Vallese: terra di viti e di cultura

Il Rodano in Canton Vallese (foto Francesco Carabelli)

Scritto da Francesco Carabelli (introduzione) e Guido Caironi (escursione)

Arrivati al Passo del Sempione rimane il dubbio se fermarsi qui per una passeggiata sotto l’imponente Monte Leone e gustare un buon cappuccino o un café au lait  al ristorante bar che si trova al passo e visitare successivamente l’Ospizio, voluto nella sua forma moderna da Napoleone ad inizio ‘800 e gestito dai canonici del Gran San Bernardo e l’aquila in sasso posta qui dall’esercito svizzero durante la Seconda Guerra Mondiale, o proseguire oltre, ovvero scendere lungo una strada con molte gallerie e qualche ponte fino a Briga, una delle tante cittadine che caratterizzano il Canton Vallese, ovvero il cantone abitato da quelle popolazioni che hanno influito anche sullo sviluppo di alcune zone di montagna in Italia, con il nome di popolazioni Walser. Sono queste popolazioni di antica lingua e cultura germanica alemanna che si sono diffuse lungo tutto l’arco alpino a partire dal Medioevo, con grandi e piccole migrazioni, alla ricerca di nuovi luoghi ove poter insediarsi e praticare la loro agricoltura alpina e i loro commerci di prodotti agricoli e artigianali.

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Dalla zona del bernese sono arrivate tramite passi e valichi nella zona attualmente denominata Canton Vallese e, di qui, oltralpe anche in Italia a Macugnaga, in Formazza, ad Alagna, a Gressoney e in molte altre località.

Il Canton Vallese è bilingue perché la sua parte più occidentale è a maggioranza di popolazione francofona. Anche se in passato le due popolazioni convivevano molto spesso negli stessi luoghi parlando due lingue, oggi la demarcazione è più netta, anche se talvolta in una zona francese si trovano insegne in tedesco e contrario.

Possiamo dire che la linea di demarcazione lungo il fiume Rodano, che scende a valle verso il lago Lemano, è la zona che si pone tra gli abitati di Sierre e di Visp. Sono queste due cittadine di media grandezza, entrambe caratteristiche e che meritano una visita per monumenti e bellezze naturali.

Queste cittadine sono vicine ad altre zone molto turistiche: ad esempio i bagni termali di Leukerbad, conosciuti in tutta la Svizzera e anche in Italia, meta di gite di un giorno e vacanze o le ridenti località montane di Crans e Montana, dotate di famosi impianti di risalita destinati agli sciatori e di piste che sono state anche sede di mondiali di sci alpino. Queste zone sono molto appetibili anche nel periodo estivo con una proposta turistica molto ampia, con passeggiate, trekking, cicloturismo e campi di golf e di tennis per un turismo d’élite.

Alle spalle di queste località il massiccio dello Jungfrau che divide il Canton Vallese dal Canton Berna e che è attraversato dalla galleria del Loetschberg che permette di raggiungere velocemente la capitale, anche caricando l’automobile sul treno navetta.

A sud invece, verso l’Italia, altre famose località alpine come Saas-Fee e Zermatt, quest’ultima alle pendici del Cervino e raggiungibile solo con treno da Visp (le auto non circolano in questa cittadina).

Capitale del Cantone Vallese è la caratteristica città di Sion, famosa per i suoi vigneti e per i suoi castelli. Il Chateau de Tourbillon, le cui rovine sono visibili dalla città, era l’antica sede del vescovo che, oltre ad avere funzioni religiose, aveva anche funzioni di governo per queste zone, almeno fino al periodo napoleonico e all’assorbimento della regione nell’impero francese. Successivamente la zona divenne parte della confederazione elvetica, diventando cantone a sé stante. Sion mantenne il suo ruolo centrale di capoluogo anche alla fondazione del Cantone.

