
Scritto da Francesco Carabelli
Mi ricordo, era una domenica, una di quelle domeniche di quando ancora la meta ambita era Milano, un giro in centro in piazza Duomo e poi in Corso Vittorio Emanuele o in Galleria. Quel giorno, probabilmente di inizio ottobre, eravamo stati a Milano per una fiera, gli amici di sempre, sul finire degli anni ’90.
Si era vicini a cambiamenti epocali nel nostro modo di vivere e concepire il mondo, ma ancora vivevamo rassicurati dalla caduta dei muri e delle ideologie che avevano provocato la friedliche Revolution, la rivoluzione pacifica che aveva visto il venir meno dei regimi comunisti e una voglia di pace e benessere mai viste prima.
In quei tardi anni ’90 la tecnologia analogica andava ancora di pari passo con la novità di internet e con il diffondersi capillare dei pc multimediali, vera novità del decennio.
Ma ancora resistevano le audiocassette e tutti avevano in casa un impianto hi-fi con la piastra singola o doppia (per la duplicazione) delle cassette.
Chi non aveva un impianto serio aveva comunque una radio con mangianastri e, magari, pure il lettore cd incorporato.
Si passavano le cassette da amico ad amico, magari registrate alla radio sulle trasmissioni di tendenza, o magari solo frutto di duplicazione da altre cassette o da cd.
E proprio in questo modo era giunta a me, tramite mio fratello, quella cassetta.
Non conoscevo il gruppo, ma quella musica mi estasiava. Quel pomeriggio ascoltai quella cassetta per delle ore anche con le cuffie per essere maggiormente concentrato, e fu l’inizio di un amore, un amore che in campo musicale ho poi avuto per pochi altri gruppi e mai ad un tale livello di ossessione anche nel collezionare le rarità musicali in cd o in cassetta o vinile.
Sono passati più di venti anni ma ancora oggi a casa mia non manca settimana in cui non ascolti musica di quel gruppo. Certe volte mi fossilizzo su un cd forse perché è a portata di mano e mi risulta più facile da ascoltare.
Altre volte ascolto un vinile, magari il primo vinile di quel gruppo che, memore di quell’amore di fine anni ’90, mio fratello mi regalò alla soglia dei miei 40 anni.
Ma è una dedizione, una vera passione per quelle sonorità british, io che non ho mai amato l’Inghilterra (si escluda il periodo in cui, innamorato, scrivevo sonetti in inglese, quando avevo 20 anni) ho trovato in quei riff di chitarra e in quelle melodie, a volte cupe, uno specchio della mia anima, ricca di contraddizioni e di spigoli.
Adesso usciranno con un nuovo disco per celebrare i 20 e i 21 anni di due celebri loro dischi usciti a cavallo del millennio: il titolo sarà KID A Mnesia.
Ed è partito il countdown per accaparrarsi l’edizione limitata e si attende con trepidazione di poter ascoltare le b-sides di quegli album, così come quando con trepidazione facevi ascoltare alla tua ragazza per la prima volta quei dischi usciti da poco e ti chiedevi come facessero a fare musica così bella e singolare. Avevate passato una vacanza con quel sottofondo costante in quei giorni in cui vi stavate scoprendo.
Per questo è per tutta la bella musica che ci avete regalato e che sono sicuro ci continuerete a regalare, grazie Radiohead!
Quando il mondo ci crollava addosso e la nostra vita era paranoia voi ci aprivate la strada verso il bello e ci davate speranza condividendo e superando il nostro malessere.
Ancora oggi siete un faro a cui guardare in un mondo in continua evoluzione, ma voi siete sempre una spanna avanti e aprite nuove prospettive, proponendo nuove sonorità e nuove soluzioni musicali.
I wish I was special
You’re so fuckin’ special
L’articolo è stato pubblicato sul quotidiano La Prealpina il 30 settembre 2021
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