Mattina invernale

 

Racconto di Francesco Carabelli

E’ bello nelle mattine autunnali e invernali, svegliarsi alle 6 quando ancora tutti dormono e il paese è tranquillo.

Camminare senza fretta nella bruma mattutina, costeggiando prati brinati, per dirigersi verso la piazza.

Tutto è silenzio, nessuno per strada, qualche luce accesa nelle case di qualche sparuto mattiniero che fa colazione davanti alla tv.

Camminando si incontra qualche jogger che corre con buona andatura, inanellando giri attorno al quartiere e macinando km nel suo allenamento settimanale in preparazione forse di qualche gara podistica domenicale o di qualche trail in montagna.

L’aria frizzantina del mattino ci sveglia, ancora assonnati dopo il riposo disturbato della notte. Svegli pensando alla giornata lavorativa o solo con il pensiero rivolto ai vari problemi che ci affliggono.

Si pregusta l’incontro con il giornalaio, le quattro chiacchiere sul tempo, magari sulla neve appena caduta e sulla consegna dei giornali, che qualche mattina tardano ad arrivare a causa di qualche contrattempo.

Si va dal giornalaio per conoscere le notizie del giorno, intanto che sono fresche, dato che ormai i giornali della sera non ci sono più e affidarsi a internet come se fosse la panacea di ogni male porta con sé il rischio delle fake news che abbondano in ogni dove sui siti di informazione online.

Si gusta il bello di stare soli in mezzo alla piazza, ormai spoglia, sotto la luce degli addobbi natalizi che richiamano l’adveniente Natale e danno gioia e calore nonostante il freddo intenso e le nebbie diffuse.

Seduti su una panchina si legge il giornale, appena acquistato, si scorrono le notizie nazionali e poi quelle locali, si legge lo sport, aggiornandosi sui risultati dell’ultima partita di serie A o di Champions League, aspettando di vedere la prossima partita con gli amici e pregustando la serata in compagnia.

Si aspetta che il bar di fiducia apra, si vedono già le luci accese all’interno: i gestori sono arrivati da poco e si danno da fare per preparare la macchina del caffè, per scaldare le brioche e per sistemare le sedie e i tavolini all’interno e all’esterno, per chi voglia accomodarsi, nonostante la stagione, all’aperto, magari per fumare una sigaretta dopo il caffè.

E’ il primo caffè della giornata, al quale ne seguiranno n altri, per mantenere desta l’attenzione e tenere alto l’umore durante la giornata lavorativa.

Si fanno quattro chiacchiere con il barista, mentre si sorseggia il caffè al bancone, con il sottofondo della tv appena accesa che dà le ultime notizie sulla politica italiana e internazionale.

Ecco arrivare qualche faccia conosciuta, ci si scambia i convenevoli del caso: un saluto, una battuta, il ricordo di un prossimo appuntamento per questioni varie, a volte un mero sorriso o un cenno di saluto perché si è di fretta e bisogna arrivare puntuali al lavoro e quindi bisogna tagliare corto, volente o nolente.

Ed eccoci di nuovo all’aperto in piazza, si torna verso casa a passo veloce per prendere l’auto e partire verso il luogo di lavoro.

Un nuovo giorno è iniziato e si spera domani di essere ancora lì per gustarsi quel momento di pace prima di affrontare la giornata e per rendere più umano il vivere, che purtroppo oggi di umano ha ben poco.

 

 

 

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