Nimic

Articolo di Emanuele Marazzi

Giovedì 28 marzo è uscito nelle sale Nimic, corto del maestro greco Yorgos Lanthimos che torna a lavorare con lo sceneggiatore Efthymis Filippou, che con le sue sceneggiature di “The Lobster” e di “Il sacrifico del cervo sacro” ha conquistato la candidatura all’Oscar e Palma d’oro a Cannes.

Fresco vincitore del Leone d’oro al miglior film, quattro premi Oscar e due Golden con il suo “Povere Creature”, il corto arriva per la prima volta nelle sale italiane.

In meno di dieci minuti Lanthimos mette in scena la routine di un violoncellista, interpretato da Matt Dillon, che sembra essere alienato dalla sua vita. Depresso dall’asfissiante monotonia familiare e lavorativa, in un viaggio in metropolitana incontra una donna, a cui fa una domanda molto semplice, che però da’ il via al tutto: “Sa l’ora?”. 

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La donna (Daphne Patakia), inizia a seguirlo, fin dentro casa. Pian piano vediamo come Dillon viene completamente assorbito e rimpiazzato in ogni aspetto della sua esistenza. Daphne diventa compagna di sua moglie, padre dei suoi figli, lo sostituisce nell’orchestra. Un racconto che in brevissimo tempo riesce a mettere lo spettatore in uno stato di disagio. Attraverso inquadrature sempre diverse per posizione e angolazione della macchina da presa, Lanthimos mette lo spettatore in un piano differente ogni secondo che passa. Nulla è sicuro, nulla è stabile, ogni cosa cambia in continuazione, muta.

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Daphne da riflesso nello specchio diviene essa stessa il personaggio principale della vita di Dillon. Lo scalza in tutto e per tutto, divenendo lui, assorbendone routine e modi di fare. Tutto è partito da un semplice “Sa l’ora?”, che ora assume un significato tutto nuovo. Anche alla luce della sua traduzione inglese (“Do you have the time?”), che allarga il possibile significato di un’opera molto affascinante per vari aspetti. “Hai il tempo?”, domanda dal carattere esistenziale, come lo è lo stesso corto. 

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Abbiamo il tempo nelle nostre mani? O ancora, abbiamo la nostra vita nelle nostre mani, se è così semplice venire rimpiazzati, sostituiti da uno straniero qualunque? Questo è il dubbio che attanaglia il personaggio interpretato da Dillon, ormai abbandonato ad una insoddisfacente esistenza. 

Al termine Dillon stesso diventa un “mimic” (un imitatore, parola che ha una forte assonanza con il titolo, a sua volta proveniente dal rumeno “nimic”, nulla), cambia lato della metropolitana su cui è seduto, pronto a prendere il posto della persona che farà a lui la fatidica domanda.

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In pochissimo tempo Lanthimos crea una storia disturbante e di straniamento dalla realtà che porta lo spettatore a porsi domande sulla propria esistenza, su quanto sia effimera, continuamente uguale a sé stessa e su quanto sia facile vederla scivolare via dalle nostre mani. In 10 minuti.

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Voto: 9

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