
A Declaration of Love – Italia 2021- di Marco Speroni
Documentario – 61′
Scritto da Messua Mazzetto
A declaration of love non è un film con tempi standard, difatti dura appena un’ora. L’opening è quella del film sperimentale, con inquadrature veloci, poco calibrate e scene sfocate.
La storia è quella di un uomo, Curtis McCarty, il quale era stato condannato a morte per un crimine non commesso a metà degli anni ottanta. Curtis passa ventidue anni della sua vita in carcere prima di essere scagionato e liberato (questo accade nel 2007).
La voce calma e anche stanca ci racconta la sua vita, fin dalle sue origini. Il padre militare, una famiglia normale, ma il suo animo inquieto lo porta invece verso una strada sbagliata, quella dell’abuso di droghe.
Curtis racconta che all’epoca non vi era la via mediana, e purtroppo lui scelse quella dell’eccesso in quegli anni a cavallo tra il 1970 e 1980 allontanandosi dalla famiglia. Il suo dramma avviene nel dicembre del 1982 quando dopo aver assistito a violenze verso la sua fidanzata da parte di un uomo viene preso dalla polizia e accusato lui stesso di averla violentata e in seguito uccisa.
Un abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, per le quali è più facile accusare un uomo già in difficoltà che mettersi a cercare il vero colpevole. Il taglio del documentario di Marco Speroni è pulito e incalzante.
Forse per uno spettatore medio diventa un po’ pesante per la struttura, avere unicamente la voce di Curtis McCarty che parla per un’ora può diventare un po’ piatto (salvo per qualche piccolo intermezzo musicale inserito proprio per necessità di spezzare per un attimo la narrazione dell’uomo). La scelta atipica sta anche nel taglio delle inquadrature, il volto di Curtis sempre in una mezza penombra e mai ripreso completamente; sempre tagliato, ne vediamo unicamente la parte centrale. Per il resto delle inquadrature troviamo dettagli, stralci di parole e di paesaggi della sua vita. La colonna sonora è delicata, non disturba mai il racconto.
In conclusione l’idea è quella di un lungo confessionale, dove quest’uomo racconta la sua vita e le sue emozioni, un film di sicuro non per tutti; ma in grado di porre delle importanti riflessioni. Il racconto del braccio della morte, di questo luogo senza finestre, un isolamento completo e quasi definitivo che toglie tutto all’uomo, l’identità, l’emotività … in poche parole l’essenza stessa della vita.
Voto: 7
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