
Tromperie – Francia 2021 – di Arnaud Desplechin
Drammatico – 105´
Scritto da Sarah Panatta
Puzzle di conversazioni adultere in un loop passionale tra la mente dello scrittore e quelle delle sue “creature”. In mezzo vita e scrittura, legate da fili inscindibili
Uno scrittore conversa con le sue amanti, tra la casa studio, nido e nascondiglio delle sue passioni private e pochi altri luoghi ove raccogliere reazioni e memorie dalle sue muse. Finché la consorte non trova il taccuino degli appunti e chiede spiegazioni. Dove si cela la verità, o tutto forse è inganno?
L’arte della parola, imbrigliata in una danza potente e seduttiva, con i linguaggi del corpo specchio schermato di anime conteste e contrastate. Desplechin ruba la struttura quasi totalmente dialogica alle pagine del libro, a cui il film si ispira, firmato da Philip Roth, trasformando tanto sé stesso, quanto il protagonista quanto gli stessi fruitori in alter ego dello scrittore. Che genera e disfa, riflette e accumula, registra e dimentica. Giocando perennemente sul filo sottile tra realtà e immaginazione, verità e inganno. L’arte stessa è doppio gioco, è messa in scena, istigazione, capovolgimento e al tempo stesso verità senza freni che può liberarsi di qualsiasi convenzione nella sua dimensione fatta di nulla e di ogni cosa. In questa lattiginosa luce fertile di idee, sogni, possibilità e amore, il protagonista raccoglie materiale per i suoi futuri romanzi. Incontrando le sue amanti attuali e passate nella sua tana fuori dal tempo e dallo spazio.
Con la sua favorita del momento, l’acuta e insoddisfatta esplosione bionda che gli precipita nello studio per focosi amplessi e lunghe disquisizioni, fioriscono infinite conversazioni tra antisemitismo ed entomologiche analisi dei rapporti coniugali. Ma non c’è soltanto la trentacinquenne florida e bellissima donna intrappolata in un matrimonio da cui non sa e non vuole uscire. Il mondo di Philip è popolato dei suoi fantasmi che tornano a raccontargli storie e dare senso alle proprie stagioni come alle pagine di Philip. La malata terminale con il suo umore altalenante e la sua lucidità tersa da lacrime e sorrisi; la giovanissima suicida impasticcata ex studentessa instabile e attraente; la spia profuga avvolta di misteri.
Dipinge con atmosfere teatrali e una tessitura per frammenti felliniani, Desplechin, sondando un territorio delicato quale la sessualità, la femminilità e l’arte, nell’abbraccio travolgente che le stringe, spezza e ricuce, nell’alveo di passioni carnali, affetti e morte che tutto lambisce. Desplechin non solo affronta e sviluppa i propri temi caldi, tra sogni spettri relazioni e false verità o vere bugie, con tanta veemenza quanta geometrica freddezza nell’incastro dei dialoghi ininterrotti che costruiscono l’intero film. Omaggia anche il compianto geniale scrittore, accusato in vita di misoginia, dandogli occasione, attraverso il protagonista, di dibattere con appuntita ironica, in un processo onirico in cui se non spiegare, almeno raccontare il suo senso della scrittura e il suo rapporto con le donne e la vita stessa.
Che altro non è se non inganno?
Regia: Arnaud Desplechin
Cast: Denis Podalydès, Léa Seydoux, Emmanuelle Devos, Anouk Grinberg, Madalina Constantin, Miglen Mirtchev, Rebecca Marder, Saadia Bentaieb, André Oumansky, Gennadiy Fomin, Frédérique Giffard, Ian Turiak, Matej Hofmann, Valerie Thepsouvanh
Sceneggiatura: Arnaud Desplechin, Julie Peyr
Fotografia: Yorick Le Saux
Montaggio: Laurence Briaud
Musiche: Grégoire Hetzel
Drammatico – Francia 2021 – durata 105’
Produzione: Why Not Productions
Distribuzione: No.Mad Entertainment
Voto: 7
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