirla primordiale” e che si rivela la vera sorpresa del lotto.

Il resto è una serie di nevrosi, sotterfugi, meschinità e reati che mostrano un mondo inquietante, grottesco per l’appunto, in cui nessuno si salva moralmente, quasi un percorso di formazione alla rovescia, dove propositi meschini e futili non vengono svelati come tali ma riescono ad ottenere la propria realizzazione incuranti di una scia fatta di orrori etici e stragi fisiche. 

Insomma da un certo punto di vista i Coen sembrano fare apposta a far vincere la meschinità, e questo non può che indispettire un po’ lo spettatore, ma non più di come potesse farlo la morte del cowboy “buono” in Non è un paese per vecchi

Il problema grosso è che l’opera manca di ritmo narrativo, non riesce a misurare bene le parti e sfugge spesso di mano al duo registico. Soprattutto il primo tempo non è convincente e appare alquanto sterile, con pause troppo lunghe tra i vari episodi singoli (a un certo punto ci si chiede se Malkovich spunterà mai di nuovo fuori…) o stagnanti dialoghi privi di mordente.

E poi tutta quell’isteria che si respira per l’intero film, a partire dalla bionda protagonista per cui non si riesce a provare una tremenda ira, fino allo stesso Malkovich sempre pronto a rompere i timpani con le sue sfuriate. Ogni personaggio ha in sè tratti irritanti, con l’eccezione forse del belloccio Clooney, al solito nella parte del piacione sexy sempre pronto a ficcartelo nel didietro.

Se è vero (ed è vero) che ogni film dei Coen è comunque un evento che merita attenta visione e analisi, sappiate però che la delusione potrebbe essere forte questa volta. Specie per i fan. Se invece siete dei fan sfegatati del grottesco e di autori alla Ferreri allora Burn after reading potrebbe fare per voi.

Voto: 5

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