Alla scoperta delle Valli Formazza e Antigorio

La diga di Riale – foto di Francesco Carabelli

Scritto da Francesco Carabelli (introduzione) e Guido Caironi (escursione)

Il mio contatto con le valli Antigorio e Formazza è iniziato attorno ai trent’anni. Avevo fatto si delle gite prima di quell’età, nel periodo invernale con gli amici dell’Oratorio, per trascorrere qualche ora sulla neve con il nostro parroco don Angelo Cassani e il gruppo di giovani dell’Oratorio, ma tutto si era risolto con la visita alle piste di bob e al centro di Ponte Formazza.

Fu solo nel 2007, che di ritorno da quindici giorni in vacanza studio a Colonia in Germania, iniziai ad apprezzare la valle grazie ad un’escursione alle Cascate del Toce e poi più su fino alla maestosa diga di Riale.

Ci tornai poi gli anni successivi e, a poco a poco, iniziai ad esplorare la valle con escursioni fino alla diga dei Sabbioni, la costruzione della quale negli anni ’50 è stata documentata da uno dei primi film documentari di Ermanno Olmi, allora impiegato della Edison, escursioni al rifugio Cai di Somma Lombardo e poi al lago del Vannino e ai vari altri rifugi che costellano la valle.

Finalmente la costruzione della galleria che portava a Ponte Formazza aveva facilitato i collegamenti tra i due tronconi della Valle ed evitato lunghi e pericolosi tornanti a sbalzo, che mi ricordavo aver percorso con il pullman d’inverno su strada ghiacciata agli inizi del millennio.

Ero venuto in contatto con la cultura Walser che è tipica di queste zone, come peraltro anche di Macugnaga in Valle Anzasca, quel misto di tedesco antico e di italiano che caratterizza il dialetto del posto, di questi popoli provenienti in epoca tardo medievale dall’attuale Canton Vallese e stanziatosi in questi luoghi allora disabitati. Erano zone chiave per i traffici. Il passo del San Giacomo, ora pedonale, era allora solcato da traffici tra il nord e il sud delle Alpi che ne fecero una direttrice privilegiata fino all’Ottocento e all’apertura di altri valichi alpini e gallerie ferroviarie.

Come non dimenticare poi luoghi meravigliosi come gli Orridi di Uriezzo nella parte bassa della Valle e le famose e da poco restaurate Terme di Premia; la simpatica cittadina di Crodo, patria del Crodino e luogo di manifestazioni come l’invernale Presepi sull’acqua.

Per non parlare dell’incantevole Alpe Devero e le sue tante passeggiate a dimensione familiare e i suoi magnifici laghi come il lago delle Streghe. Luogo di pace e di riposo che affascina per la compostezza delle costruzioni e per l’assoluto relax che ispira al visitatore.

Come dimenticare luoghi come la latteria sociale antigoriana a Crodo, meta di incursioni alla ricerca dei prodotti tipici: latte, formaggi, salumi, gnocchi walser ed ossolani e tanti altri prodotti culinari; e le bellissime chiese e chiesette che costellano la valle e sono posizionate anche in zona di alpeggi dove viene prodotto il latte che poi sarà lavorato per formaggi come Il Bettelmatt, l’Aleccio, le Tome o il Cistellino.

Come sempre lascio la parola al mio collega e amico Guido Caironi che ci proporrà con la sua esperienza una escursione in questi luoghi incantevoli che mai dimenticheremo di apprezzare e di fruire.

Alla Rupe del Gesso

Un bel percorso interessante, ancorché un poco lungo (circa 20 chilometri) ma per nulla difficile, è quello che da Riale risale ai Laghi del Boden, per poi ascendere alla Rupe del Gesso e compiere il periplo del Lago di Toggia fino al Passo San Giacomo, confine con la vicina e stupenda Val Bedretto. Si tratta di una escursione di ampio respiro, che permette di apprezzare appieno quello che può giustamente essere definito un vero “angolo di Paradiso”.

A Riale di Sotto (poco oltre la balconata delle Casate del Toce) si lascia l’auto nel parcheggio a pagamento (1728 m), si percorre un brevissimo tratto di strada asfaltata e si inizia a salire sul versante sinistro orografico della valle (cioè, guardando in direzione di Riale, verso destra).  Tagliando spesso i numerosi tornanti della carrozzabile (chiusa al traffico veicolare) si perviene in un’ora abbondante ai circa 2150 metri della piana che anticipa la diga di Toggia. Si piega quindi a destra, su mulattiera, in direzione del Lago Castel (che può essere anche raggiunto, volendo) e dell’omonimo alpeggio (2242 m), seguendo quindi labili tracce di sentiero verso destra (nord-est) e risalendo le dolci praterie in direzione di un evidente alpeggio, ove si intercetta il sentiero più marcato. Da qui basterà seguire l’evidente traccia sino ai due bellissimi Laghi di Boden a 2342 m, in circa due ore, o qualcosa in più, dalla partenza (in realtà i laghi sono tre, ma la presenza e le dimensioni del primo sono molto legate alla stagionalità).

Guardando verso nord si noterà un valico molto stretto e scosceso che andrà risalito, in quanto, alla sua sinistra, sorge la famosa e piccola Rupe del Gesso, interessante conformazione rocciosa caratterizzata dalla presenza di roccia calcarea e gessite. Vale proprio la pena, con un po’ di fatica, salirne la vetta a 2434 m, dalla quale si domina l’intero bacino di Toggia e tutte le cime circostanti.

Si scende sul lato opposto, in direzione nord, sempre seguendo il percorso tracciato sulla prateria, raggiungendo il Passo di San Giacomo a 2313 m dove è meritevole una terza sosta (la prima ai laghi di Boden, la seconda alla Rupe del Gesso e ora qui, al confine italo-svizzero).

Ora si segue lungamente ma facilissimamente la strada che costeggia la sponda occidentale del Lago di Toggia, fino all’omonima diga e al Rifugio Maria Luisa (2160 m), ricollegandosi a mezzo di una strada di servizio al percorso di salita e ritornando quindi a Riale.

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                               fonte immagine: lnx.cappef.com

L’articolo è stato pubblicato sul quotidiano La Prealpina di giovedì 29 luglio 2021

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