La tipica bandiera vallesana a sfondo bianco e rosso, con molteplici stelle di questi due colori, caratterizza gli abitati di questa regione, che la vedono sventolare assieme alla bandiera rossocrociata. Forte è il sentimento locale e l’attaccamento alle tradizioni politiche e religiose.

Il vino, assieme alla birra vallesana (riconoscibile dall’effige che riproduce la bandiera del cantone) è uno dei prodotti caratteristici di questa regione, con grandi coltivazioni di vigneti lungo il Rodano e sulle colline e i contrafforti circostanti.

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Un vino pregiato e di nicchia che si può trovare in commercio in cantine specializzate, ma anche nei maggiori supermercati con un costo sicuramente superiore al vino di importazione italiana.

Vini come il Fendant, il Petite Arvine, il Païen tra i vini bianchi e il Cornalin e l’Humagne rouge, tra i rossi.

Altro prodotto caratteristico sono le buonissime albicocche vallesane, da cui vengono prodotte anche gustose marmellate e succhi di frutta di prima qualità. Questi frutti di stagione si possono trovare in vendita per qualche franco, nei mesi estivi, soprattutto tra la fine di luglio e inizio agosto (sono un po’ tardive rispetto alla produzione italiana- Piero Chiara parla di questa produzione tipica nelle sue memorie da rifugiato in Svizzera, da poco pubblicata con il titolo Diario Svizzero- 1944-1945 per i tipi di Casagrande di Bellinzona, a cura della dottoressa Tania Giudicetti Lovaldi, esperta dello scrittore luinese) nei tanti chioschi che costeggiano la strada cantonale che attraversa la valle del Rodano e che molto spesso è l’unica via di comunicazione tra i vari centri abitati, dato che l’autostrada che collega Briga al Canton Vaud (Losanna e il Lago Lemano) è in funzione solo in alcuni tratti e in altri è ancora in costruzione. Cantiere questo che, a memoria personale, dura da almeno 20-25 anni, probabilmente per quella tendenza tutta elvetica nel favorire gli spostamenti su rotaia a quelli su gomma.

Da segnalare sempre in ambito agricolo i caratteristici canali che dal tardo Medievo fino ad oggi hanno permesso di irrigare le zone di alpeggio consentendo una maggior produzione di fieno nei pascoli. Sono queste le famose bisses vallesane che sono tipiche di questa regione e che negli ultimi anni sono diventate meta turistica importante ed ambita.

Consiglio la visione di questo servizio della RSI, tv svizzera di lingua italiana, in merito: https://www.rsi.ch/play/tv/svizzera-e-dintorni/video/i-bisses-dacqua?urn=urn:rsi:video:2962801

Sicuramente il viaggio può terminare, passando per la accogliente cittadina di Martigny, alle pendici del Monte Bianco, magari deviando per una visita veloce alla rinomata località alpina e turistica di Verbier, per poi tornare tramite la Galleria del Monte Bianco in Italia, in Valle d’Aosta.

Passando per Martigny ci lasciamo alle spalle la catena che divide il Canton Vallese dal Canton Vaud, ovvero il massiccio de Les Diablerets, visibile già da Sion, catena, a molti nota, per il Bitter des Diablerets, tipico liquore alpino a base di erbe, che da lei prende il nome e citato più volte dal famoso scrittore svizzero Jacques Chessex, unico svizzero romando vincitore del famoso premio letterario francese Goncourt. Lo stesso Chessex, nativo di Payerne, nel canton Vaud, ebbe come ispiratori della sua prosa molti scrittori vallesani di lingua francese, tra cui Maurice Chappaz, o comunque legati a questo mondo come Charles-Ferdinand Ramuz.

A Sierre si può visitare, rimanendo in tema di grandi scrittori, la casa museo di Rainer Maria Rilke, gestita dall’omonima fondazione dedicata allo scrittore austriaco, che qui visse per cinque anni circa alla fine della sua vita. Il corpo dello scrittore è infatti tumulato nel vicino cimitero di Raron, frazione di Visp, a pochi km da Sierre.

