
Scritto da Francesco Carabelli
Cosa sarebbe la mia vita senza i libri? Ho conosciuto tardi il piacere della lettura, pur essendo capace di leggere fin dalla più tenera età. Non riuscivo a stare davanti ad un libro se non per studiare. Avevo bisogno di muovermi, di fare. E’ stata quasi una sfida con me stesso quella di dedicare del tempo alla lettura. Ho iniziato tardi, più o meno all’ultimo anno del liceo, anche se prima leggevo spesso per necessità, dai 19 anni in poi ho iniziato a leggere per diletto. Era un puro esercizio, mi serviva per capire quanto tempo durante gli anni successivi all’università, avrei potuto passare sui libri. Leggevo romanzi, saggistica, riviste, un po’ di tutto per allenare le mie capacità immaginative e mentali. Devo sicuramente ringraziare per questo i miei professori del liceo e delle scuole dell’obbligo che hanno acceso in me la curiosità verso l’oggetto libro, dandomi la possibilità di confrontarmi a poco a poco con esso.
Ho iniziato ad apprezzare la lettura come passatempo e come mezzo di arricchimento personale, per conoscere nuove realtà, nuovi problemi, nuovi mondi. Ogni libro una sfida con me stesso per riuscire a portarlo a termine; pochi quelli che abbandonavo, avido di conoscere. Ogni libro un rimando ad un altro libro: nuovi orizzonti che si aprono.
Certo in questa ricerca ha molto aiutato il passaggio dal mondo cartaceo a quello digitale per ampliare le conoscenze, per reperire nuovi libri nelle librerie online o anche solo in biblioteca tramite la ricerca sugli Opac. Internet è stato un modo facile per contestualizzare sempre di più e raffinare le proprie conoscenze. Proprio in quegli anni questo passaggio ha facilitato la ricerca universitaria. Ricordo ancora gli immensi schedari della biblioteca centrale della mia università che ancora occupavano il suo atrio 25 anni fa, al mio arrivo, schedari che a poco a poco sono stati sostituiti dai cataloghi digitali e dalle postazioni di computer per poterli consultare.
Quanto ha facilitato il nostro lavoro questo passaggio? Come avremmo potuto scrivere le nostre tesi e tesine se non passando ore e ore a scartabellare negli archivi cartacei?
Poi dopo la lettura per studio, la lettura è per me diventata un contorno alle mie giornate lavorative. Dopo ore al lavoro ti potevi concedere il lusso di un paio d’ore di lettura serale, per evadere dalla realtà quotidiana spaziando dalla Russia Ottocentesca alla contemporaneità americana. E così molto spesso la lettura si accompagnava alla gita domenicale in città alla libreria più fornita per trovare quel volume che non trovavi altrove (non c’era ancora amazon a soddisfare in un giorno per posta i tuoi sogni e desideri libreschi) o per ritirare il volume che avevi ordinato e che in qualche giorno il tuo libraio di fiducia ti recuperava con sommo piacere.
Fine settimana dopo fine settimana il tuo catalogo di libri si ampliava. I tanti romanzi, i tanti saggi di filosofia, di politica, di cinema che si accumulavano dopo un’intensa lettura serale.
Ma poi la cosa ti era sfuggita di mano: avevi iniziato ad accumulare libri e nel contempo a comprarne sempre di più in ogni occasione che ti si presentasse; forse eri andato oltre il normale senso del pudore per l’accumulo compulsivo di libri e riviste.
Fortunatamente avevi una casa spaziosa e in qualche modo eri riuscito a ritagliarti uno spazio in qualche libreria o più semplicemente avevi accumulato su un tavolo o in un angolo decine di volumi che ti ripromettevi di leggere.
C’erano state delle crisi. Alle volte le parole scorrevano senza senso, perché non riuscivi a mantenere più la concentrazione e molti libri si erano consumati così ad una lettura superficiale.
Anni dopo certe letture erano andate oltre le tue capacità cognitive. Avevi colto le coordinate generali dello scritto con uno sguardo euristico, ma eri incapace di rielaborare in qualche modo quello che avevi letto.
Ma tutto ciò aveva ampliato il tuo orizzonte, aveva messo in gioco le tue capacità riflessive e molto spesso capivi subito la differenza tra il tuo modo di approcciarti al mondo e quello di chi non ha mai letto in vita sua, chiuso nell’istante, nell’immediatezza, nella chiacchera, nell’incapacità di cogliere le finezze, i sottointesi i legami (logoi) che si costituiscono tra le idee. A volte lo stesso intuito non allenato alla riflessione era sterile. E allora ti veniva in mente quello che scriveva Kant nella Critica della ragion pura e passavi oltre, sopportando la superficialità della gente comune.
Ma non volevi leggere per sentirti snob, o per far parte di un club, volevi leggere perché era un modo per porsi di fronte al mondo, con dubbi, domande, interrogativi, potendo contemporaneamente fruire di risposte che allenavano le tue capacità intellettuali e le stimolavano nella ricerca.
Il libro è una forma per comprendere il mondo, un mezzo per andare oltre la superficie delle cose e costruire attraverso diversi sguardi un modello della realtà o semplicemente per coglierla al di là della banalità in un gioco di sguardi e di rimandi concettuali e non.
Consigliavi ai tuoi amici di leggere, condividevi con loro le tue letture. Vi scambiavate consigli e opinioni e ti iscrivevi persino ad Anobii per poter catalogare tutto quello che avevi letto e conservarne memoria per i posteri o solo per solleticare il tuo orgoglio (“Quest’anno ho letto 15.000 pagine…”).
Leggere era un modo per approcciare la vita e renderla più bella e significante, quanto poi avere il coraggio di fare un passo ulteriore, ovvero di riprendere in mano la penna o anche solo la tastiera e continuare a scrivere il diario della tua vita, con quello che più ti aveva colpito, con quello che ti aveva cambiato e reso una persona nuova.
Dicono che ci sia un eccesso di scrittori rispetto ai lettori, un eccesso di carta che ogni anno finisce al macero non letta, ma c’è anche chi recupera questa carta e la mette a disposizione di chi non può permettersi di acquistare libri o non ha facile accesso alle biblioteche.
I libri trovano una seconda vita nelle tante iniziative di recupero e messa a disposizione gratuita nei luoghi pubblici, nelle vecchie cabine telefoniche, nei tanti spazi che le varie associazioni culturali mettono a disposizione per questa attività di lettura.
E la gente legge, se ha la possibilità di leggere, i libri girano, passano da una mano all’altra, che siano gialli o saggi, libri d’arte e o di politica e il mondo cambia perché gli uomini tornano a riflettere e a porsi i veri interrogativi alla base dell’esistenza e cercano nella lettura non solo di evadere dalla realtà, ma anche un modo per capire la realtà e relazionarsi con essa e magari vivere una vita migliore e più serena, più pacificati con se stessi e con i propri cari.
Articolo pubblicato in una forma leggermente diversa sul quotidiano La Prealpina il giorno 8 luglio 2021
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