
A Hidden Life – Stati Uniti/Regno Unito/Germania 2019 – di Terrence Malick
Biografico/Drammatico/Sentimantale – 174’
Scritto da Francesco Carabelli
Ci sono figure che rimangono nascoste per anni, fino a quando diventano note perché vengono proclamati beati o santi. Questo vale di sicuro per Franz Jaegerstaetter, la cui vicenda umana è narrata per immagini da Terrence Malick nel suo ultimo film La vita nascosta- Hidden Life, passato a Cannes nel 2019 in concorso.
Le modalità stilistiche e di regia richiamano le opere precedenti degli ultimi quindici anni del regista statunitense, in particolare le vicende che ruotano attorno alla famiglia di Franz, possono ricordare il famoso The Tree of Life vincitore della Palma d’oro al festival di Cannes nel 2011, ma l’afflato religioso e la chiamata al martirio del contadino austriaco, obiettore di coscienza sotto il regime nazista, differenziano questa ultima opera di Malick dalla precedente.
Tipico della regia di Malick, è l’uso della voce narrante, l’uso di musica classica a contorno e supporto della narrazione, l’uso di una fotografia ricercata, fatta di inquadrature da angolazioni insolite che danno più spazio alla vita e non la inscatolano in una dimensione già nota, ma la aprono a qualcosa di altro e trascendente. La trascendenza si percepisce da una ricerca del bello e del sublime, come esperienza del vero e di ciò che è veramente importante nella vita di un uomo. La famiglia, il mondo dei campi, la vita del villaggio, le tradizioni religiose, le processioni, la messa alla domenica, tutto spinge nella direzione di una alterità, di un oltre che è ragione e fine ultimo della vita.
A ciò si aggiungano i bellissimi panorami delle montagne dolomitiche. Il film, pur ambientato in Austria, è stato girato in gran parte a Sappada nelle dolomiti friulane e in Alto Adige, con gran cura delle ricostruzioni della vita a cavallo della seconda Guerra Mondiale.
A molti questa poetica, questa ricerca del limite, questa ricerca estetica estrema, non piacerà, come la ricerca del dramma a tutti i costi, esasperata anche dalla mimica facciale e dal portamento degli attori protagonisti, che Malick ha scelto in ambito germanofono, affidando la parte di Franz Jaegerstaetter al berlinese August Diehl, già visto in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino e la parte della di lui moglie, Franziska, all’ attrice austriaca Valerie Pachner. Tra gli altri attori citiamo la presenza di Bruno Ganz, in una delle sue ultime apparizioni sullo schermo, che impersona qui uno dei giudici che condannano a morte Franz, e di Tobias Moretti, ai più noto per il suo lavoro di attore nella serie Il commissario Rex, che qui incarna uno dei religiosi che prendono a cuore la vicenda di Franz e della sua famiglia.
Purtroppo il finale è un finale molto duro, con il ghigliottinamento a Berlino, dove è detenuto, del contadino austriaco. Malick come nel cinema classico non si inoltra nella rappresentazione della morte, come della piccola morte, ma le lascia all’immaginazione dello spettatore sospendendone la rappresentazione, alternando le immagini del paese natio, dell’Heimat di Franz, sulle montagne austriache.
La sua vita è stata un dono e lui l’ha a sua volta donata, mantenendo fede in Dio e ringraziandolo con il suo martirio per tutto il bene ricevuto, per il bene dei suoi cari, dei suoi amici e di tutti coloro che lo hanno conosciuto. Una vita nascosta, ma come ben insiste il regista, nei titoli finali, riportando uno scritto di George Eliot, sono le vite nascoste, che pur rimanendo sconosciute ai più, cambiano la storia e permettono ai posteri di vivere una vita migliore e più degna di essere vissuta, grazie al loro silenzioso sacrificio.
Sono questi i veri santi, ai più sconosciuti, che grazie alla loro fede hanno permesso che Dio facesse, tramite loro, grandi cose, così come la vergine Maria che ha accettato umilmente la sua chiamata ad essere madre del Cristo Salvatore.
Malick può piacere o non piacere, e suoi certi film possono essere giudicati di maniera, ma certamente è un regista molto capace e sicuramente tecnicamente solido e molto sicuro di quello che fa.
Un film da guardare lentamente, anche dato il consistente minutaggio, ma sicuramente una realizzazione degna di nota e capace di smuovere anche lo spettatore scettico.
Voto: 8
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