Bocche inutili di Claudio Uberti

Femminilità differente, testimonianze reali in un affresco storico per la memoria e la dignità

fonte immagine: ufficio stampa

Scritto da Sarah Panatta

Femminilità, differenza, qualità differente, qualità della differenza, diversa.

Nessuno tocchi la dignità di una donna. Essa è origine e matrice di tutto.

Ma viene invece toccata quella dignità, ferita, oltre ogni immaginabile limite.

Seconda Guerra Mondiale, l’Olocausto che si consuma da un campo di detenzione ad un campo di concentramento, l’orrore nel cortile di casa. Bocche inutili diretto da Claudio Uberti, prendendo il la dalle memorie scritte di alcune donne sopravvissute allo sterminio ad opera di fascisti e nazisti, si plasma in una forma televisivo-teatrale. Con una messa in scena scarna e quasi sacrale dell’opera. A tratti didascalica, con un’anima scissa, come quella delle protagoniste, tra la rabbiosa, disordinata, cruda, zoppicante eppure strenua, luminosa lotta per la sopravvivenza. E la composta, oscura, rigorosa quanto distaccata e implacabile strategia della distruzione.

Linguaggio scritto, fatto di frammenti di diari e lettere ricomposti, tradotto in una recitazione marcata, spesso urlata nel mostrare la disperazione e il desiderio soffocato ma non annichilito, di resistere, vivere per raccontarlo.

È la storia della giovane Esther e del suo manipolo di compagne, nella loro baracca sudicia in un campo di morte.

Storia di donne rapite alla propria quotidianità e scaraventate nell’oblio violento di un pozzo senza fondo. Esther e le altre testimoniano e celebrano la donna come generatrice di vita e di possibilità, simbolo di libertà lacerata tradita interrotta stuprata uccisa e quindi rinata. Con la nuova vita che vuole mettere al mondo Esther, segretamente con il segreto che la ragazza cova nel proprio stesso nome. Un segreto fatto di speranza, di riappropriazione della propria dignità.

Unico ultimo tempio, anche se fantasma di sé, il proprio corpo, ambasciatore di una neo vita in imminente arrivo. Un corpo che vibra anche se non può dire e dirsi. Un corpo violentato eppure barriera e protezione dal mondo fuori quella baracca fragile, dove la morte si consuma dissonante e meschina ogni giorno.

Fuori il buio. Dentro, ancora, una debole ma accecante luce. La donna, la vita.

“Volevano degradarci”. Estirpare ogni vestigio di umanità, ridurle ad abomini silenti e sterili, sino all’odio verso se stesse, brute disgustose, disprezzabili subumani, brandelli opachi e persi di un mondo che fu.

Non volevano che quelle donne fossero, semplicemente. Ma sono e saranno per sempre.

 

 

Regia Claudio Uberti

Sceneggiatura Claudio Uberti, Francesca Nodari, Francesca Romana Massaro

Direzione della fotografia Nino Celeste

Montaggio Marco Guelfi

Scenografia Paolo Innocenzo

Musiche originali Andrea Guerra

Costumi Magda Accolti Gil

Drammatico/Storico – Ita – 2022 – Durata 100’

Produzione Angelisa Castronovo e Antonino Moscatt per Wellsee

e Lucere Film

in collaborazione con Rai Cinema

in associazione con

Mg Production, Lorebea Film Production, Scrigno Production, Ztv Production

con il sostegno di, Comune di Carpi Fondazione Fossoli

e con il sostegno di Claudia Caluori, Claudia Marini, Fabrizio Alvisi, Global Solution, Bper Banca, CMB, De Nigris, Aimag

Distribuzione Galassia Cinema

 

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