
Scritto da Francesco Carabelli (introduzione) e Guido Caironi (escursione)
Tra le tante valli che diramano dalla principale Ossola, non possiamo non citar la val Bognanco che prende il proprio nome dall’unico comune che la forma, comune molto esteso territorialmente (da Domodossola al confine con il Canton Vallese, in Svizzera), ma molto poco abitato: se si considerano i soli abitanti residenti abituali non si arriva a 200 persone; a questi vanno aggiunti coloro che hanno una seconda casa qui o coloro che fanno qui le proprie ferie in case vacanza o in hotel e pensioni.
Bognanco ha guadagnato nel secolo scorso una certa notorietà a livello nazionale ed europeo per le sue fonti, tuttora attive e per le sue terme.
L’acqua oligominerale, molto ricca di sostanze minerali, come il magnesio e il potassio ha permesso alle terme, sin da inizio ‘900, di essere luogo ove le persone affette da vari disturbi di salute potevano soggiornare per fare bagni termali e per bere acqua che,grazie proprio alla sue proprietà chimiche, aiutava a ripristinare uno stato di salute ottimale o a migliorare alcune problematiche grazie alle cure idropiniche, problemi come la gastrite, i disturbi reumatici, le affezioni respiratorie, problemi dermatologici, patologie dell’apparato urinario e molti altri.
Le terme sono state poi, di recente, rimodernate per aggiornarsi ai moderni standard termali e offrire ai turisti una gamma completa di servizi.
Dalle fonti sgorgano, ancora oggi, diversi tipi di acque minerali, per ogni esigenza e per ogni palato e vengono anche prodotte delle bibite come limonata, chinotto e gassosa, a base di acqua minerale di queste fonti, bibite che completano l’offerta dell’imbottigliatore per il pubblico locale, nazionale e internazionale.
Questo il sito web delle terme e fonti:
Il centro storico di Bognanco è quindi caratterizzato dagli stabilimenti termali e dalle tante chiese e chiesette, tra cui la bella chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo.
Segnaliamo inoltre il Birrificio di Bognanco (Bognanco Birra) che da qualche anno è sorto nei locali di un albergo ristorante del paese e che produce con acqua locale diversi tipi di birra. Sul suo sito web, oltre che in loco, è possibile acquistare birre in bottiglia di diversa qualità dalle chiare alle scure. Alle birre sono stati dati nomi di località della valle a significare l’origine locale delle bevande. Qui maggiori info:
https://www.bognanco.shop/beer
Diverse sono le escursioni che si possono compiere partendo da Bognanco tra cui, ad esempio, la salita all’Alpe Paione e agli omonimi laghi contigui o le escursioni ai rifugi Gattascosa e San Bernardo, facilmente raggiungibili anche da camminatori con poco allenamento.
Ma l’escursione della quale vi vogliamo parlare nel dettaglio è quella al rifugio Alpe Laghetto, appunto perché questo rifugio nasce dalla volontà di alcuni varesotti che hanno formato più di trenta anni fa la sottosezione CAI di Arsago Seprio, afferente allasezione CAI di Somma Lombardo.
Questi soci CAI hanno ripristinato e dato nuova forma a precedenti case di alpeggio per pastori, concesse loro in affitto dal Comune di Bognanco. Oggi il rifugio è meta ambita per la sua posizione al confine con la Svizzera, sotto il pizzo Straciugo e vicino ai Laghi di Campo. Molti sono i turisti stranieri, da ogni parte di Europa che, con la bella stagione, soggiornano qui, per brevi o anche lunghi periodi, e prenotano anche molto tempo prima per garantirsi la possibilità di trovare posto nel rifugio,sempre molto affollato, soprattutto nel mese di agosto, quando è aperto tutti i giorni grazie all’alternarsi alla gestione dei soci della sottosezione.
A questo link https://www.caiarsago.it/content/il-rifugio-alpe-laghetto?locale=it è possibile trovare informazioni sul rifugio e sulle escursioni disponibili nei dintorni di questo, escursioni che è possibile svolgere in più giorni, pernottando per una o più notti nel rifugio stesso.
Il rifugio è dotato anche di un locale invernale, sempre aperto, per chi si trovi a passare di qui nei mesi in cui lo stesso non è gestito e aperto al pubblico.
Queste zone alpine di confine sono famose, dato che in passato,prima della costruzione della carrozzabile del Sempione,costituivano una valida alternativa per giungere in Italia dal Canton Vallese, senza passare per la Val Divedro, nella sua parte italiana. Infatti, si può andare a piedi direttamente a Domodossola, partendo da Gondo (Zwischenbergen), passando appunto dall’Alpe Laghetto ed evitando la strada di Varzo.
