Boy From Heaven

fonte immagine: filmtv.it

Boy from Heaven – Svezia/Francia/Finlandia/Danimarca – di Tarik Saleh

Drammatico/Thriller – 120´

Scritto da Enrico Cehovin

Il Grande Imam dell’università di al-Azhar è morto da poco lasciando il posto vacante, quando Adam, un giovane pescatore dedito agli studi coranici, viene ammesso all’università. Sciaguratamente Adam assiste a un omicidio all’interno della moschea e si ritrova coinvolto in una congiura; costretto a fare da talpa per i servizi segreti per far luce sulla cospirazione atta a influenzare l’elezione del nuovo Grande Imam, non è però consapevole che il colonello che lo manovra è anche lui coinvolto e che intende indirizzare l’elezione in un’altra direzione.

 

Tarik Saleh, regista svedese di madre svedese e padre egiziano, si cimenta ancora una volta, dopo Omicidio al Cairo, in un giallo politico ambientato nella capitale dell’Egitto.

Laddove Omicidio al Cairo era più improntato su una matrice noir, il genere di riferimento di Boy From Heaven è marcatamente lo spionaggio; due soluzioni leggermente diverse ma entrambe riconducibili al thriller e congeniali al regista per sondare le torbide e concitate dinamiche socio-politiche egiziane.

Saleh firma un triller serrato, incalzante dove il senso di manipolazione, pressione e abuso è onnipresente, avvicinandosi idealmente al thriller politico paranoico americano degli anni ’70, ma ne tiene a sufficienza le distanze e la caratterizzazione geografica per dare vita a un cinema di cui sono riconoscibili le influenze ma che gode di una forte identità propria.

In questo giallo a sfondo religioso di religione ce n’è relativamente poca – anche se si rivela fondamentale in alcune svolte morali dei personaggi – perché Saleh si concentra volutamente sugli intrighi e gli interessi politici che permeano gli ambienti e gli esponenti della religione, dediti più al controllo che all’esplorazione spirituale.

Saleh inquadra costantemente persone disposte in cerchio per evidenziare l’appartenenza o meno a un circolo, staglia moltitudine di turbanti rossi con disposizione equidistante nel bianco dell’istituto religioso, costruendo un giallo fortemente geometrico che sottolinea costantemente i sottili equilibri tra potere spirituale e potere politico, difficili da scindere.

Boy From Heaven, come il precedente Omicidio al Cairo, è un potente esempio di cinema di denuncia che gode di una scrittura serratissima e una costruzione complessa, intricata ma perfettamente seguibile dal quale è difficile non farsi coinvolgere.

Voto: 7 

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