
Diretto da Chiara Bellosi, al secondo lungometraggio di finzione dopo Palazzo di Giustizia (2019), su sceneggiatura di Maria Teresa Venditti e Luca De Bei, Calcinculo, presentato nella sezione Panorama della 72ma Berlinale, è un film che ritengo possa considerarsi emblema di un cinema che mi piace definire “resistente”, ovvero capace di narrare una storia di formazione nell’ambito di una complessa realtà adolescenziale, senza incorrere al riguardo in stereotipi o schematismi di comodo atti ad ingraziarsi gli spettatori, puntando piuttosto sulla veridicità immedesimativa dei personaggi e sul realismo delle situazioni in cui si trovano coinvolti, pur nella trasmutazione dei luoghi all’interno di una dimensione astratta, tale da rendere l’impatto, visivo e contenutistico, di una moderna fiaba, riprendendo alcune dichiarazioni dell’autrice. Ecco quindi delinearsi l’assunto di come, nella delimitazione di determinate fasi esistenziali, per poter crescere o comunque proseguire il cammino vi sia bisogno di una forte spinta, voluta, ricercata…
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