Il punto di partenza del sentiero più facile per giungere all’Alpe Laghetto (così detta perché in passato vi era un piccolo bacino lacustre ora quasi del tutto asciutto) è quello che parte dalla località La Gomba nei pressi del recentemente costruito camping Yolki Palki. Il sentiero si dipana con leggera salita, ma costante, in mezzo ai boschi e poi attraversa una zona ove scorrono diversi torrentelli che, quando non in secca, devono essere attraversati, per arrivare ad una prima zona di vecchie malghe ora abbandonate.
Proseguendo oltre, si incrocia il sentiero che in salita giunge qui dall’altro punto di partenza possibile, ovvero dalla frazione di Pizzanco. Poco oltre, una croce segna il limitare della vallata sottostante l’Alpe Laghetto, poco distante dall’Alpe Vallaro, ove si trovano delle case che, in estate, sono frequentate da pastori, che allevano soprattutto pecore e capre per la produzione di latte da usare per formaggi e latticini e per le loro pregiate carni.
Da qui si può proseguire per due distinti sentieri per arrivare al Rifugio del CAI di Arsago Seprio (mt 2039): si può tenere la mezza costa, salendo poco per volta fino all’Alpe Laghetto, o proseguire nel fondo valle per poi salire velocemente fino al rifugio.
Giunti qui si può gustare un piatto dal menù del giorno e rinfrescarsi con una buona birra o un bicchiere di vino e poi proseguire tramite la bocchetta che sovrasta l’Alpe Laghetto fino al pianoro ove sono siti i Laghi di Campo.
Questi laghi sono popolati da una folta popolazione di trote che affiorano in superficie quando il turista si avvicina alle loro sponde.
Lascio ora la parola all’amico Guido Caironi che ci proporrà una delle sue escursioni in questa valle, sicuramente affascinante per panorami e offerta turistica, anche per un turismo di prossimità.
I Laghi di Variola
Tra le varie attrazioni della Val Bognanco non si può dimenticare l’escursione a questa interessante “testata valliva”, laterale della Valle Principale, che offrirà però una escursione abbastanza lunga, ma non difficile e di sapore “d’alta montagna”.
Dalla Val d’Ossola si seguono le indicazioni per la Val Bognanco e si risale sulla destra (faccia a valle), attraversando numerose installazioni abitative. Oltrepassato il nucleo di San Lorenzo, si prosegue su lungo percorso asfaltato ma stretto, sino alla chiesetta di San Bernardo (un poco dislocata in verità rispetto alla centralità della valle), nei pressi della quale si lascia l’autovettura (si può anche effettuare un breve percorso ulteriore su sterrato, abbandonando la macchina a sinistra, nei pressi di un bel ristoro).
Se si è scelta quest’ultima opzione si torna a piedi, indietro per alcuni metri, fino ad incontrare le paline dei sentieri. Si piega a sinistra e si discende su carrareccia sino al ponte sul torrente, che si attraversa, piegando in salita a destra. Ad una curva a sinistra si prosegue invece diritti nel bosco, questa volta su sentiero, in salita. Si ignora il bivio a sinistra per i laghi del Paione (altra possibile meta escursionistica) e si procede oltrepassando un rudere. Seguendo le indicazioni per il GTA si oltrepassa un guado con cascata, si sale sulla sinistra su sentiero giungendo alle baite di Casariola (1 ora di cammino). Si supera un terreno costellato di larici bruciati e si perviene all’alpeggio dell’Alpe Dorca. Dopo un discretamente lungo percorso si perviene ad una croce lignea, per la verità molto rustica e semplice, posizionata in alto sul sentiero, che va puntata attraversando un ennesimo guado (Alpe Variola di Sopra, 2 ore e 15 minuti). Si seguono i segni posti lungo i muri delle costruzioni, portandosi alle spalle di queste e si inizia la fase più avventurosa della salita.
Di fatto il sentiero non è ben tracciato, anche se la direzione da seguire è abbastanza intuitiva (bisogna salire per il percorso più agevole, verso l’alto, dove si intuisce che possano sorgere i laghetti). Si punta all’evidente colletto posto a monte, che si raggiunge non senza un certo sforzo fisico. Ricompaiono quindi delle tracce di sentiero, ometti e segni a vernice, che permettono di ridiscendere una fascia rocciosa e di ritrovarsi immersi in un paradiso di ruscelli, laghetti, rocce montonate e marcite. Si sale dapprima ai due laghi inferiori e poi, dopo un ultimo strappo, a quello superiore, che nonostante la stanchezza, vale la pena raggiungere per ristorare occhi, mente, spirito e corpo (3 ore circa e 730 m di dislivello).
Per la discesa si ripercorre fedelmente la direzione di marcia dell’andata (anche se sarà più semplice ritrovare la segnaletica orizzontale dei sentieri nel primo tratto fino all’Alpe di Variola).
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