Stati Uniti- 2020 – di Patty Jenkins- Azione/Fantascienza/Avventura/Fantastico – 151′
Scritto da Barbara Bresciani (fonte immagine: Metropolitan Magazine)
Dopo il prologo nell’antichità nel regno delle Amazzoni dove la piccola Diana impara lezioni morali dalle adulte sacerdotesse guerriere, l’azione si sposta nello spazio temporale del 1984, Washington. Diana Prince, l’alter ego di Wonder Woman (Gal Gadot), si occupa di istruzione e ricerca presso il museo ed istituto Smithsonian, qui conosce la pudica Barbara Ann Minerva (Kristen Wiig), una archeologa assunta da poco, con una così bassa autostima di se stessa da ammirare a tal punto Diana da voler diventare invincibile come lei, ignorando che sia in realtà Wonder Woman. E in men che non si dica questo suo desiderio si realizza grazie a una “Pietra dei Sogni” conservata nel museo, un oggetto creato da Dolos, il dio delle bugie, che concede un desiderio in cambio di un caro prezzo. Barbara svilupperà dei superpoteri e diventerà la vera antagonista di Wonder Woman col nome di battaglia di Cheetah la donna-ghepardo, tra le più famose cattive dell’immaginario mondo di Wonder Woman. Nel frattempo anche Diana esprime a mente il desiderio di rivedere il suo amore defunto Steve Trevor (Chris PIne) e contemporaneamente s’intreccia la causa del problema, un altro nuovo nemico: il cinico businessman Maxwell Lord. In sostanza la pietra diventa il motore d’azione al quale ruota attorno la seconda parte del film tra inseguimenti, effetti speciali digitali e cose che è meglio non spoilerare fino alla sequenza finale che ribadisce l’impegno dei divini di vigilare sul popolo degli umani.
Accolto tiepidamente da noi ma molto apprezzato altrove, il sequel di Wonder Woman del 2017 sempre diretto da Patty Jenkins, resta fedele allo spirito del personaggio DC creato nel 1941 da William Moulton Marston (testi) e Harry G. Peter (disegni) per la striscia di fumetti All Star Comics e torna protagonista sugli schermi per ben 151’ in questa folla di supereroi in gran spolvero, soprattutto in questo ultimo decennio. La Jenkins sembra più a suo agio nel dirigere e inscenare su grande schermo un ambiente urbano spettacolarizzandolo, anziché uno storico bellico. Tra sistema collaudato marchiato cinecomic e una narrazione coerente con lo stile DC/Warner, questo cinefumettone riesce anche al tempo stesso a giocare con la serie tv originale per famiglie (citata nel finale con il cameo di Lynda Carter), merito anche di un’azzeccata Gal Gadot che dopo diverse prove spazza via le prime sane riserve, dimostrandosi come richiede il ruolo la ragazza della porta accanto con il lazo della verità. Meno ambizioso del prequel o di lavori coevi, nonostante qualche scivolone evita di propugnare un femminismo superficiale ma anche di approfondirlo e se sotto l’aspetto action intrattiene il giusto pur non dicendo nulla di nuovo, le occasioni sprecate non mancano: la società reaganiana viene a malapena accennata, il glam degli anni Ottanta appiattito e una inedita villain in carne e ossa che pur degna di nota resta poco incisiva. Ci sarà un sequel di Wonder Woman 1984.
Voto 5
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