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A Sion invece è possibile visitare i locali della Fondazione Fellini, che dedica periodicamente mostre e pubblicazioni al maestro del cinema riminese e può contare su una collezione di sue vestigia dai set e di suoi disegni e scritti.

Lascio ora la parola al mio collega di avventure Guido Caironi, che ci proporrà un’escursione in queste zone ricche di storia e di città, ma che sono fortunatamente caratterizzate da una natura ancora incontaminata.

La salita del Galehorn al Passo del Sempione

Posta proprio all’inizio del passo, la vetta che viene qui proposta sarà la meta di una interessante escursione ad anello, in un posto decisamente ameno e caratterizzato da peculiarità di alta montagna: praterie alpine, cascate, laghi cristallini e, ovviamente, una panoramica cima.

Unica attenzione riguarda la frequentazione nei giorni feriali, quando è possibile che l’esercito elvetico svolga qui le proprie esercitazioni di tiro balistico (e infatti, purtroppo, lungo il tratto centrale del sentiero sono ben evidenti i resti delle bombe qui lanciate).

Si risale dalla dogana italo-svizzera in direzione del Passo del Sempione, fino alla frazione di Engiloch, ove si parcheggia sulla sinistra in un relativamente ampio spiazzo.

Si scende subito sullo stradello asfaltato sottostante e si attraversa il torrente su di un ponticello, raggiungendo delle belle baite (Chluismatte), puntando quindi verso la testata della vallata, caratterizzata da una evidente cascata. Si risale con un po’ di fatica il sentiero sul lato della cascata, aiutati in certi tratti da alcune catene, fino a raggiungere il pianoro sovrastante e il lago Sirwoltusee (2411 metri). Poco oltre si affianca un ancor più panoramico lago, proseguendo quindi lungo la chiara traccia in direzione di un evidente colle (Sirwoltusattel), che si raggiunge in circa due ore e 45 minuti di cammino, dalla partenza (2620 metri), transitando presso altri ameni laghetti.

Si abbandona allora il tracciato, salendo verso destra, spesso su sfasciumi, percorrendo il vallone che scende a sud-ovest dalla cima, raggiunta in una ulteriore mezzora di faticosa ascesa. La vetta è molto panoramica, anche se guastata dalla presenza di un ripetitore, verosimilmente ad uso militare (2796 metri).

Dalla vetta è ovviamente possibile ripercorrere l’itinerario di salita, rientrando facilmente al punto di partenza; oppure è fattibile anche un interessante giro ad anello, descritto di seguito.

Si torna al colle prima raggiunto, proseguendo questa volta lungo l’evidente traccia di sentiero in direzione delle indicazioni per il Passo del Sempione, evitando eventuali bivi e varianti (dapprima in direzione ovest, compiendo poi un giro in costa verso destra e affiancando le elevazioni del Galehorn e del Magehorn). Si raggiunge quindi in salita il Bistinepass (2417 metri, quattro ore e 45 minuti). Da qui inizia quindi la lunga ma non difficile discesa, cosparsa di guadi, in direzione est, cioè verso il Passo del Sempione e la frazione di Bielti. Su stradello si raggiunge la frazione di Sicka, transitando presso l’Altes Hospiz. Si volta a destra (direzione sud), verso Nideralp, raggiungendo il parcheggio di partenza dopo circa sette ore e un quarto di camminata e 1065 metri di dislivello in salita.

Per comprendere meglio l’itinerario da percorrere è possibile visitare la pagina web della cartografia federale svizzera, completamente gratuita, presente all’indirizzo www.map.geo.admin.ch.

Il percorso qui descritto è vario e intrigante, ma da svolgersi soltanto previa conoscenza delle adeguate condizioni meteorologiche ed evitando l’inizio della stagione estiva, quando la neve residua sul percorso, potrebbe rendere ardua la salita.

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L’articolo è stato pubblicato in una versione leggermente diversa il 2 settembre sul quotidiano La Prealpina

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