Scritto da Francesco Carabelli
Pensando al passato mi torna in mente un lontano giorno di inizio anni ’90. Credo fosse il 1993. Erano i primi mesi del nuovo anno scolastico e da poco i miei genitori mi avevano regalato uno scooter con il quale essere indipendente negli spostamenti o, almeno un po’ più libero di muovermi velocemente per andare a scuola o per andare da mia nonna a Cardano al Campo, dove viveva ormai da lungo tempo sola. Era l’occasione per farle un po’ di compagnia e rivivere i luoghi della mia infanzia.
Un ricordo questo che nasce dalla rilettura recente di opere di un autore che stavo affrontando in quei lontani giorni. Lo scrittore è Giorgio Bassani. All’epoca la nostra professoressa di lettere ci aveva consigliato la lettura de Il giardino dei Finzi-Contini e così mi muovevo nei miei spostamenti con il libro nel sotto sella dello scooter per poterlo leggere nei ritagli di tempo, ottimizzando il poco tempo libero della vita liceale.
Ho il ricordo vivo di quel libro dalla copertina azzurro grigia, quasi un color carta di zucchero. Era una prima edizione che mia madre conservava gelosamente nella nostra libreria di casa. Un libro di Einaudi, perché fu quell’editore che per primo pubblicò i romanzi e i racconti dell’autore ferrarese, che solo nelle ultime edizioni sono stati ripubblicati da Feltrinelli, per il quale Bassani lavorò come consulente editoriale.
Il libro fu per me una folgorazione. Avevo timore, quasi paura, nel leggere quelle pagine e nello scoprire i sentimenti dello scrittore per Micol, una ragazza sulla quale regnava un alone di mistero, rappresentando ella quasi una figura angelica che aveva però dei lati oscuri, che sapeva ben nascondere. Lo scrittore era attratto dalla grazia e dalla gentilezza oltre che dal riserbo e dalla nobiltà della giovane.
Pagine splendide dedicate a Micol, a Ferrara (dove le vicende si svolgevano), all’ebraismo tra le due guerre, alle successive leggi razziali che posero fine alla vita spensierata di quel gruppo di giovani amici che si videro risucchiati in qualcosa di molto più grande del loro piccolo mondo e che dovettero affrontare la nuova realtà, chi decidendosi per l’esilio in terra francese, chi subendo la deportazione, chi abbracciando la Resistenza.
È il ricordo, come nel mio caso, la chiave di lettura di quel romanzo e di tutto il grande romanzo dedicato a Ferrara, che poi negli anni, a poco a poco, ho potuto conoscere facendomi un’idea di quel mondo e di quella città, che direttamente non conosco, anche se ho visitato luoghi lì vicino per motivi di lavoro o per diletto, durante vacanze o gite scolastiche.
Il mio ricordo di gioventù si lega all’attività di ricordo che mette in moto l’autore nelle pagine del romanzo di Ferrara, perché anche io in quegli anni vivevo le prime turbe amorose, i primi dinieghi, la cotta per quella ragazzina bionda che scrutavo durante la messa senza avere il coraggio di parlarle, proprio come al tempio i protagonisti dei romanzi e dei racconti di Bassani avevano modo di conoscersi, in quanto luoghi non solo di crescita religiosa e spirituale, ma anche luoghi di socialità dove le famiglie si frequentavano e mantenevano i contatti tra loro.
Un mondo parallelo a quello lavorativo e scolastico, che però era il fulcro della vita sociale. La comunità si basava sulla religione e sulle funzioni religiose per saldarsi meglio e per creare legami tra le famiglie, magari anche parentele, attraverso i matrimoni dei figli.
Anni dopo ebbi la fortuna di guardare il film di Vittorio De Sica, premio Oscar come miglior film straniero, film tratto dalle pagine de Il giardino dei Finzi-Contini, e tutta la magia di quel libro vi era magnificamente trasposta in immagini su pellicola, a partire dalla grazia con la quale era interpretata Micol da un’eterea Dominique Sanda.
La letteratura ci permette di conoscere fatti lontani da noi nel tempo e nello spazio e di farceli diventare propri, provando noi gli stessi sentimenti e stati d’animo dei protagonisti delle pagine che ci scorrono sotto gli occhi, aumentando la nostra sensibilità e le nostre conoscenze e permettendoci di rivivere la nostra vita e i fatti che la segnano anche solo pensando ai libri che abbiamo letto in un dato periodo e grazie ai quali siamo cambiati e abbiamo raggiunto una coscienza diversa di noi, del mondo e di coloro con i quali abbiamo la fortuna di vivere.
In me, legato a Il giardino dei Finzi-Contini rimane la scoperta del mondo ebraico e della femminilità nei suoi lati più nascosti. Rimane il ricordo di un me inesperto del mondo che cerca nei libri di conoscere meglio la realtà e di capirla più a fondo. Rimane l’affetto per mia nonna e per il mondo in cui ho mosso i miei primi passi, il mondo dell’infanzia e della gioventù, a cui tornare con la memoria e il ricordo quando qualcosa mi spinge a pensare al passato e a tutti gli anni e le esperienze che si sono succedute fino ad oggi.
Bellissimi racconto e film, indimenticabili.
Grazie mille! Buona serata