Solo: A Star Wars Story – Stati Uniti 2018 – di Ron Howard
Fantascienza/Avventura/Azione – 135′
Scritto da Enrico Cehovin (fonte immagine: it.ign.com)
“Il cinema è poesia, le serie tv industria.”
Così si è espresso pochi giorni fa Thierry Frémaux, il direttore del festival di Cannes, in merito alla questione serie tv al festival.
Eppure Solo: A Star Wars Story, presentato ieri proprio al Festival di Cannes, sembra dimostrare l’esatto contrario.
Il nuovo capitolo di Star Wars dedicato alle avventura del giovane Han Solo è sotto ogni punto di vista prodotto televisivo nella peggior connotazione possibile del termine. Recitazione pessima, sonoro balordo, fotografia piatta in cui si fatica a distinguere i volti dallo sfondo sono tutti elementi che contribuiscono a rendere Solo il peggior Star Wars di sempre per netto distacco, quel prodotto industriale totalmente privo di scopo, forza motrice e fantasia.
Il personaggio di Han Solo, il celeberrimo capitano ribelle interpretato originariamente da Harrison Ford che non ha certo bisogno di presentazioni, in questo spin-off a lui dedicato ha una caratterizzazione totalmente sbagliata e non in linea con il personaggio originale, a cui si aggiunge il miscasting clamoroso di Alden Ehrenreich totalmente fuori parte. Di certo non aiuta che ad accompagnarlo ci sia Emilia Clarke, che riesce nell’ingrato compito di essere meno espressiva di Chewbecca.
Solo è un film vuoto, senza sentimento, senza cuore. Non c’è un personaggio che sia uno che abbia un’anima: sono tutti involucri vacui che gli attori si limitano a indossare e muovere meccanicamente, anche attori rodati come Woody Harrelson e Paul Bettany da cui è impossibile pretendere un vero contributo artistico quando in scrittura del personaggio non c’è nulla a cui appigliarsi se non alla banalità.
Le azioni si susseguono senza interesse, senza un qualcosa a cui aggrapparsi: né un elemento di trama, né un comparto tecnico che sia uno da cui trarre qualcosa.
E pensare che la A Star Wars Story, la serie antologica che si inframezza come uscite alla nuova trilogia ma che dalle tre trilogie canoniche è in qualche modo slegata, focalizzata sul raccontate da diversi punti le origini del mito, era stata trionfalmente inaugurata dal Rogue One di Gereth Edwards, confermandone il talento. Solo invece non fa altro che ribadire, ancora una volta dopo Inferno, l’incapacità registica di Ron Howard. Solo, a differenza di Rogue One, è una storia delle origini che non aveva niente da dire e non aveva quindi alcun senso raccontarla, figuriamoci per raccontarla male.
Fare di peggio in un universo così ben consolidato era davvero impossibile.
Voto: 3
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