
Scritto da Francesco Carabelli
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Per chi viva nella provincia di Varese e dintorni, la campagna novarese è molto vicina e merita una visita per una bella gita tra i campi, soprattutto nella bella stagione quando gli appezzamenti sono coltivati con svariate qualità di cereali, ma soprattutto, acqua permettendo, con il riso.
È questa una tipologia di coltivazione che si è diffusa in Piemonte anche grazie alla presenza di cospicue risorse idriche con fiumi, canali e risorgive, che hanno reso la pianura padana in Piemonte, come in Lombardia, l’habitat naturale per la coltivazione di un cereale come il riso che ha bisogno di grandi quantità di acqua per crescere e maturare.
Purtroppo, negli ultimi anni, questa tradizionale coltivazione deve fare i conti con la siccità e molti contadini stanno studiando coltivazioni alternative per utilizzare i loro campi, rendendoli comunque produttivi e redditizi economicamente parlando.
Una meta che merita di essere visitata per la storicità del luogo è sicuramente la Badia di Dulzago, nel comune di Bellinzago Novarese, poco distante da Oleggio, sulla strada statale che collega il lago Maggiore con Novara.
Per arrivare alla Badia di Dulzago, per chi venga da Castelletto Ticino, consigliamo di muoversi in direzione Novara, di superare l’abitato principale di Bellinzago Novarese e di prendere l’uscita della frazione di Cavagliano.
Dalla frazione di Cavagliano, anch’essa molto pittoresca, parte una strada tra i campi che porta direttamente al complesso della Badia di Dulzago, che si propone con le sue abitazioni che costituiscono, l’una attaccata all’altra, un piccolo borgo, le cui origini sono legate alla presenza di un’abbazia che ebbe grande influsso nello sviluppo agricolo del territorio. All’attivita’ dei religiosi (che avevano nella Chiesa di San Giulio, luogo di culto), si affiancava l’apporto lavorativo di contadini laici che con il tempo vennero ad abitare il piccolo borgo e divennero forza essenziale per la coltivazione dei terreni circostanti l’abbazia, fin quando in epoca napoleonica, l’abbazia perse funzione religiosa e divenne un mero borgo contadino. Rimane tutt’oggi la bella chiesa dedicata a San Giulio d’Orta che è visitabile alcune domeniche, assieme al resto della badia, con visite guidate organizzate.
A fine gennaio si festeggia il patrono con una grande festa che mette in movimento per i festeggiamenti tutta la piccola comunità.
La comunità della badia di Dulzago ha anche un sito internet dove trovare informazioni su ciò che accade nella badia e sulla sua storia.
Qui maggiori info: http://www.badiadidulzago.it
Sono altresì stati scritti dei libri sulla Badia di Dulzago e sulle sue tradizioni, tra cui il recente Come si viveva alla Badia. La casa, il lavoro, le persone, la tradizione, antiche ricette popolari, pubblicato nel 2017.
Nella Badia sono presenti anche un ristorante e un negozio contadino, ove acquistare prodotti agricoli e soprattutto riso prodotto nei campi contigui la Badia.
La coltivazione locale di riso è resa possibile dalla presenza di corsi d’acqua e risorgive che permettono l’ irrigazione dei campi, anche se non sono presenti canali irrigui.
Quello che sorprende, oltre la storia e la bellezza del luogo, è la quiete e il verde che circonda la badia. Luogo silenzioso che concilia la riflessione e il riposo, anche se si anima nei fine settimana per la presenza di folto pubblico nelle giornate di visite organizzate o comunque per i numerosi turisti attratti dalla possibilità di gustare piatti tipici della tradizione novarese come la paniscia, all’Osteria San Giulio, o di acquistare prodotti dei campi, tra cui anche ortaggi freschi, oltre al riso, o le uova fresche di giornata dell’allevamento di galline gestito dai proprietari del negozio contadino presente nella badia (Campagna Amica).
La disponibilità di ampio parcheggio sia nella parte nord che in quella sud, ai margini della Badia, rende agevole recarsi in loco per una visita, spostandosi in auto da Cavagliano verso la Badia di Dulzago e poi tornando sulla strada che procede verso nord -est, a Bellinzago, percorrendo quindi nello staccarci dalla strada statale, un semicerchio che interessa la parte a sud-ovest dell’abitato principale del comune novarese.
Una scampagnata che rasserena e porta a confrontarsi con la vita dei campi e con i suoi tempi lunghi, che sfuggono in qualche modo alla velocità della routine lavorativa odierna.
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