La felicità nella condivisione

La felicità a volte è nella semplice condivisione di un’esperienza, nel passare del tempo con qualcuno che conosciamo, ma con cui non abbiamo mai potuto essere soli, lontani dalla folla e dal vociare degli amici.

Era una sera come tante, un sabato di metà anni ‘90, eppure nella sua banalità quel giorno mi rimase impresso nella memoria per aver per la prima volta condiviso un breve istante di felicità con una mia cara amica di allora. Una prima volta nella mia vita, il brivido di essere solo con lei, pur nella vicinanza con gli amici di sempre.

Ci frequentavamo da un anno, saltuariamente, il sabato sera, grazie alla piccola compagnia di cui eravamo parte, serate di gioia tra una partita a bowling e l’altra; la nostra gioventù scorreva serena e fiduciosa del futuro.

Eravamo amici, non c’era e non ci fu mai nulla oltre questo, eppure nel nostro essere solo amici non mancava la gioia e la confidenza.

E quel momento in un lontano sabato sera al luna Park non fu che un possibile, qualcosa che andava oltre. Rimanere io e lei soli sulla navicella di quella attrazione a una decina di metri d’altezza da terra. Sperare, sentire la sua emozione per aver potuto raggiungere la felicità nello sfidare il pericolo, nell’andare oltre; per la gioia che le avevo regalato accompagnandola in quella breve avventura; esser consapevoli di aver superato sè stessi e i propri limiti pur nella piena coscienza di voler rispettare la bellezza e il candore di quel rapporto, quel comune sentire, quella filia. Eravamo innocenti, eravamo giovani, eravamo amici e non altro, ma sentii per un’istante la pienezza della vita, la gioia di quel momento condiviso e mi bastò per sentirmi realizzato, essendo riuscito a superare la paura per lei, essendo andato oltre ed avendole regalato il brivido dello stare assieme a testa in giù a piena velocità sfidando la gravità. Era poca cosa, un breve passo verso qualcosa di altro.

Ti devo ringraziare perché mi hai spinto al di là e forse se avessi avuto il coraggio di proseguire su quella strada, oggi sarei una persona diversa, più in pace con me stesso.

Cosa pensavi in quel momento? Non lo saprò mai. Era un’avventura, un momento che non significava nulla, solo la gioia dell’istante, ma era il bello di quelle sere, aperte al futuro, aperte alla vita, un agglutinarsi di possibili che poi si sarebbero realizzati col tempo e la fatica, col lavoro e con lo studio, con la quotidianità e la routine che snatura il lato estetico della vita e che rende tutto grigio e pesante.

Penso a te di tanto in tanto, vedo con l’immaginazione il tuo volto sorridente, i tuoi occhi che illuminano lo sguardo e mi sento ancora una volta felice, ancora una volta vivo la pienezza di quell’istante e non ho che gratitudine per te e per la semplicità di quel vivere che oggi non c’è più nella mia vita, ma a cui guardo con nostalgia e talvolta rammarico, ma mai tristezza, anzi con la fiducia del domani.

grazie S.!

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