Bird

Bird – Regno Unito/Stati Uniti/Francia/Germania 2024 – di Andrea Arnold

Drammatico – 119’

Recensione di Enrico Cehovin

Dopo la parentesi statunitense di American Honey, Andrea Arnold torna a raccontare l’Inghilterra, il particolare la sua contea natale, il Kent.

Lo fa attraverso la storia di Bailey, una ragazza dodicenne che vive in una casa occupata abusivamente insieme al fratello e al padre che ha avuto entrambi in giovanissima età. Quello di Bailey è il racconto di formazione di un’adolescenza disagiata, vissuta nella povertà e nel degrado di una periferia in cui le infrastrutture sociali sembrano non esistere e i genitori non sono capaci di badare a se stessi, figuriamoci ai figli. In un mondo in cui è difficile se non impossibile trovare delle figure di riferimento (alle prime mestruazioni Bailey non ha a chi chiedere consiglio se non alla futura moglie di suo padre, conosciuta solo da tre mesi), Bailey affronta il suo viaggio alla ricerca di attenzioni, di desiderio di evasione e soprattutto dell’assunzione di quella responsabilità che tutti gli adulti intorno a lei sembrano rifiutare.

Non c’è spazio per la vecchiaia in questa porzione di mondo descritta da Andrea Arnold, che acutamente comprime la fascia di età di due o addirittura tre generazioni – il padre di Bailey rischia di ritrovarsi nonno a trent’anni – tarando la differenza di età fra genitori e figli al mimimo, tra i 14 e i 16 anni. Un mondo fatto di corpi adulti ma abitati da menti tanto più adolescenziali o infantili quanto è vecchio il corpo.

A dare il titolo al film è il personaggio omonimo interpretato da Franz Rogowski, Bird, figura aliena al panorama in cui è immerso e che con il suo atteggiamento animalesco incarna le venature fantastiche pivotali per lo sviluppo di Bailey e del film.

La forza del racconto di Andrea Arnold, che procede con un tasso di coinvolgimento invidiabile, non è dato dall’intreccio costellato da situazioni sgradevoli – che temporalmente copre il tempo di una settimana, dall’annuncio del matrimonio del padre fino al suo compimento il sabato successivo – ma dal calore con cui Arnold racconta i suoi personaggi, inquadrati da Robbie Ryan (sodale direttore della fotografia di Arnold sin dagli esordi) con estrema aderenza ai corpi, immortalati nella pastosità della pellicola 16mm.

Bird è cinema sociale che fondendosi con la giusta dose di fantastico a dargli linfa vitale arriva dove il solo realismo non sarebbe arrivato superandolo.

Voto: 8

 

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