Il giro del mondo in 80 giorni

Around the World in 80 Days- Francia/Belgio, 2021 – di Samuel Tourneux – Animazione – 82′. Scritto da Antonio Falcone

C’era una volta, su un isola in mezzo all’oceano, popolata per lo più da gamberi stolti ed irridenti, uno scimmiotto di nome Passepartout. La vispa fantasia lo portava a voler imitare le gesta del suo eroe, l’esploratore Juan Frog De Leon, così come riportate nel libro da cui non si separava mai, fonte d’ispirazione per i suoi viaggi, sogni ad occhi aperti, intorno al mondo. Difficile lasciare casa con una madre iperprotettiva, che fin da quando Passepartout era un bebè scelse di vivere in una palafitta vicino alla costa, così da mantenere il pargolo distante dai possibili pericoli della giungla, redarguendolo ripetutamente, “Non fare niente se non sei completamente pronto”. Un giorno ecco arrivare sull’isola, cavalcando le onde su una tavola da surf, un ranocchio, Phileas Frog, arie di chi ne ha viste tante ed una certa propensione alla truffa, subito tenuto sotto osservazione da Fix, gerbillo a capo della polizia locale. A contorno di tutta una serie di vanterie, Phileas arrivava a concludere una scommessa con gli isolani, 10 milioni di vongoloni ove riuscisse a compiere il giro del mondo in 80 giorni. Per Passepartout si presentava quindi l’occasione tanto agognata, proponendosi infatti come assistente dell’anfibio scavezzacollo, riuscendo dopo varie peripezie a sfuggire al controllo materno. Con Fix alle calcagna, vi era stata una rapina alla banca e Phileas sembrava esserne l’autore, i due si ritrovavano ad affrontare varie avventure, dal deserto infuocato, alle prese con i bulli scorpioni in sella alle loro moto, alla giungla più profonda, dove incontravano la soave ranocchia Aouda, principessa nonché costruttrice di aerei, salvandola da una tribù di lumaconi invasati…

Produzione franco belga per la regia di Samuel Tourneux, al suo esordio nei lungometraggi, l’ennesimo adattamento, ad opera di Gerry Swallow e David Mitchel, del romanzo di Julies Verne Le Tour du monde en quatre-vingts jours, la cui prima edizione in volume risale al 1873, Il giro del mondo in 80 giorni in realtà si serve dell’opera originaria come fonte d’ispirazione, dando vita ad un film d’animazione piuttosto semplice da un punto di vista prettamente grafico, il cui stile, nella mescolanza fra disegni in 2D e 3D, tende ad evitare volutamente la spettacolarizzazione o il realismo a tutti i costi, puntando soprattutto sulla vivida luminosità dei colori. Ecco allora farsi strada la sensazione che davanti ai nostri occhi si apra un buon “vecchio” libro di fiabe illustrato, sulle cui pagine va dunque a scorrere un vivace racconto di formazione ed avventura, dove assumono la loro importanza i valori dell’amicizia complice quale opportunità di crescita (Phileas e Passepartout non sono infatti, come nel testo d’origine, un ricco gentiluomo inglese e il suo maggiordomo), insieme al senso del viaggio, ancor prima che come scoperta, quale possibilità, per dirla con Proust, di osservare il mondo con nuovi occhi, assumendo quindi maggiore rilevanza il percorso che si compie e le varie esperienze lungo il cammino, rispetto al raggiungere o meno la meta. Piuttosto riuscita la caratterizzazione di tutti i personaggi, con un plauso particolare alla “mammina cara” di Passepartout, per un film d’animazione indirizzato chiaramente ai bambini nell’essere visivamente e “classicamente” fantasioso, rispettandone e stimolandone la propensione immaginifica ma anche una certa riflessione con la sua bella morale da valida fiaba moderna, godibile infine anche per gli adulti “volontari alla visione”, non accompagnati da minore, considerando il divertimento assicurato dal coinvolgente ritmo narrativo e dall’ironia scaturente da situazioni e dialoghi.

Voto:7

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