Al di là delle nuvole

fonte immagine: comingsoon.it

Al di là delle Nuvole – Francia/Germania/Italia 1995 – di Michelangelo Antonioni con la collaborazione di Wim Wenders

Drammatico/Sentimentale – 110′

Scritto da Francesco Carabelli 

Sono passati quasi trent’anni dall’uscita nelle sale del lavoro comune di Wim Wenders e di Michelangelo Antonioni, anche se la regia è firmata dal solo Antonioni; a Wenders sono affidati i raccordi tra i vari episodi che compongono quest’opera tratta dalla raccolta di racconti Quel Bowling sul Tevere, pubblicata per la prima volta dal regista ferrarese nel 1983, e poi ripubblicata da Einaudi dopo il successo del film del 1995.

Come ben è risaputo, la malattia di Antonioni che lo costrinse ad una lunga afasia di quasi 25 anni, non gli permise di lavorare autonomamente nelle sue ultime regie, questa e il successivo film Eros (2004), di cui diresse uno dei tre episodi che lo compongono, assieme a quello di Wong Kar-wai e quello di Steven Soderbergh.

L’eros è componente fondamentale anche del film Al di là delle nuvole (1995), che vede come protagonista John Malkovich, i cui racconti, fungono da raccordo tra i vari segmenti. L’attore americano assume il ruolo alter ego del regista ferrarese, alla ricerca di ispirazione per i suoi film, in viaggio dalla natia Ferrara, ove si svolge il primo episodio di amore incompleto e giovanile, vissuto più come desiderio che come realizzazione e passione erotica, ai segmenti successivi ambientati a Portofino, Parigi e Aix-en-Provence.

Sono tutte storie che hanno al centro l’amore, anche nella sua componente carnale, con scene di nudo esplicito, che vedono protagonisti anche lo stesso alter ego di Antonioni, nel segmento di Portofino, ove egli ha una relazione con una donna colpevole di parricidio, donna interpretata da Sophie Marceau.

Gli episodi successivi, girati in Francia, giocano su delle relazioni adulterine, con protagonisti attori come Peter Weller, Fanny Ardant, Jean Reno e Chiara Caselli, e sul tentativo di seduzione di un giovane Vincent Perez verso una ragazza alle soglie di vestire l’abito monacale, interpretata dall’eterea Irène Jacob, già vista in diversi film del regista polacco Krzysztof Kieslowski, in parti sempre particolari e ricercate, dove il suo spirito si espresse nel pieno delle sue capacità attoriali e che rimangono nella storia del cinema (La doppia vita di Veronica, Film Rosso).

Questo ultimo episodio del film di Antonioni può richiamare per ambientazione e temi l’opera cinematografica di Eric Rohmer, maestro della Nouvelle Vague.

Si vede il tocco di Wenders nel film di Antonioni, non tanto per le scelte di sceneggiatura, quanto per lo sguardo sulla realtà e la fotografia curata dal sodale Robby Müller. Si scorge la poesia di alcuni passaggi che possono richiamare alla memoria i film dell’autore tedesco, tanto per le ambientazioni, quanto proprio per la ricercatezza dei dialoghi. Penso naturalmente alla prima parte della produzione di Wenders e non alle ultime fatiche registiche che hanno affrontato nuovi argomenti con altre modalità registiche.

Si vede il tocco di Wenders anche nella scelta delle musiche (U2, Laurent Petitgand, Van Morrison).

Rivedere il film in DVD mette in luce i limiti delle tecnologie dell’epoca soprattutto legate all’uso della pellicola, ma probabilmente una edizione in blu ray o in blu ray 4K farebbe passare sopra queste considerazioni.

Si vede il segno del tempo in alcune tematiche che il cinema contemporaneo ha dimenticato, quali la ricerca metafisica, l’amore passionale tra uomo e donna, soppiantato dal mainstream queer.

Un’opera sicuramente godevole, tuttavia consigliabile ad un pubblico adulto, appunto per le scene di nudo.

Una ricerca dell’altro negli sguardi e nei corpi che, come dice il personaggio interpretato da Chiara Caselli in un passaggio del film, è una ricerca dell’anima, di fronte ad un mondo che corre troppo veloce. E pensiamo quanto corra molto più veloce oggi rispetto agli anni ’90!

 

Voto: 8

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