Quando ero ragazzino James Bond, l’agente segreto al servizio di sua Maestà creato da Ian Fleming nel 1953, protagonista del romanzo Casino Royale, numero di matricola 007, con il doppio zero ad indicare la licenza di uccidere (in fondo il nostro non è altro che un killer prezzolato dallo stato), coincideva con la figura resa da Roger Moore. Una volta grandicello, già cinefilo onnivoro, ne scoprivo il suo primo interprete cinematografico (nel 1954 vi era già stato un adattamento per la tv), Sean Connery (Dr. No, 1962), convincendomi così che questa interpretazione dovesse considerarsi qualcosa di particolare: ne ammiravo l’eleganza sorniona, il fair play tutto inglese anche nell’eliminare brutalmente i nemici, al pari dello humour, tra il sardonico ed il cinico, con cui si immergeva in quel clima da Guerra Fredda dal quale comunque proviene, con tocchi di autoironia nelle sue imprese…
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