Bologna che musica!

fonte immagine: musewiki.org

Scritto da Francesco Carabelli 


Eravamo giovani, eravamo incoscienti e avevamo voglia di divertici. Non avevamo soldi, dato che eravamo studenti e vivevamo di piccoli lavoretti o della mancia dei genitori. Comprare un disco era già una spesa impegnativa; la maggior parte della musica circolava tra amici, ma qualche album ogni tanto ce lo si concedeva. Le occasioni non erano molte, ma per qualche gruppo valeva la pena di spendere qualche risparmio, magari per quel gruppo tanto decantato o per quel nuovo gruppo destinato a successo planetario.

Non avevo mai partecipato a concerti, forse proprio per la spesa da sostenere. Al massimo si andava in discoteca se c’era qualche gruppo noto a livello italiano che si esibiva nel fine settimana.

Ma quell’estate ci regalammo una nuova esperienza spinti da un nostro amico esperto di musica.

C’era un importante festival a Bologna e sarebbe stata l’occasione per vedere e ascoltare dal vivo qualche band internazionale importante. Il Festival si sarebbe svolto nel mese di settembre, avevamo davanti le ferie per riposarci e per programmare al meglio l’uscita in terra emiliana.

E così una domenica mattina di inizio settembre prendemmo il treno per Milano, ove cambiammo per Bologna. Un treno interregionale che faceva quasi tutte le fermate. Il tutto per risparmiare e non dover pesare sull’economia familiare.

Ma in fondo era divertente, era un’avventura, un’esperienza nuova.

Migliaia di giovani come noi si erano ritrovati in una Arena in un parco bolognese dove era in corso la festa dell’Unità e i concerti facevano quasi da contorno alle salamelle e alle lasagne alle tagliatelle alla bolognese.

Era tanti anni fa, prima dell’11 settembre, prima che ci fossero misure stringerti di sicurezza per i grandi assembramenti; molto prima del Covid.

La folla era tranquilla: eravamo tutti, chi più chi meno, giovani in cerca di divertimento venuti a Bologna per conoscere i loro idoli musicali.

Il primo gruppo ad esibirsi non era in scaletta, era un gruppo inglese emergente, ma la loro esibizione valeva appieno il prezzo del biglietto. Sarebbero diventati molto famosi, tremendamente famosi e il cantante era un primo della classe e aveva il carisma del frontman. Erano i Muse e lui era Matthew Bellamy. Le note di Muscle Museum  del loro allora sconosciuto primo album,  Showbiz, risuonavano nell’aria e incantavano i giovani che pogavano e facevano crowd surfing.

Era un caos colossale, una bolgia infernale se ci finivi dentro.

Ogni tanto ci buttavamo dentro nella folla, poi stanchi salivamo nell’arena a guardare dall’alto i nostri paladini.

Altri amici erano venuti a Bologna e ci incontrammo lì con loro a scambiarci impressioni sulla musica.

Conoscemmo anche nuova gente e facemmo subito amicizia, anche solo per fare quattro chiacchiere e condividere il bello di quella giornata.

I gruppi si susseguirono da mezzogiorno fino a tarda sera con un pubblico sempre più esagitato che interruppe con il lancio di bottigliette una delle esibizioni dei gruppi di punta, nonostante l’intervento di altri gruppi per richiamare all’ordine la folla e permettere ai colleghi di esibirsi.

All’epoca andava di moda il nu-metal e molti erano i gruppi che si esibivano quel giorno in quel genere di rock e facevano da contraltare a gruppi più famosi e commerciali, per i quali il pubblico esprimeva dubbi sulle loro capacità musicali.

Bellissimo scesa la sera vedere le tante luci degli accendini che si muovevano nel buio, tradizione ormai soppiantata dagli schermi dei cellulari.

Mi ricordo che concluso il concerto tornammo a piedi in stazione attraversando di sera Bologna e ci trovammo con migliaia di giovani a dover fare un biglietto di ritorno a Milano su treni speciali messi a disposizione dalle ferrovie per l’evento.

Erano treni notturni che assomigliavano a carri bestiame con gente in ogni dove, anche sdraiata per dormire nei bagni o sulle reti portabagagli di quei poveri vecchi treni degli anni ‘70 e ’80, che impiegarono tutta notte per riportarci a Milano, ove arrivammo all’alba e cambiammo poi per Gallarate e oltre arrivando a casa per fare colazione e iniziare a ripassare per gli imminenti esami universitari della sessione autunnale.

Una esperienza che andava fatta una volta nella vita per raccontarla agli amici e ai posteri.

Il bello di stare assieme per ascoltare buona musica e passare una giornata diversa a Bologna; una Bologna di cui non ho mai visto il centro e i tanto decantati portici, pur avendola visitata tante volte per diletto o per lavoro. Ma era altro ad attirarci là: una fiera dell’edilizia o della musica rock.

Magari ci saranno altre occasioni per visitare la Piazza Grande cantata da Lucio Dalla e per mangiare un bel piatto di tortellini o una cotoletta alla bolognese!

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