Articolo di Francesco Carabelli
Primo romanzo di Daniele Mencarelli dopo la trilogia autobiografica, di cui il più noto libro è sicuramente Tutto chiede salvezza, che racconta in prima persona il TSO a cui l’autore è stato sottoposto in gioventù e romanzo da cui è stato tratta l’omonima serie tv di Netflix uscita sulla piattaforma americana lo scorso autunno, Fame d’aria narra le vicende di un padre, il grafico Pietro e di suo figlio Jacopo affetto da una forma di autismo a bassissimo funzionamento che lo ha fatto regredire alle capacità cognitive di un neonato, dopo che nei primi anni di vita sembrava comunque capace anche di pronunciare qualche parola.
È una vita di sacrifici e di ristrettezze economiche quella di Pietro e della moglie che dedicano anima e corpo a Jacopo e che devono affidarsi a cure private molto costose nella speranza di miglioramenti, che però non arrivano.
Pietro è in viaggio con il figlio verso il mare per festeggiare il suo anniversario di matrimonio.
Viaggia solo col figlio perché la moglie è andata a Milano a trovare il fratello e poi li raggiungerà a Marina di Ginosa, vicino Taranto, dove la storia col marito è iniziata più di venti anni fa e di dove la sua famiglia è originaria.
Sembra un viaggio facile e senza pericoli: Pietro ha scelto le strade secondarie per risparmiare sull’autostrada e per conoscere l’Italia viaggiando con la sua vecchia Golf, che però il venerdì pomeriggio lo lascia a piedi per le strade dell’Appennino.
Si trova in Molise a Sant’Anna, vicino Isernia, e qui dovrà cercare qualcuno che lo aiuti a riparare la frizione della macchina. Troverà un anziano carrozziere ormai in pensione che si prenderà cura di lui e di suo figlio oltre che dell’auto.
Scoprirà un mondo fatto di persone che hanno scelto di vivere o continuare a vivere nella solitudine del piccolo borgo arroccato, pur dimenticati dalla modernità e dai suoi lussi e dalle sue comodità. In questo mondo le relazioni hanno ancora un valore e le persone vivono in comunità aiutandosi reciprocamente.
Così la ristoratrice Agata aiuta Pietro ospitandolo col figlio per un fine settimana, pur avendo abbandonato da anni il lavoro di albergatrice, ovvero da quando i parenti americani, gli immigrati dal Molise negli anni della guerra, non tornano più a casa d’estate, perché morti o perché troppo vecchi. La sua collaboratrice, Gaia, dà anche lei una mano a Pietro e a Jacopo mostrandosi disponibile in ogni occasione e facendo conoscere loro il paese dove vive, dopo essere tornata per prendersi cura della madre, dopo un’esperienza di lavoro per qualche anno a Napoli.
Pietro e il figlio si adattano a questa vita nel silenzio del piccolo borgo e iniziano ad apprezzare il bene che queste persone vogliono loro. Pietro si sente amato e trova nel sorriso di Gaia nuova speranza per affrontare la routine del figlio, fatta di presenza costante al suo fianco per accudirlo in ogni cosa, dai pasti alla igiene intima, fino anche agli spostamenti, sostenendolo nel camminare e nel muoversi. Da lui non può allontanarsi perché altrimenti ciò scatenerà nel figlio un atteggiamento negativo.
Mencarelli costruisce una storia a tinte forti ed è abile nel tratteggiare le figure dei protagonisti di questo romanzo pescando come sempre dal proprio vissuto.
Quello che ci sorprende è il finale che ribalta le carte in tavola e porta un messaggio di speranza pur nel suo essere improvviso e sbrigativo.
Un’opera valida che non lesina in particolari di cosa significhi accudire un figlio con una grossa disabilità e di come ciò impatti sulle vite dei genitori e dei parenti tutti, soprattutto se la famiglia non trova sostegno nelle strutture sanitarie pubbliche e nella solidarietà degli amici e dei conoscenti, anche per motivazioni prettamente economiche di sostentamento.
Mencarelli dà prova di saper scrivere con precisione e con stile asciutto senza sbavature, fermandosi all’essenziale, inserendo molto spesso i dialoghi tra i protagonisti del romanzo, privilegiando il dialogo al monologo e alle lunghe descrizioni, forse sulla base della sua esperienza di sceneggiatore per la RAI.
Un autore che nasce come poeta, dopo una lunga gavetta in altri campi meno nobili, ma da sempre alla ricerca di uno sbocco narrativo, che gli ha permesso di raggiungere lo status odierno di prolifico romanziere.
Sicuramente uno scrittore da conoscere e apprezzare, che ci riserverà qualche sorpresa per il futuro, dopo aver già vinto lo Strega Giovani nel 2020 con Tutto chiede salvezza.
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