
“La vita di un uomo è legata a tante altre vite e quando quest’uomo non esiste lascia un vuoto”, la frase pronunciata dall’angelo Clarence Odbody (Henry Travers) nel rivolgersi ad un disperato George Bailey (James Stewart) in una sequenza del classico di Frank Capra It’s a Wonderful Life (1946), è riaffiorata dai meandri dei miei ricordi cinefili durante la visione del bel documentario diretto da Riccardo Ferraris (The War in Between, 2017, suo esordio alla regia), così come l’idea a me cara del passato considerato non in guisa di pesante zavorra, bensì di congrua memoria relativa alle esperienze fatte, positive o negative, dalle quali attingere per vivere al meglio il presente, in particolare una volta che si sia raggiunta la consapevolezza di essere giunti in prossimità del capolinea, ora concreto futuro a cui volgere lo sguardo. Ferraris circoscrive attraverso l’obiettivo della macchina da…
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