Draquila – L’Italia che trema

Draquila – L’Italia che trema – Italia 2010 – di Sabina Guzzanti

Documentario – 93′ 

Scritto da Alessandro Pascale (fonte immagine: movieplayer.it)

Partendo dalla catastrofe del terremoto dell’Aquila del 2009, il documentario indaga la politica dell’emergenza e del grande evento gestita dalla Protezione Civile, dipinta come un “parastato” in grado di operare al di sopra della legge.

Su questo sito siamo soliti (soprattutto il sottoscritto, me ne rendo conto e chiedo venia) parlare molto di politica, talvolta anche un po’ forzatamente forse, facendocela entrare spesso di traverso tramite fantasiose interpretazioni personali di eventi socio-psico-economici. Per questo motivo cercheremo di limitarci un po’ nel discorso che andiamo a fare riguardo a Draquila, anche perché se ci mettessimo a spulciare davvero tutto quello che la Guzzanti ha combinato non basterebbero due o tre pagine di approfondimento.

Ci limiteremo a ricordare come ovviamente strida in maniera nitida il contrasto tra la situazione “ideale” e quella “reale” dell’Italia, in cui la prima (ideale) la determina come uno dei paesi più ricchi d’Europa (anzi del mondo), in cui si reagisce meglio alla crisi capitalistico-finanziaria grazie al contributo del migliore presidente del Consiglio dai tempi di Cavour; la seconda (reale) invece catapulta lo Stivale al rango medio delle repubbliche delle banane, dove ai consueti e conformistici attacchi classisti al mondo del lavoro e ai ceti medio-bassi si aggiungono dei problemucci come la presenza ingombrante delle mafie, della Chiesa, di una dirigenza corrotta e del peggior presidente del Consiglio della storia italiana, le cui vicende giudiziarie lo spingono a delegittimare quotidianamente la Costituzione e la cui ascesa economico-sociale è talmente strettamente intrecciata con i soldi della mafia siciliana da essere palese anche ad un bambino di cinque anni.

Ma si sa, nella Repubblica delle Banane questo ed altri avventimenti accadono senza particolari problemi quando si ha il controllo quasi totale del principale mezzo di informazione di massa (la televisione) e soprattutto quando ci si trova a governare un paese di vecchi rincoglioniti che anche di fronte alla più evidente prova di un reato si rifugia in un irragionevole diniego della realtà (in fondo non c’è da stupirsi che nella terra del Papa qualcuno scelga di privilegiare la fede alla ragione).

Ok, ho smaltito il polpettone storico-politico in una maniera assai discutibile; ora possiamo constatare quanto sia stata brava la Guzzanti a raccontare questa situazione in una maniera assolutamente “leggera”, narrativa e non tediosa, con quella giusta dose di humour, ironia e artifizi estetici e visivi alla Monty Python. Interviste, immagini di repertorio e ricostruzioni sullo stile della trasmissione televisiva di successo Annozero sono la linfa di un registro di sicuro impatto per chi ha voglia di dedicare novanta minuti della propria esistenza a colmare almeno parte della vistosa lacuna formativa personale.

La cosa più sorprendente è che la Guzzanti riesce a spiegare tutto ciò partendo da una questione particolarissima come quella del terremoto dell’Aquila, ricostruendo certosinamente non solo gli eventi precedenti e successivi la catastrofe, ma soprattutto la gravissima situazione di anomalia in cui di fatto migliaia di persone in nome di un’emergenza vengono sistematicamente private (tuttora) di una serie cospicua di diritti civili elementari. Di qui si scava fino a rendere evidenti le contraddizioni interne all’attuale struttura della Protezione Civile, e ai personaggi che la governano ufficialmente (Bertolaso) e ufficiosamente (Berlusconi), con procedure e gestioni palesemente scandalose.

Si rimane insomma piacevolmente sorpresi dalla visione di Draquila, non aspettandosi un documentario così scientifico, preciso, professionale e allo stesso tempo scorrevole, fluido e a tratti perfino divertente. Assieme a Videocracy e a Vogliamo anche le rose uno dei documentari più interessanti e meglio riusciti degli ultimi anni italiani, che segue il filone più impegnato della nostra produzione cinematografica (Virzì, Sorrentino, Garrone, Moretti) oltre che la via tracciata a suo tempo da quel gran maestro di Michael Moore.

Non ascoltate chi ha parlato di un documentario “berlusconiano” non meritevole di menzione. Chi fa simili discorsi è corrotto interiormente oppure vive in quella meravigliosa realtà ideale in cui le case sono fatte di cioccolato e i cani sono caramellati e commestibili. La speranza come al solito è che un simile film possa essere visto magari da qualcuno di quei berlusconianes e non sempre dai soliti quattro pirla che da quindici anni si scandalizzano (giustamente) senza riuscire a far nulla per rovesciare la situazione. Com’è che si dice… la speranza è l’ultima a morire…

Voto: 8

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