Albakiara

Albakiara – Italia 2008 – di Stefano Salvati

Azione/Commedia/Drammatico – 93′

Scritto da Alessandro Pascale (fonte immagine: wikipedia.it)

Un poliziotto corrotto deve recuperare un enorme carico di cocaina finita in mano ad un gruppo di giovani scatenati, disinibiti fino all’inverosimile. Tra sessualità spinta e abusi di ogni genere.

È un film che mette angoscia Albakiara, anzi che mette davvero ribrezzo e provoca quasi nausea. E non per le scene di tortura simil-Saw (o Hostel, come preferite), ma per il ritratto provocatorio che Salvati propone della gioventù d’oggi, caratterizzata dalla perdita di ogni minima moralità e coscienza intellettuale, capace solo di sballarsi tra droghe, alcool, sessualità libera (eufemismo per non dire troiaggine spinta) e assoluta intolleranza per ogni autorità costituita.

Una descrizione che detta così potrebbe essere applicabile anche a film sessantottini come The Dreamers, onde per cui occorre precisare la notevole differenza intellettuale, morale e politica che corre tra quella generazione e questa. Un quadro comunque, quello di Salvati, totalmente irreale perché esasperato fino all’eccesso, che va a inquadrare la parte più estrema di una fetta giovanile che probabilmente esiste (perché non c’è mai fine al peggio, si sa) ma che non merita certo lo spazio sconfinato qui dedicatovi.

Ma al di là dell’aspetto più volutamente provocatorio del film (ossia la sceneggiatura) Albakiara è un completo fallimento per almeno altri due aspetti: per la pessima caratterizzazione dei personaggi degna del peggior cinepanettone (con il detective americano, i rapinatori meridionali, le ragazzine tutte troiette, il bidello erede di Alvaro Vitali) e per il confuso pastiche di generi (poliziottesco, porno soft, commedia trash, storia d’amore, videoclip, horror, addirittura fantasy!) totalmente sconnesso e disgiunto da un canovaccio quanto meno credibile.

Pessima pure la commistione delle musiche (Vasco dall’inizio alla fine, per quanto dicono le masse, rompe abbastanza i maroni) con le scene e l’introduzione di alcuni artifici grafici-digitali per fortuna rimasti confinati soltanto all’inizio del film.

L’unica cosa un minimo decente in effetti è la scelta del finale, che per quanto possa essere moralista e giustizialista (il detective, pur corrotto e dalla parte del “male” punisce con la morte l’irresponsabilità morale dei giovani sballosi) soddisfa lo spettatore che vede eliminati fisicamente personaggi insulsi che non si può non disprezzare e schifare. Mezzo punto in più anche per non aver chiuso il film con la cattura dello stesso poliziotto da parte dei colleghi onesti, pur lasciando intendere che questi sono sulle sue tracce e non tarderanno a prenderlo…

Per fortuna il cinema italiano vero è altro. Anche se il successo e l’attenzione che mantengono film del genere fa sempre abbastanza preoccupare che chi li guardi si riconosca in simili deprecabili costumi morali e culturali. Dite che sono degno di quel rompiballe che era Catone il Censore? Arrivati a certi livelli forse non rimane atro da fare…

 

Voto: 2

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