Lettre d’une inconnue – Francia/Germania 2002 – di Jacques Deray
Drammatico/Film per la TV – 92’
Scritto da Francesco Carabelli
Vivere una vita per amore sperando nel riconoscimento. Un amore struggente, infinito, devoto, costante, nonostante le altre relazioni. Un amore profondo, nato in gioventù, quando ancora si era idealisti, quando ancora si era innocenti e non si conoscevano i vizi e le malizie della maturità. Quando eravamo affascinati dagli adulti e dal loro mondo ma non eravamo consapevoli della doppiezza e della falsità entro cui si celano per salvaguardare la loro posizione e il loro benessere e potere.
È questo l’amore vissuto dalla protagonista dell’ultimo film di Jacques Deray, acclamato regista francese venuto a mancare quasi venti anni fa (il 9 agosto 2003). Lettre d’une inconnue è un film per la tv tratto dalla novella omonima dello scrittore austriaco Stefan Zweig, scrittore che fa parte del novero di letterati austriaci che si distinsero tra le due guerre mondiali e diedero lustro alla cultura repubblicana post-asburgica ancora ricca tuttavia delle influenze imperiali, in primis la centralità della vita culturale viennese che in quegli anni vide attivo il Wiener Kreis.
È infatti Vienna il luogo in cui si svolgono le vicende, una Vienna di inizio XX secolo in cui le vetture a motore si alternano con le carrozze trainate a cavalli e in cui gli ambienti rifulgono dello splendore del Liberty.
Sono anche li anni ruggenti in cui la cultura austriaca ed europea entra in contatto con l’occidente americano. Penso in particolare alle nuove influenze musicali da oltreoceano.
Rose, protagonista del film e della novella, ha una ammirazione viscerale per lo scrittore vicino di casa, Albert Rank. Ne colleziona oggetti che gli sono appartenuti e che trova nell’immondizia. È l’innamoramento degli adolescenti che non vive se e ma, nel suo essere totalizzante. La madre decide tuttavia di risposarsi con un lontano cugino e così anche la ragazza è costretta a spostarsi a Innsbruck, lasciando il suo amato scrittore, ma non dimenticandolo e vivendo una vita appartata nella di lui memoria.
Raggiunta la maggiore età decide di tornare a Vienna per lavorare come commessa e rimettendosi sulle tracce di Albert Rank, cercando di incontrarlo nelle vicinanze della sua ex casa.
Il suo desiderio di vivere un amore pieno si realizzerà in una fugace notte di amore con lo scrittore, in cui perderà là verginità e diventerà donna. Lui le promette di scriverle mentre sarà in viaggio, ma non le arriverà mai nessuna lettera da parte sua.
Rimasta incinta di lui si concederà ad altri uomini per poter mantenere il figlio, frutto del loro amplesso.
Ci saranno altre occasioni di incontro con Albert nella vita notturna viennese. Lei con altri accompagnatori, lui con altre accompagnatrici. Lui non si ricorderà di lei e lei ne soffrirà conservando tuttavia intatto il suo amore per lui.
Eterno donnaiolo, incapace di vivere una relazione che vada oltre un fugace incontro di una o due notti, egli perde memoria dei suoi incontri e rivedendola in un locale notturno la approccerà come se non l’avesse mai vista.
Lei sarà lusingata di essere oggetto ancora una volta delle sue attenzioni, ma si accorgerà che egli non ha idea di chi lei sia e si accorgerà parlando con lui che egli non ha capito chi gli invii tutti gli anni delle rose bianche per il suo compleanno, rose che il suo maggiordomo mette sempre in un vaso sopra la sua scrivania.
Sarà proprio il maggiordomo a riconoscerla dopo che lei esce di casa dello scrittore, sovvenendosi di una situazione simile e del suo volto, riconoscendo anche in lei la bimba vicina di casa di un tempo.
È la mancanza di riconoscimento da parte dell’amato, dopo la morte del figlio da lui avuto, che la spinge infine al gesto estremo del gettarsi nel Danubio, non prima di aver imbucato una lunga lettera in cui spiega allo scrittore la sua venerazione e il suo amore folle per lui, da lui non ricambiato se non con leggerezza.
Chiede da ultimo allo scrittore di ricordarsi di lei mettendo una rosa bianca nel vaso della sua scrivania il giorno del suo compleanno. Unico segno del suo amore eterno e finalmente del riconoscimento nei suoi confronti.
Quante volte non riconosciamo chi ci ama e lo usiamo per il nostro piacere incapaci di essere riconoscenti per quel dono gratuito e quante volte noi stessi amiamo, ma non troviamo riconoscimento al nostro amore al nostro desiderio di pienezza e di realizzazione, quando anche un semplice gesto da parte dell’amata fa cambiare la nostra vita e dà senso e direzione alla nostra esistenza e alle nostre giornate.
Tecnicamente il film è stato girato con gusto da un regista di lungo corso, che si confronta qui con un classico della letteratura, potendo contare sulla sceneggiatura di Jean-Claude Carrière e sulla presenza attoriale di Irène Jacob e Christopher Thompson, che pur impersonando personaggi con una certa differenza d’età, sono in realtà coetanei, e all’epoca del film (2002) poco più che trentenni.
Belle le ambientazioni viennesi e la voce narrante di Irène Jacob che accompagna con la sua dolcezza tutti gli eventi.
Il film è una produzione per la tv francese e risente dei limiti produttivi legati a questo tipo dì realizzazioni.
Voto: 7
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